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Subentro commissario straordinario: la Cassazione chiarisce

Una società cooperativa ha continuato a fornire servizi a un ente religioso dopo l’ammissione di quest’ultimo all’amministrazione straordinaria. La cooperativa ha richiesto il pagamento in prededuzione di tutti i suoi crediti, inclusi quelli sorti prima della procedura. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che senza un’esplicita dichiarazione di subentro del commissario straordinario, i crediti anteriori alla procedura non acquisiscono lo status di prededucibilità. La mera prosecuzione del rapporto contrattuale non è sufficiente a configurare un subentro.

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Subentro del Commissario Straordinario: La Sola Prosecuzione del Contratto Non Basta

Quando un’azienda entra in amministrazione straordinaria, i suoi fornitori si trovano spesso in una situazione delicata. Cosa succede ai contratti in corso? E, soprattutto, i crediti maturati verranno pagati? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il subentro del commissario straordinario nei contratti pendenti. La decisione chiarisce che la semplice continuazione della fornitura di servizi non è sufficiente a garantire il pagamento privilegiato (in prededuzione) dei crediti sorti prima dell’apertura della procedura.

I Fatti del Caso

Una cooperativa sociale forniva servizi di assistenza infermieristica e socio-sanitaria a una congregazione religiosa sulla base di contratti stipulati nel 2010 e nel 2013. Successivamente, la congregazione veniva ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria.

La cooperativa, che aveva continuato a erogare le sue prestazioni anche dopo l’apertura della procedura, chiedeva che il suo credito totale venisse ammesso al passivo in prededuzione. Il Tribunale, tuttavia, accoglieva solo parzialmente la richiesta, riconoscendo la prededuzione unicamente per le prestazioni eseguite dopo la data di apertura della procedura concorsuale. Per i crediti anteriori, invece, veniva negato tale privilegio, in quanto il comportamento del Commissario Straordinario – che aveva chiesto una breve proroga del contratto – non era stato interpretato come una volontà di subentro, ma piuttosto come un atto preparatorio allo scioglimento del rapporto.

La cooperativa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la prosecuzione del contratto e le richieste di proroga costituissero una chiara manifestazione della volontà di subentro.

La Normativa sul Subentro del Commissario Straordinario

La disciplina di riferimento è contenuta nel D.Lgs. 270/1999, in particolare negli articoli 50 e 51. Questa normativa stabilisce che, alla data di apertura dell’amministrazione straordinaria, i contratti pendenti continuano ad avere esecuzione. Tuttavia, il commissario ha la facoltà di sciogliersi da tali contratti.

La legge chiarisce che né l’esecuzione del contratto né la richiesta di esecuzione da parte del commissario comportano un subentro automatico. Fino a quando non vi è un'”espressa dichiarazione di subentro”, il commissario conserva la facoltà di scioglimento e il fornitore non acquisisce i diritti (come la prededuzione per i crediti pregressi) tipici del subentro.

La Decisione della Corte: un’analisi approfondita

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della cooperativa inammissibile, confermando la linea interpretativa del Tribunale. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: nell’amministrazione straordinaria, la prosecuzione di un contratto pendente dopo l’apertura della procedura è la regola, ma non equivale a un subentro del commissario straordinario.

Il subentro è una scelta discrezionale dell’organo della procedura che deve manifestarsi in modo esplicito o, quantomeno, inequivocabile. Serve una chiara volontà di fare proprio l’intero rapporto contrattuale, comprese le obbligazioni sorte in precedenza.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la richiesta di una breve proroga contrattuale non può essere interpretata come una volontà di subentro. Anzi, nel caso specifico, il giudice di merito l’aveva correttamente letta come una mossa tattica per gestire la transizione, in vista di un futuro scioglimento. La valutazione del comportamento del commissario è un accertamento di fatto che, se logicamente motivato, non può essere riesaminato in sede di legittimità.

La Cassazione ha sottolineato che, senza un’espressa dichiarazione di subentro, i crediti maturati prima dell’apertura della procedura rimangono crediti concorsuali semplici (chirografari). Solo i crediti sorti per le prestazioni eseguite dopo l’apertura della procedura, essendo funzionali alla continuazione dell’attività d’impresa, possono essere considerati prededucibili.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per tutte le imprese che hanno rapporti commerciali con aziende in crisi. Per tutelare i propri crediti pregressi, non è sufficiente continuare a fornire i propri servizi o beni. È indispensabile ottenere dal commissario straordinario una dichiarazione esplicita e formale di subentro nel contratto. In assenza di tale atto, il rischio è che i crediti maturati prima della procedura vengano pagati solo in piccola parte e dopo molto tempo, seguendo le sorti di tutti gli altri creditori non privilegiati.

La semplice prosecuzione di un contratto dopo l’apertura dell’amministrazione straordinaria implica il subentro del Commissario?
No. La legge stabilisce che la prosecuzione del contratto è la regola, ma non comporta un subentro automatico. Per il subentro è necessaria una manifestazione di volontà esplicita o non equivoca da parte del Commissario.

Come vengono trattati i crediti maturati prima dell’apertura della procedura se il Commissario non subentra nel contratto?
Senza un subentro formale, i crediti maturati prima dell’apertura della procedura non diventano prededucibili. Essi mantengono la loro natura di crediti concorsuali e vengono pagati secondo le regole generali del concorso tra creditori, dopo quelli prededucibili.

Cosa serve per dimostrare la volontà di subentro del Commissario in un contratto pendente?
È necessaria un’espressa dichiarazione di subentro o una manifestazione di volontà diretta in modo non equivoco a profittare dell’intero programma negoziale già esistente. Una semplice richiesta di proroga a breve termine, secondo la Corte, non è sufficiente e può essere interpretata come un atto finalizzato allo scioglimento del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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