LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Spesa sanitaria extra budget: onere della prova

Una struttura sanitaria accreditata ha richiesto il pagamento di prestazioni erogate oltre il tetto di spesa concordato con un’Azienda Sanitaria Locale (ASL). La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25751/2024, ha respinto il ricorso della struttura, stabilendo un principio fondamentale in materia di spesa sanitaria extra budget: l’onere della prova circa la disponibilità di fondi per remunerare tali prestazioni grava interamente sulla struttura sanitaria stessa e non sull’ente pubblico. La Corte ha chiarito che la comunicazione del tetto di spesa da parte dell’ASL equivale a un rifiuto di pagare per prestazioni eccedenti, escludendo così l’applicabilità dell’azione di indebito arricchimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spesa sanitaria extra budget: sulla struttura accreditata l’onere della prova

La gestione dei fondi pubblici nel settore sanitario è un equilibrio delicato tra la garanzia del diritto alla salute e la sostenibilità economica del sistema. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 25751 del 26 settembre 2024, interviene su un tema cruciale: la remunerazione delle prestazioni sanitarie erogate dalle strutture private accreditate oltre i limiti di spesa prefissati, la cosiddetta spesa sanitaria extra budget. La Corte ha stabilito un principio netto: l’onere di dimostrare la disponibilità di fondi per coprire tali prestazioni aggiuntive ricade interamente sulla struttura sanitaria, non sull’ente pubblico.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di pagamento avanzata da un laboratorio di analisi cliniche nei confronti dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di riferimento. Il laboratorio, dopo aver ottenuto un decreto ingiuntivo per un credito residuo relativo a prestazioni fornite nel 2007, si è visto opporre il decreto dall’ASP.

L’ente pubblico sosteneva che le somme non erano dovute in quanto le prestazioni erano state erogate in eccesso rispetto al tetto di spesa annuale (extra budget) e che, in ogni caso, dovevano essere applicati specifici sconti tariffari previsti dalla normativa nazionale. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’ASP, revocando il decreto ingiuntivo e rigettando le pretese del laboratorio. Di conseguenza, la struttura sanitaria ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, un’errata valutazione dei fatti e una violazione delle norme sull’onere della prova.

L’Analisi della Corte: Spesa Sanitaria Extra Budget e Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il ragionamento della Corte si è concentrato su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, ha validato l’applicazione degli sconti tariffari, riconoscendoli come uno strumento legislativo volto a contemperare il diritto alla salute con le limitate disponibilità finanziarie dello Stato. La Corte ha ribadito che tali meccanismi sono cogenti e imperativi.

In secondo luogo, e questo è il cuore della decisione, la Corte ha affrontato la questione della spesa sanitaria extra budget. Ha richiamato un orientamento consolidato secondo cui, quando un’azienda sanitaria comunica a una struttura accreditata il limite di spesa per l’erogazione di prestazioni, manifesta implicitamente la propria contrarietà a sostenere costi superiori. L’eventuale arricchimento che l’ente pubblico ottiene ricevendo prestazioni oltre soglia è, pertanto, considerato “imposto” e non giustifica un’azione per indebito arricchimento (ex art. 2041 c.c.) da parte della struttura.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è chiara: il rispetto dei tetti di spesa è un vincolo ineludibile per la Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, l’onere della prova dell’esistenza di risorse disponibili per remunerare le prestazioni eseguite extra budget spetta alla struttura sanitaria che le ha erogate. Non è l’ente pubblico a dover dimostrare di non avere fondi, ma è il creditore (il laboratorio) a dover provare che esistevano risorse economiche stanziate e disponibili per coprire quelle prestazioni eccedenti.

La Cassazione ha ritenuto che il laboratorio ricorrente non avesse fornito tale prova, limitandosi a contestare genericamente le difese dell’ASP. I giudici hanno sottolineato che il percorso argomentativo della Corte d’Appello non era viziato, avendo correttamente identificato la questione centrale non in un generico mancato pagamento, ma nella specifica applicazione dei tetti di spesa e degli sconti tariffari. La pretesa del laboratorio è stata quindi giudicata infondata perché carente della prova fondamentale richiesta dalla legge: la dimostrazione della copertura finanziaria per le prestazioni extra budget.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 25751/2024 della Corte di Cassazione rafforza un principio di rigore e responsabilità per gli operatori sanitari privati che lavorano in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale. La decisione stabilisce che il rischio finanziario derivante dall’erogazione di prestazioni oltre i budget concordati ricade sulla struttura privata. Quest’ultima non può limitarsi a erogare i servizi e poi chiederne il pagamento, ma deve agire con prudenza, assicurandosi preventivamente che vi sia la necessaria copertura economica. Per gli operatori del settore, questo significa che è essenziale monitorare costantemente il raggiungimento dei tetti di spesa e, in caso di superamento, ottenere garanzie formali dall’ente pubblico sulla disponibilità di fondi aggiuntivi prima di procedere con ulteriori prestazioni.

Chi deve pagare per le prestazioni sanitarie fornite da una struttura accreditata oltre il tetto di spesa (extra budget)?
Secondo la Corte, l’onere finanziario delle prestazioni extra budget non ricade automaticamente sull’Azienda Sanitaria. La struttura accreditata che eroga tali prestazioni può essere remunerata solo se dimostra l’esistenza di fondi disponibili; in caso contrario, il costo rimane a suo carico.

Su chi grava l’onere della prova in caso di richiesta di pagamento per prestazioni sanitarie extra budget?
L’onere della prova grava interamente sulla struttura sanitaria accreditata. È quest’ultima che deve dimostrare in giudizio la disponibilità di risorse economiche da parte dell’ente pubblico per la remunerazione delle prestazioni erogate oltre il limite concordato.

L’Azienda Sanitaria Locale è tenuta a pagare in base al principio di indebito arricchimento se ha comunque ricevuto le prestazioni extra budget?
No. La Corte ha stabilito che quando l’ente sanitario comunica preventivamente i limiti di spesa, manifesta implicitamente la sua contrarietà a sostenere costi superiori. Pertanto, l’arricchimento che consegue dall’esecuzione di prestazioni extra budget è considerato “imposto” e non dà diritto all’azione di ingiustificato arricchimento da parte della struttura sanitaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati