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Sospensione pagamento canone: quando è legittima?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13815/2024, ha chiarito i limiti della sospensione del pagamento del canone di locazione. Nel caso di specie, i conduttori di un locale commerciale avevano interrotto i pagamenti a causa di vizi all’impianto di fumaria. La Corte ha ritenuto tale sospensione illegittima perché non proporzionata alla gravità dell’inadempimento del locatore, che aveva causato solo un’inutilizzabilità parziale e temporanea del bene. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva risolto il contratto per colpa dei conduttori.

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Sospensione Pagamento Canone: la Proporzionalità è la Chiave

La sospensione del pagamento del canone di locazione da parte del conduttore è una facoltà da esercitare con estrema cautela. L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 13815 del 17 maggio 2024 ribadisce un principio fondamentale: l’autotutela è legittima solo se l’inadempimento del locatore è tale da compromettere gravemente e totalmente il godimento del bene. Se i vizi sono solo parziali, la sospensione totale del canone costituisce a sua volta un inadempimento. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Vizi all’Immobile e Canoni non Pagati

Il caso riguarda un contratto di locazione per un immobile ad uso commerciale, destinato ad attività di ristorazione. I conduttori, a un certo punto, decidevano di sospendere il pagamento dei canoni, lamentando la presenza di vizi che, a loro dire, rendevano l’immobile sostanzialmente inutilizzabile. In particolare, i problemi erano legati al malfunzionamento della canna fumaria, confermato anche da un intervento dei Vigili del Fuoco a seguito di un incendio, che avevano diffidato dall’usare il forno fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

I locatori, di contro, avviavano una procedura di sfratto per morosità, chiedendo il pagamento dei canoni arretrati.

Il Tribunale di primo grado dava ragione ai conduttori, ritenendo l’inadempimento dei locatori più grave e accogliendo la domanda di risoluzione del contratto per loro colpa, con condanna al risarcimento dei danni e al pagamento dell’indennità di avviamento.

La Riforma in Appello: una valutazione diversa della sospensione pagamento canone

La Corte d’Appello ribaltava completamente la decisione. I giudici di secondo grado, pur riconoscendo l’esistenza dei vizi alla canna fumaria, ritenevano che questi non avessero causato un’inutilizzabilità totale dell’immobile, ma solo parziale e temporanea. Di conseguenza, la sospensione totale del pagamento del canone da parte dei conduttori è stata giudicata una reazione sproporzionata e contraria al principio di buona fede.

Secondo la Corte territoriale, l’inadempimento più grave era quello dei conduttori. Pertanto, dichiarava la risoluzione del contratto per loro colpa e li condannava al pagamento dei canoni scaduti e di un’ulteriore indennità per la ritardata restituzione dell’immobile.

Il Ricorso in Cassazione e le Motivazioni della Decisione

I conduttori proponevano ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali, tutti volti a criticare la valutazione della Corte d’Appello sull’equilibrio contrattuale e sulla gravità dei rispettivi inadempimenti.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni, sia procedurali che di merito.

Le Motivazioni

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato come il ricorso tentasse, inammissibilmente, di ottenere una nuova valutazione dei fatti di causa, compito che non spetta alla Corte di Cassazione, la quale è giudice di legittimità e non di merito. La Corte d’Appello aveva già esaminato le prove, inclusi i verbali dei Vigili del Fuoco e la consulenza tecnica, giungendo alla conclusione motivata che l’inutilizzabilità fosse solo parziale.

In secondo luogo, la Cassazione ha ribadito il principio di diritto, già consolidato, secondo cui il conduttore può sollevare l’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.) e sospendere la propria prestazione solo se l’inadempimento della controparte è totale o talmente grave da menomare significativamente il godimento del bene. La sospensione, per essere legittima, deve essere proporzionata alla gravità dell’inadempimento subito, secondo un criterio di buona fede.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato questo principio. Avendo accertato che i conduttori avevano continuato a godere dell’immobile, seppur con delle limitazioni (impossibilità di usare il forno), la sospensione integrale del canone è stata ritenuta un inadempimento a sua volta, e per di più di maggiore gravità rispetto a quello dei locatori.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento è un monito importante per i conduttori. Prima di procedere alla sospensione del pagamento del canone, è necessario valutare con attenzione la gravità dei vizi e l’impatto reale che essi hanno sul godimento dell’immobile. Un’interruzione totale del pagamento a fronte di un’inutilizzabilità solo parziale espone al rischio di subire una pronuncia di risoluzione del contratto per proprio inadempimento, con la conseguente condanna al pagamento di tutti i canoni arretrati e degli eventuali danni. La via maestra, in presenza di vizi, rimane quella di contestarli formalmente al locatore e, in caso di inerzia, agire in giudizio per ottenere la riduzione del canone o la risoluzione del contratto, continuando però, nel frattempo, a onorare la propria obbligazione principale, seppur in misura ridotta e proporzionata al minor godimento.

È possibile sospendere completamente il pagamento del canone di locazione se l’immobile presenta dei vizi?
No, la sospensione totale è legittima solo se l’inadempimento del locatore priva completamente il conduttore del godimento dell’immobile. Se l’inutilizzabilità è solo parziale, la sospensione del canone deve essere proporzionata alla riduzione del godimento, altrimenti il conduttore rischia di essere considerato inadempiente.

A chi spetta dimostrare la gravità dei rispettivi inadempimenti in un giudizio di risoluzione?
In un giudizio di risoluzione contrattuale per inadempimenti reciproci, il giudice deve valutare comparativamente il comportamento di entrambe le parti per stabilire quale inadempimento sia stato più grave e abbia alterato in modo decisivo l’equilibrio del contratto. Entrambe le parti devono fornire le prove a sostegno delle proprie tesi.

Perché il ricorso dei conduttori è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte, i motivi sollevati non denunciavano reali violazioni di legge, ma miravano a ottenere un riesame dei fatti e delle prove già valutati dalla Corte d’Appello. Questo tipo di valutazione (giudizio di fatto) è precluso alla Corte di Cassazione, che può solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto (giudizio di legittimità).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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