LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Spese urgenti condominio: no rimborso con ordine del giudice

La Corte di Cassazione ha negato il diritto al rimborso per le spese urgenti in condominio sostenute da alcuni proprietari. La decisione si fonda sul fatto che esisteva già un’ordinanza del giudice che obbligava il condominio a eseguire i lavori. Secondo la Corte, la presenza di un provvedimento giudiziario esecutivo esclude il carattere di urgenza che giustificherebbe l’intervento del singolo, il quale avrebbe dovuto invece attivare gli strumenti per l’esecuzione forzata dell’ordine.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Spese urgenti condominio: il rimborso è escluso se c’è un ordine del giudice

Quando un condomino può anticipare di tasca propria i costi per lavori sulle parti comuni e chiedere il rimborso? La questione delle spese urgenti condominio è da sempre fonte di contenziosi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fissato un paletto molto importante: se esiste già un provvedimento del giudice che ordina al condominio di eseguire i lavori, il singolo proprietario che agisce di sua iniziativa perde il diritto al rimborso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta di rimborso avanzata da alcuni condomini nei confronti degli altri proprietari e del condominio stesso. I ricorrenti avevano sostenuto una spesa di oltre 60.000 euro per lavori urgenti sulla copertura e sul sistema di smaltimento delle acque piovane dell’edificio, gravemente deteriorati. La loro richiesta, basata sull’art. 1134 del codice civile, era stata respinta sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello. I giudici di merito avevano negato il carattere di “urgenza” della spesa per due ragioni principali: in primo luogo, i problemi di infiltrazione erano noti da almeno tre anni, facendo venir meno il requisito dell’imprevedibilità e indifferibilità. In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, i condomini avevano già ottenuto in passato un’ordinanza giudiziaria che obbligava il condominio a eseguire esattamente quegli interventi.

Le condizioni per il rimborso delle spese urgenti condominio

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire la rigorosa interpretazione del concetto di “urgenza” in ambito condominiale. L’art. 1134 c.c. subordina il diritto al rimborso del condomino che ha agito senza autorizzazione dell’amministratore o dell’assemblea al presupposto stringente dell’urgenza.

Questo requisito si concretizza quando i lavori sono indispensabili per evitare un possibile e imminente danno a sé, a terzi o alla cosa comune, e devono essere eseguiti senza ritardo, senza neppure la possibilità di avvertire tempestivamente l’amministratore o gli altri condomini. La giurisprudenza ha costantemente affermato che la semplice trascuratezza degli altri proprietari non è sufficiente. Quando l’assemblea è inerte, il rimedio previsto dalla legge non è l’iniziativa individuale, ma il ricorso all’autorità giudiziaria.

Le Motivazioni della Decisione

La vera novità dell’ordinanza risiede nel principio di diritto enunciato dalla Corte. I giudici hanno stabilito che il diritto al rimborso viene meno qualora la spesa di conservazione sia stata precedentemente ordinata dal giudice con un provvedimento d’urgenza. I ricorrenti, infatti, non erano privi di tutela: avevano a loro disposizione un titolo esecutivo, l’ordinanza cautelare, che potevano mettere in esecuzione ai sensi dell’art. 669-duodecies c.p.c. per ottenere il medesimo risultato pratico, ossia il ripristino delle parti comuni.

L’esistenza di questo strumento legale alternativo e specifico ha fatto venir meno la necessità dell’intervento diretto e autonomo. Agendo per conto proprio invece di far rispettare l’ordine del giudice, i condomini hanno intrapreso un’iniziativa gestoria “inutile”, che non può dar luogo al rimborso. La Corte ha chiarito che la finalità della norma è quella di evitare interferenze dei singoli nella gestione del bene comune, consentendole solo in situazioni eccezionali e non altrimenti risolvibili.

Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha enunciato il seguente principio: “il condomino che, in mancanza di autorizzazione dell’amministratore o dell’assemblea, abbia anticipato le spese di conservazione della cosa comune, ha diritto al rimborso purché ne dimostri, ex art. 1134 c.c., l’urgenza […]. Nella fattispecie in esame, pertanto, non è dovuto alcun rimborso al condomino ove la spesa di conservazione sia stata precedentemente ordinata dal giudice, con provvedimento d’urgenza, soggetto ad attuazione ai sensi dell’art. 669 duodecies c.p.c.”.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i condomini. Prima di anticipare somme ingenti per lavori sulle parti comuni, è fondamentale verificare se esistono altre vie legali percorribili. Se si è già ottenuto un ordine del giudice, la strada maestra è quella dell’esecuzione forzata di tale provvedimento, non l’azione individuale. L’iniziativa personale resta confinata a quei rari casi di pericolo imminente e assoluta impossibilità di attendere l’intervento degli organi condominiali o giudiziari.

Quando una spesa sostenuta dal singolo condomino è considerata ‘urgente’ e quindi rimborsabile?
Una spesa è considerata urgente, ai sensi dell’art. 1134 c.c., solo quando i lavori sono necessari per evitare un danno imminente e devono essere eseguiti senza ritardo, al punto da non poter avvertire tempestivamente l’amministratore o gli altri condomini. La semplice trascuratezza degli altri non è sufficiente.

Un condomino può essere rimborsato per lavori urgenti se un giudice aveva già ordinato al condominio di eseguirli?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se esiste un provvedimento d’urgenza del giudice che ordina al condominio di effettuare i lavori, il singolo condomino non ha diritto al rimborso se agisce di propria iniziativa. In questo caso, deve attivare gli strumenti per l’esecuzione forzata dell’ordine giudiziario.

Cosa deve fare un condomino se l’assemblea non delibera su lavori urgenti e necessari?
Se l’assemblea non provvede, il rimedio corretto previsto dalla legge non è l’esecuzione diretta dei lavori da parte del singolo, ma il ricorso all’autorità giudiziaria, come previsto dall’art. 1105 c.c., per ottenere un provvedimento che obblighi il condominio ad agire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati