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Stabilizzazione precari: l’assunzione non cancella i danni

Un lavoratore con multipli contratti a termine ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per i danni subiti. Nonostante sia stato assunto a tempo indeterminato durante il processo, la Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al risarcimento per l’abuso passato non viene automaticamente meno. La Corte ha precisato che la stabilizzazione precari è un rimedio valido solo se è una conseguenza diretta di misure volte a superare la precarietà, e non il risultato di un concorso generico. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Stabilizzazione Precari: L’Assunzione Definitiva Cancella il Diritto al Risarcimento? La Cassazione Fa Chiarezza

Il tema del precariato nella Pubblica Amministrazione è da anni al centro di dibattiti e interventi normativi. Una delle questioni più delicate riguarda le tutele per i lavoratori che hanno subito un’illegittima reiterazione di contratti a termine. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 27500/2024, offre un chiarimento fondamentale: la successiva stabilizzazione precari non cancella automaticamente il diritto del lavoratore a ottenere un risarcimento per il danno subito in passato. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dalla Precarietà alla Causa Legale

Un lavoratore aveva prestato servizio per un’Azienda Sanitaria Locale attraverso una serie di contratti a tempo determinato a partire dal 2005. Ritenendo illegittima tale lunga precarietà, si era rivolto al Tribunale per chiedere la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato e, in subordine, il risarcimento del danno per l’abuso subito.

Il Tribunale di primo grado, pur negando la stabilizzazione, aveva riconosciuto l’illegittimità della successione dei contratti e condannato l’Azienda a pagare un’indennità risarcitoria. La Corte d’Appello, però, aveva ribaltato questa decisione. Nel corso del giudizio d’appello, infatti, il lavoratore era stato assunto a tempo indeterminato dalla stessa Azienda a seguito di un concorso. Secondo i giudici di secondo grado, questa assunzione definitiva aveva di fatto ‘sanato’ il danno precedente, rendendo non più dovuto il risarcimento.

La Questione Giuridica: Una Stabilizzazione Precari Annulla il Danno Pregresso?

La questione giunta all’esame della Corte di Cassazione era quindi cruciale: un evento favorevole successivo, come l’assunzione a tempo indeterminato, può eliminare le conseguenze dannose di un comportamento illecito passato del datore di lavoro? Per la Corte d’Appello, la risposta era affermativa. Il lavoratore, ottenendo il ‘bene della vita’ a cui aspirava (il posto fisso), non avrebbe più avuto titolo per lamentare un danno. Di parere opposto il lavoratore, che ha sostenuto come il risarcimento fosse dovuto per il periodo di illegittima precarietà già sofferto, a prescindere da quanto accaduto dopo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello. I giudici hanno ribadito un principio consolidato, in linea con la giurisprudenza nazionale ed europea: la successiva stabilizzazione del lavoratore può costituire una misura sanzionatoria idonea a riparare il danno, ma solo a determinate e stringenti condizioni.

Non è sufficiente che il lavoratore venga assunto. È necessario verificare la natura e le modalità di tale assunzione. In particolare, la stabilizzazione elide il diritto al risarcimento solo se:

1. Avviene nei ruoli dello stesso Ente che ha commesso l’abuso.
2. Si pone in un rapporto di diretta derivazione causale con l’abuso stesso. Ciò significa che l’assunzione deve essere l’esito di misure specificamente volte a superare il precariato, che offrano una ragionevole certezza di stabilizzazione ex ante, e non il semplice risultato di un concorso pubblico ordinario, aperto a tutti, al quale il lavoratore ha partecipato e che ha vinto come un qualsiasi altro candidato.

La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, ha errato perché ha affermato ‘apoditticamente’ che l’assunzione avesse eliminato il danno, senza compiere alcuna verifica sul tipo di procedura che aveva portato alla stabilizzazione. Il giudice di merito avrebbe dovuto accertare se quella assunzione fosse la conclusione di un percorso specifico di superamento del precariato oppure un evento del tutto slegato e indipendente dalla pregressa situazione di illegittimità.

Le Conclusioni

La decisione in commento rafforza la tutela dei lavoratori precari del settore pubblico. Il principio affermato è chiaro: ottenere un contratto a tempo indeterminato non è un colpo di spugna che cancella anni di illegittima precarietà. Il risarcimento per il danno subito a causa della violazione delle norme sui contratti a termine rimane un diritto del lavoratore, a meno che l’Amministrazione non dimostri che la successiva assunzione è stata una misura specifica e diretta a porre rimedio proprio a quell’abuso.

La Corte ha quindi rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio, verificando nel concreto se la procedura di assunzione del lavoratore avesse i caratteri di una misura riparatoria o fosse, invece, un evento indipendente che non incide sul diritto al risarcimento per il passato.

Un lavoratore pubblico che subisce un abuso di contratti a termine perde il diritto al risarcimento se viene poi assunto a tempo indeterminato?
No, non necessariamente. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assunzione a tempo indeterminato non cancella automaticamente il diritto al risarcimento per il danno pregresso causato dall’abuso.

A quali condizioni l’assunzione a tempo indeterminato può essere considerata una misura riparatoria che esclude il risarcimento?
L’assunzione è considerata una misura riparatoria idonea solo se soddisfa due condizioni: 1) deve avvenire presso lo stesso ente che ha commesso l’abuso; 2) deve porsi in un rapporto di diretta derivazione causale con l’abuso stesso, essendo l’esito di procedure specificamente mirate a superare il precariato e non di un generico concorso aperto a tutti.

Cosa ha sbagliato la Corte d’Appello in questo caso?
La Corte d’Appello ha affermato che la stabilizzazione aveva eliminato le conseguenze dannose dell’illecito senza verificare se tale assunzione fosse avvenuta nel rispetto dei presupposti richiesti dalla giurisprudenza, ovvero se fosse una diretta conseguenza delle misure per sanare il precariato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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