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Spese condominiali: delibera nulla senza unanimità

Una condomina impugna una delibera per l’illegittima ripartizione delle spese condominiali. La Corte d’Appello le dà ragione, dichiarando nulla la delibera approvata a maggioranza perché la modifica dei criteri legali richiede un accordo unanime, non essendo sufficiente un regolamento non contrattuale o un’accettazione per fatti concludenti.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Spese condominiali: delibera nulla senza l’unanimità di tutti i condomini

La gestione delle spese condominiali rappresenta una delle fonti più comuni di contenzioso all’interno dei condomini. La legge stabilisce criteri precisi per la loro ripartizione, ma è possibile derogarvi? E a quali condizioni? Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze chiarisce un punto fondamentale: qualsiasi modifica ai criteri legali di divisione delle spese deve essere approvata all’unanimità, altrimenti la delibera è da considerarsi nulla. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso

Una condomina, dopo la separazione dal marito e l’assegnazione della casa familiare, si accorgeva di pagare spese condominiali eccessive. Verificando i criteri di ripartizione, scopriva che questi non seguivano le disposizioni di legge, ma criteri arbitrari stabiliti dall’amministratore. Decideva quindi di impugnare la delibera assembleare che aveva approvato il bilancio preventivo, contestando specificamente le modalità di suddivisione dei costi per ascensore, pozzi neri, utenza elettrica comune e giardino.

La sua tesi era semplice: in assenza di un regolamento condominiale di natura contrattuale (cioè approvato da tutti i proprietari) a lei opponibile, l’assemblea non poteva, con una decisione a maggioranza, modificare i criteri stabiliti dal Codice Civile.

La Decisione di Primo Grado e i Motivi d’Appello

Inizialmente, il Tribunale aveva respinto la domanda della condomina. Il giudice di primo grado aveva ritenuto che esistesse un regolamento che legittimava i criteri adottati e che, per alcune voci di spesa, la condomina non avesse interesse ad agire, poiché l’applicazione dei criteri legali sarebbe stata per lei addirittura più svantaggiosa. Inoltre, il Tribunale aveva dato peso al fatto che in passato la condomina (o suo marito prima della separazione) avesse approvato bilanci con gli stessi criteri, interpretando tale comportamento come un’accettazione tacita (facta concludentia).

La condomina ha presentato appello, ribadendo che il regolamento prodotto dal condominio non le era mai stato notificato, né era richiamato nel suo atto di acquisto, e quindi non poteva essere vincolante per lei. Ha insistito sul fatto che solo un accordo unanime avrebbe potuto derogare alla legge.

Le Motivazioni della Corte sulla Ripartizione delle Spese Condominiali

La Corte di Appello ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo parzialmente l’appello della condomina. I giudici hanno chiarito principi fondamentali in materia di ripartizione delle spese condominiali.

Regolamento Contrattuale vs. Regolamento Assembleare

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra regolamento contrattuale e regolamento assembleare. L’art. 1123 del Codice Civile stabilisce che le spese sono ripartite in base al valore della proprietà di ciascuno (millesimi), a meno che non vi sia una “diversa convenzione”.

La Corte ha specificato che questa “diversa convenzione” può essere solo un regolamento di natura contrattuale, approvato all’unanimità, oppure una delibera assembleare votata da tutti i condomini. Un regolamento approvato a semplice maggioranza, invece, non può derogare ai criteri legali, in quanto inciderebbe sui diritti individuali dei singoli condomini. Nel caso di specie, il regolamento esistente non era opponibile all’appellante perché non trascritto né menzionato nel suo rogito, e quindi non poteva legittimare la deroga.

L’Insufficienza dei “Fatti Concludenti”

La Corte ha anche smontato la tesi dell’accettazione per fatti concludenti. I giudici hanno affermato che l’aver approvato in passato alcuni bilanci non è sufficiente a dimostrare una volontà consapevole e inequivocabile di accettare una modifica permanente dei criteri di spesa. Per creare una convenzione vincolante in deroga alla legge, è necessaria una manifestazione di volontà espressa, avente valore negoziale. Il semplice voto favorevole a un bilancio, soprattutto per un periodo di tempo limitato, non possiede tale forza.

L’Analisi delle Singole Voci di Spesa

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato nulla la delibera nella parte in cui approvava i criteri di riparto per le voci contestate (ascensore, pozzi neri, Enel, giardino) perché adottati a maggioranza in violazione dei criteri legali. La delibera è stata ritenuta affetta da nullità, vizio che può essere fatto valere in ogni tempo, proprio perché l’assemblea aveva deliberato su una materia sottratta alla sua competenza, modificando i diritti patrimoniali dei singoli condomini.

Le Conclusioni della Corte d’Appello

In conclusione, la sentenza ha parzialmente riformato la decisione di primo grado. Ha dichiarato la nullità della delibera condominiale del 30.11.2017 limitatamente ai criteri di ripartizione delle spese per ascensore, pozzi neri, Enel e giardino. Questo significa che per tali voci, le spese dovranno essere ricalcolate e ripartite secondo i criteri previsti dal Codice Civile. Il condominio è stato inoltre condannato al pagamento integrale delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio, in applicazione del principio della soccombenza. Questa decisione riafferma un principio di garanzia fondamentale per ogni condomino: i diritti individuali non possono essere compressi da decisioni prese a maggioranza quando la legge richiede l’unanimità.

Quando una delibera condominiale sulla ripartizione delle spese è nulla?
Una delibera è nulla quando, approvata a maggioranza, stabilisce o modifica i criteri generali di ripartizione delle spese previsti dalla legge o da una convenzione esistente, invadendo una materia che esula dalle attribuzioni dell’assemblea e incide sui diritti individuali dei condomini.

Un regolamento di condominio approvato a maggioranza può modificare i criteri legali di ripartizione delle spese?
No. Solo un regolamento di natura contrattuale, approvato all’unanimità da tutti i condomini e regolarmente trascritto per essere opponibile ai futuri acquirenti, può stabilire criteri di ripartizione delle spese diversi da quelli previsti dal Codice Civile.

L’aver approvato in passato bilanci con criteri di spesa non conformi alla legge impedisce di contestarli in futuro?
No. Secondo la sentenza, l’approvazione di bilanci passati non costituisce un’accettazione tacita e vincolante (per ‘facta concludentia’) di criteri illegittimi. Per derogare ai criteri legali è necessaria una dichiarazione espressa di accettazione con valore negoziale, non un comportamento concludente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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