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Stabilizzazione precariato: la data del contratto è decisiva

Un gruppo di dipendenti a tempo determinato ha richiesto la conversione del proprio rapporto di lavoro in indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che per la stabilizzazione del precariato, ai sensi della normativa speciale esaminata, è fondamentale la data di stipula del contratto. La legge si applica solo ai contratti già in essere alla sua entrata in vigore, risultando irrilevante che la procedura di selezione fosse iniziata in data anteriore.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Stabilizzazione del precariato: quando il diritto non sussiste

Nel contesto del pubblico impiego, la stabilizzazione del precariato rappresenta un’eccezione alla regola del concorso pubblico, mirata a dare stabilità a lavoratori assunti con contratti a termine. Tuttavia, le norme che la disciplinano sono soggette a un’interpretazione rigorosa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per accedere alla stabilizzazione, il rapporto di lavoro deve essere già in essere al momento dell’entrata in vigore della legge, indipendentemente da quando sia iniziata la procedura di selezione.

I fatti del caso

Un gruppo di dipendenti era stato assunto a tempo determinato da un Comune siciliano il 21 dicembre 2002. L’assunzione era avvenuta all’esito di una selezione pubblica indetta per gestire le pratiche relative a un evento sismico verificatosi nel 1990. I lavoratori avevano successivamente richiesto in giudizio il riconoscimento del loro diritto alla stabilizzazione, invocando l’articolo 20 della legge n. 448 del 2001, entrata in vigore il 1° gennaio 2002.
Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda, sostenendo che la legge si applicasse esclusivamente ai rapporti di lavoro già “instaurati” alla data della sua entrata in vigore. Poiché i contratti dei ricorrenti erano stati firmati quasi un anno dopo, essi non rientravano nel perimetro della norma. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione della stabilizzazione del precariato e il criterio temporale

Il fulcro della controversia risiedeva nell’interpretazione del termine “instaurati” utilizzato dal legislatore. I ricorrenti sostenevano che la norma dovesse essere interpretata in modo più ampio, tenendo conto del fatto che la delibera comunale per procedere alle assunzioni e l’avvio della procedura selettiva erano antecedenti all’entrata in vigore della legge.

L’interpretazione letterale della norma

La Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha optato per un’interpretazione strettamente letterale. La locuzione “rapporti di lavoro… instaurati” indica in modo inequivocabile che il legislatore intendeva sanare situazioni di precariato già esistenti e cristallizzate a una data certa (il 1° gennaio 2002). L’eventuale proroga dei contratti, prevista dal secondo comma della stessa norma, rafforza questa lettura, poiché si può prorogare solo un rapporto già in essere.

La deroga al concorso pubblico e l’interpretazione restrittiva

I giudici hanno sottolineato che le norme sulla stabilizzazione costituiscono una deroga al principio costituzionale dell’accesso al pubblico impiego mediante concorso (art. 97 Cost.). In quanto tali, esse non possono essere interpretate in modo estensivo o analogico. La loro ratio è quella di sanare situazioni pregresse di precariato, non di creare canali di reclutamento alternativi e permanenti. Consentire la stabilizzazione per contratti stipulati dopo l’entrata in vigore della legge significherebbe attribuire alle amministrazioni il potere discrezionale di individuare a posteriori i beneficiari della norma, violando i principi di imparzialità e trasparenza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, basando la propria decisione su argomenti chiari e consolidati. In primo luogo, l’esegesi letterale della norma non lascia spazio a dubbi: il presupposto per la stabilizzazione è un rapporto di lavoro già esistente alla data del 1° gennaio 2002. La circostanza che la procedura selettiva fosse iniziata prima è irrilevante, poiché il diritto all’assunzione si concretizza solo con la stipula del contratto.

In secondo luogo, la natura eccezionale delle leggi di stabilizzazione impone un’interpretazione restrittiva. L’obiettivo è risolvere specifiche e delimitate situazioni di precariato, non aprire a future assunzioni in deroga alle regole ordinarie. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza, secondo cui la platea dei destinatari di tali misure deve essere “cristallizzata” alle date previste dalla legge, senza alcuna possibilità di estensione.

Infine, la Corte ha escluso la necessità di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE, poiché nel caso di specie non si discuteva di un abuso nella reiterazione di contratti a termine, unico ambito di applicazione della direttiva 1999/70 CE.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio cruciale in materia di pubblico impiego: per poter beneficiare della stabilizzazione del precariato, il requisito temporale è inderogabile e deve essere interpretato in modo rigoroso. La data che conta è quella della stipulazione del contratto di lavoro, non quella di avvio delle procedure di selezione. Questa decisione riafferma la centralità del concorso pubblico come modalità ordinaria di accesso al lavoro nella Pubblica Amministrazione e circoscrive la portata delle norme di stabilizzazione al loro scopo originario: sanare, in via eccezionale, situazioni di precariato già consolidate e definite nel tempo.

Per la stabilizzazione del precariato, conta la data di inizio della selezione o quella di firma del contratto?
Conta esclusivamente la data in cui il contratto di lavoro è stato stipulato. La legge si applica solo ai rapporti di lavoro già “instaurati” alla sua entrata in vigore, rendendo irrilevante la data di inizio della procedura selettiva.

Perché le leggi sulla stabilizzazione del precariato devono essere interpretate in modo restrittivo?
Perché rappresentano una deroga al principio costituzionale secondo cui l’accesso al pubblico impiego avviene tramite concorso pubblico. Un’interpretazione estensiva violerebbe i principi di imparzialità e trasparenza, permettendo alle amministrazioni di scegliere i beneficiari in modo discrezionale.

Il diritto alla stabilizzazione sussiste se la decisione di assumere è precedente alla legge, ma il contratto è firmato dopo?
No, non sussiste. La sola determinazione dell’ente di avviare una selezione per personale a termine non è sufficiente a integrare il presupposto richiesto dalla norma. Ciò che rileva è l’effettiva esistenza di un rapporto di lavoro alla data di entrata in vigore della legge di stabilizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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