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TAEG errato: nullità del contratto e ricalcolo

Un consumatore ha contestato un contratto di finanziamento a causa di un TAEG errato, risultato superiore a quello dichiarato. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, dichiarando la nullità della clausola sugli interessi. È stato quindi confermato il ricalcolo del finanziamento al tasso sostitutivo previsto dalla legge (tasso BOT), in virtù delle norme sulla trasparenza bancaria, rigettando integralmente l’appello dell’istituto di credito.

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Pubblicato il 29 aprile 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

TAEG Errato nel Finanziamento: Cosa Succede? Analisi di una Sentenza

L’indicazione di un TAEG errato in un contratto di finanziamento rappresenta una violazione degli obblighi di trasparenza bancaria con conseguenze molto significative. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Lecce ha confermato un principio fondamentale a tutela dei consumatori: se il Tasso Annuale Effettivo Globale (TAEG) realmente applicato è superiore a quello dichiarato, la clausola relativa agli interessi è nulla e il piano di ammortamento deve essere interamente ricalcolato a un tasso più favorevole per il cliente. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: un Contratto Contestato

Un consumatore stipulava un contratto di finanziamento per un importo di 23.000 euro, da rimborsare in 120 rate mensili. Nel contratto era indicato un TAEG dell’8,61%. Tuttavia, il cliente, dopo aver fatto analizzare il contratto da un perito, si rendeva conto che la rata mensile richiesta (€ 283,09) non corrispondeva al tasso dichiarato, ma a un TAEG effettivo superiore (8,652%).

Decideva quindi di agire in giudizio contro l’istituto finanziario, chiedendo di accertare la nullità del contratto per la divergenza tra il TAEG pattuito e quello applicato e, di conseguenza, di ricalcolare il debito applicando il tasso sostitutivo previsto dalla legge, con la restituzione delle somme pagate in eccesso.

Il Tribunale di primo grado, dopo una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglieva la domanda del consumatore, dichiarava la nullità della clausola interessi e rideterminava la rata del finanziamento applicando il tasso BOT, molto più basso.

L’istituto finanziario proponeva appello, sostenendo che la domanda iniziale fosse generica e che il giudice avesse operato una modifica non consentita della richiesta del cliente (mutatio libelli). Inoltre, contestava la metodologia di calcolo del CTU.

La Decisione della Corte d’Appello: il TAEG Errato Invalida la Clausola

La Corte d’Appello di Lecce ha rigettato completamente l’appello dell’istituto finanziario, confermando in toto la sentenza di primo grado. I giudici hanno stabilito che l’indicazione non veritiera del TAEG costituisce una grave violazione dei doveri di trasparenza, poiché impedisce al cliente di compiere una scelta consapevole sulla convenienza economica dell’operazione.

La Corte ha ribadito che il TAEG non è un semplice tasso, ma un indicatore sintetico del costo totale del credito, pensato proprio per permettere al consumatore di comprendere l’effettivo onere del finanziamento. Una sua indicazione errata, anche se di lieve entità, rende nulla la relativa clausola contrattuale.

Di conseguenza, è stata confermata l’applicazione dell’articolo 117 del Testo Unico Bancario (TUB), che prevede la sostituzione del tasso nullo con il tasso minimo dei Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) emessi nei dodici mesi precedenti la stipula del contratto. La rata del finanziamento è stata quindi ricalcolata, passando dai 283,09 euro originari a 222,90 euro, con il conseguente diritto del cliente a vedersi compensate le maggiori somme versate.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione su due pilastri fondamentali. In primo luogo, ha respinto l’eccezione di nullità dell’atto introduttivo sollevata dalla banca. I giudici hanno osservato che la domanda del consumatore era sufficientemente chiara, avendo individuato sia l’oggetto della contestazione (il contratto di finanziamento) sia i fatti a suo fondamento (la discrepanza del TAEG). La prova della chiarezza, secondo la Corte, risiedeva nel fatto che la banca era stata in grado di difendersi punto per punto, dimostrando di aver compreso pienamente le doglianze.

In secondo luogo, e sul punto centrale della questione, la Corte ha sottolineato la funzione essenziale del TAEG come strumento di trasparenza imposto dalla normativa europea e nazionale. L’indicazione di un TAEG inferiore a quello reale priva il cliente della possibilità di valutare correttamente il costo complessivo dell’operazione. Questa non conformità determina la nullità della clausola sugli interessi. La Corte ha quindi validato l’operato del CTU, che aveva correttamente calcolato il TAEG effettivo partendo dalla rata concretamente applicata, svelando così la discrepanza con quanto dichiarato nel contratto. La sostituzione del tasso con quello legale (BOT) è stata ritenuta la sanzione corretta per ripristinare l’equilibrio contrattuale a favore della parte debole, il consumatore.

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale a tutela dei consumatori: la trasparenza nei contratti di finanziamento non è una mera formalità. Un TAEG errato, anche se per pochi decimali, può portare alla nullità della clausola sugli interessi e al ricalcolo dell’intero finanziamento a condizioni molto più vantaggiose per il cliente. Per i consumatori, ciò significa che è fondamentale verificare sempre con attenzione la corrispondenza tra i dati dichiarati nel contratto e quelli effettivamente applicati, non esitando a rivolgersi a un esperto in caso di dubbi. Per gli istituti di credito, questa decisione è un monito a garantire la massima correttezza e precisione nelle informazioni fornite, poiché le conseguenze di una violazione degli obblighi di trasparenza possono essere economicamente molto onerose.

Cosa succede se il TAEG indicato nel contratto di finanziamento è diverso da quello effettivamente applicato?
Secondo la sentenza, la clausola relativa agli interessi è nulla. Questo perché un’indicazione errata del TAEG, che è il principale indicatore del costo del credito, impedisce al consumatore di valutare correttamente la convenienza dell’operazione, violando i principi di trasparenza.

Se la clausola degli interessi è nulla per un TAEG errato, quale tasso si applica al finanziamento?
La corte ha stabilito che, in conformità all’art. 117, comma 7, del Testo Unico Bancario (TUB), il tasso di interesse contrattuale viene sostituito con il tasso minimo dei Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) dei dodici mesi precedenti la stipula del contratto. Di conseguenza, l’importo della rata viene ricalcolato sulla base di questo tasso più favorevole.

La banca può difendersi sostenendo che la richiesta del cliente era troppo generica?
No. La Corte ha ritenuto che la richiesta del cliente fosse sufficientemente chiara, poiché individuava l’oggetto della domanda (il contratto di finanziamento) e i fatti a suo fondamento (la discrepanza del TAEG). Il fatto che la banca sia stata in grado di difendersi dettagliatamente dimostra che la domanda non era generica o nulla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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