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Sospensione prescrizione COVID: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione prescrizione COVID, introdotta dalla legislazione emergenziale, deve essere applicata ai termini per la riscossione dei crediti da parte dell’Agenzia delle Entrate. In un caso riguardante l’insinuazione al passivo di una società fallita, la Suprema Corte ha annullato la decisione di un tribunale che aveva dichiarato prescritti i crediti senza considerare il periodo di sospensione. Il principio è rilevabile d’ufficio e sposta in avanti la scadenza dei termini.

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Sospensione Prescrizione COVID: La Cassazione Interviene sui Crediti Fiscali

L’emergenza sanitaria ha introdotto numerose novità legislative, tra cui la sospensione prescrizione COVID per diverse attività, incluse quelle di riscossione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: questa sospensione si applica anche ai termini di prescrizione dei crediti dell’Agente della Riscossione, e i giudici devono tenerne conto anche se non eccepita dalle parti. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Domanda di Ammissione Respinta

La vicenda ha origine dall’opposizione presentata dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione contro il provvedimento di un giudice delegato che aveva respinto la sua domanda di ammissione al passivo di una società fallita. Il Tribunale, confermando la decisione del giudice delegato, aveva ritenuto prescritti i crediti vantati dall’Agenzia. Secondo i giudici di merito, era decorso il termine di prescrizione quinquennale tra la notifica dell’ultimo atto interruttivo e la presentazione dell’istanza di insinuazione, senza considerare alcuna sospensione.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della sospensione prescrizione COVID

L’Agenzia ha impugnato la decisione del Tribunale davanti alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la violazione della disciplina legale sulla sospensione prescrizione COVID. In particolare, ha sostenuto che il Tribunale avrebbe errato a non applicare le disposizioni dell’articolo 68 del D.L. n. 18/2020 (il cosiddetto decreto “Cura Italia”), che ha sospeso i termini relativi alle attività degli enti impositori e degli agenti della riscossione durante il periodo emergenziale. Questa normativa, secondo la ricorrente, avrebbe dovuto interrompere il decorso della prescrizione, rendendo la sua pretesa ancora valida.

La Rilevabilità d’Ufficio della Sospensione

Un punto cruciale del ricorso si basava su un consolidato principio giurisprudenziale: l’esistenza di una causa di sospensione della prescrizione, a differenza dell’eccezione di prescrizione stessa, non è un’eccezione in senso stretto. Di conseguenza, può essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, purché i fatti su cui si fonda risultino già dagli atti di causa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso, ritenendolo fondato. I giudici di legittimità hanno ribadito che la normativa emergenziale, in particolare gli articoli 67 e 68 del D.L. n. 18/2020, letti in combinato con l’articolo 12 del D.lgs. n. 159/2015, ha introdotto una sospensione generalizzata dei termini di prescrizione e decadenza in materia di liquidazione, controllo, accertamento e riscossione. Questa sospensione non si limita a posticipare le singole scadenze che cadono nel periodo indicato, ma provoca uno slittamento in avanti di tutta la decorrenza dei termini per una durata pari a quella della sospensione stessa. Il Tribunale, pertanto, ha commesso un errore di diritto nel calcolare il termine di prescrizione senza tenere conto di questo periodo di “congelamento” imposto dalla legge.

Conclusioni: L’Impatto Pratico della Decisione

L’ordinanza della Cassazione ha un’importante ricaduta pratica. Afferma con chiarezza che la sospensione prescrizione COVID è un istituto di applicazione generale che ha impattato su tutti i procedimenti di riscossione. I giudici hanno il dovere di applicarla anche se le parti non l’hanno espressamente richiesta. La decisione, cassando il decreto impugnato e rinviando la causa al Tribunale di Roma in diversa composizione, obbliga a un nuovo calcolo dei termini che tenga conto del periodo di sospensione. Questo principio rafforza la posizione degli enti creditori, garantendo che i loro diritti non vengano pregiudicati a causa delle difficoltà operative generate dalla pandemia, e fornisce un criterio interpretativo chiaro per tutti i contenziosi pendenti su questioni analoghe.

La sospensione dei termini per l’emergenza COVID-19 si applica anche ai termini di prescrizione dei crediti dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la sospensione prevista dalla normativa emergenziale (in particolare l’art. 68 del D.L. 18/2020) si applica anche ai termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività di riscossione a favore degli enti impositori e degli agenti della riscossione.

È necessario che la parte abbia specificamente richiesto l’applicazione della sospensione dei termini nei gradi di merito precedenti?
No. Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, l’esistenza di una causa di sospensione della prescrizione è rilevabile d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, purché le circostanze di fatto risultino dagli atti già acquisiti.

Qual è l’effetto pratico della sospensione sulla prescrizione?
L’effetto non è solo quello di rimandare le scadenze che cadono nel periodo di sospensione, ma di determinare uno spostamento in avanti dell’intero decorso del termine per un periodo di tempo pari alla durata della sospensione stessa. In pratica, il “cronometro” della prescrizione viene messo in pausa e riprende a correre solo al termine del periodo stabilito dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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