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Sospensione processo civile: quando è illegittima?

In una complessa causa ereditaria, il tribunale aveva sospeso il giudizio in attesa della decisione della Cassazione su una sentenza non definitiva emessa nello stesso procedimento. La Suprema Corte ha annullato tale provvedimento, chiarendo che la sospensione processo civile ai sensi dell’art. 337, co. 2, c.p.c. è illegittima in questo contesto. Tale norma presuppone che la sentenza pregiudicante provenga da un processo diverso, non dallo stesso. La Corte ha quindi ordinato la prosecuzione del giudizio di primo grado per evitare inutili ritardi.

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Sospensione processo civile: la Cassazione fissa i paletti per le sentenze parziali

La corretta gestione dei tempi processuali è un pilastro della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: la sospensione processo civile in pendenza di impugnazione di una sentenza non definitiva. La Suprema Corte ha stabilito un principio netto: non si può sospendere un giudizio ai sensi dell’art. 337, comma 2, c.p.c. se la sentenza impugnata è stata pronunciata all’interno dello stesso procedimento. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da una causa per lo scioglimento di una comunione ereditaria tra fratelli e altri eredi. Durante il giudizio, una delle parti aveva sollevato in via riconvenzionale la questione della validità di una convenzione matrimoniale stipulata anni prima dai defunti genitori. Il Tribunale di primo grado si era pronunciato su questo punto con una sentenza non definitiva, dichiarando la convenzione parzialmente nulla. Questa decisione era stata poi impugnata.

Successivamente, il Tribunale, ritenendo che l’esito del giudizio principale dipendesse dalla decisione definitiva sulla validità di quella convenzione, sospendeva il processo in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione. Contro questa ordinanza di sospensione, uno degli eredi ha proposto ricorso, sostenendo che la sospensione fosse illegittima.

La sospensione del processo civile secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di sospensione e ordinando al Tribunale di proseguire il giudizio. Il cuore della decisione si basa su una distinzione fondamentale tra giudizi diversi e un unico giudizio articolato in più fasi.

Il ricorrente aveva correttamente evidenziato che la sospensione processo civile prevista dall’art. 337, comma 2, c.p.c. si applica quando l’autorità di una sentenza è invocata in un diverso processo. Nel caso di specie, invece, la sentenza sulla convenzione matrimoniale non era un provvedimento esterno, ma una sentenza parziale (o non definitiva) emessa all’interno dello stesso giudizio di divisione ereditaria.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza (con l’ordinanza n. 19945/2019 nello stesso procedimento): il rapporto tra il giudizio di impugnazione di una sentenza parziale e quello che prosegue davanti allo stesso giudice non è un rapporto tra cause diverse. Si tratta, invece, di un unico processo.

Per questa ragione, mancano i presupposti per applicare sia la sospensione per pregiudizialità (art. 295 c.p.c.) sia quella facoltativa (art. 337, comma 2, c.p.c.). Entrambe le norme, infatti, presuppongono la diversità dei processi. L’unica possibilità di sospendere il giudizio in una situazione del genere è quella prevista dall’art. 279, comma 4, c.p.c., ovvero su istanza concorde di tutte le parti. In assenza di tale accordo, il giudice ha il dovere di proseguire il processo per la definizione delle questioni rimanenti. La sentenza definitiva sarà sempre soggetta alle conseguenze di un’eventuale riforma della sentenza parziale impugnata, garantendo così la coerenza del giudicato finale.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza il principio di economia processuale e di ragionevole durata del processo. Viene chiarito che un giudice non può ‘congelare’ un procedimento in attesa dell’esito dell’appello su una sua stessa decisione parziale. Questa prassi, se ammessa, creerebbe ritardi ingiustificati. La decisione impone ai giudici di merito di proseguire nell’istruttoria e nella decisione delle altre domande, anche quando una parte della causa è pendente in grado di impugnazione, salvo che tutte le parti non chiedano congiuntamente di attendere.

Un giudice può sospendere un processo in attesa della decisione sull’appello contro una sua sentenza parziale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione prevista dall’art. 337, co. 2, c.p.c. non è applicabile in questo caso, poiché la sentenza parziale e il resto del giudizio fanno parte di un unico procedimento.

Qual è il presupposto fondamentale per applicare la sospensione del processo ex art. 337, co. 2, c.p.c.?
Il presupposto essenziale è la diversità tra il processo in cui è stata emessa la sentenza pregiudicante (cioè quella la cui autorità viene invocata) e il processo che si intende sospendere. Se la sentenza è interna allo stesso giudizio, la norma non si applica.

Esiste un modo per sospendere il processo in attesa dell’esito dell’impugnazione di una sentenza non definitiva?
Sì, ma solo su richiesta congiunta di tutte le parti del processo, come previsto dall’articolo 279, quarto comma, del codice di procedura civile. Il giudice non può disporla d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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