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Sopraelevazione abusiva: demolizione per rischio sismico

La Corte di Cassazione conferma la demolizione di una sopraelevazione abusiva realizzata in violazione delle norme antisismiche. La sentenza stabilisce che la non conformità a tali normative genera una presunzione di pericolosità, rendendo irrilevanti i permessi amministrativi ottenuti. Il costruttore ha l’onere di provare la sicurezza dell’intera struttura, non solo della nuova costruzione.

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Sopraelevazione abusiva: la Cassazione ordina la demolizione per rischio sismico

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto immobiliare e condominiale: la sicurezza statica e sismica di un edificio prevale sul diritto del singolo proprietario di costruire. Il caso in esame riguarda una sopraelevazione abusiva, per la quale è stata confermata la demolizione a causa della violazione delle normative antisismiche, stabilendo che i permessi amministrativi non possono sanare una situazione di pericolo concreto per la stabilità dell’immobile.

I fatti di causa

La vicenda ha origine dalla decisione del proprietario dell’ultimo piano di un condominio di edificare due ulteriori piani (un terzo e un quarto mansardato) in sopraelevazione. I proprietari dell’appartamento al primo piano, ritenendo l’opera illegittima e pericolosa per la stabilità dell’edificio, si sono rivolti al Tribunale chiedendo la demolizione della nuova costruzione o, in subordine, il risarcimento dei danni e il riconoscimento dell’indennità di sopraelevazione.
Il costruttore si è difeso sostenendo la legittimità dell’opera. Il Tribunale, in primo grado, ha dato ragione agli attori, ordinando la demolizione della sopraelevazione. La Corte d’Appello ha successivamente confermato la decisione, seppur con alcune modifiche sulle statuizioni accessorie. Il caso è infine approdato in Cassazione, a seguito del ricorso del costruttore.

La decisione della Corte sulla sopraelevazione abusiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del proprietario che aveva realizzato la costruzione, confermando in via definitiva l’ordine di demolizione. I giudici hanno chiarito che il diritto di sopraelevare, previsto dall’articolo 1127 del Codice Civile, non è assoluto, ma è subordinato a un limite invalicabile: le condizioni statiche dell’edificio.
Questo limite non riguarda solo la capacità della struttura di sopportare il nuovo peso, ma si estende alla capacità di resistere a sollecitazioni sismiche, specialmente in zone ad alto rischio. La violazione delle leggi antisismiche, secondo la Corte, determina una “presunzione di pericolosità” della sopraelevazione.

Le motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 1127 c.c. e nel valore attribuito alle normative antisismiche. La Corte ha spiegato che tali normative sono integrative del Codice Civile e la loro inosservanza crea una presunzione di pericolo che può essere superata solo con una prova rigorosa da parte di chi ha costruito. Quest’ultimo deve dimostrare non solo che la nuova struttura è sicura, ma anche che la struttura sottostante preesistente è idonea a fronteggiare il rischio sismico aumentato dal nuovo carico.
Un punto cruciale della sentenza è l’irrilevanza dei titoli abilitativi rilasciati dalla Pubblica Amministrazione. I permessi edilizi, infatti, regolano il rapporto tra il cittadino e l’ente pubblico e non possono pregiudicare i diritti dei terzi, come gli altri condomini. Il conflitto tra proprietari privati va risolto sulla base delle norme civilistiche e della situazione di fatto, ovvero l’effettiva sicurezza dell’edificio. Di conseguenza, l’aver ottenuto un’autorizzazione dal Comune o dal Genio Civile non è sufficiente a vincere la presunzione di pericolosità se, nei fatti, la sopraelevazione rende l’intero stabile vulnerabile.
La Corte ha inoltre sottolineato che la valutazione della sicurezza deve essere attuale. È irrilevante che la costruzione fosse conforme alle norme vigenti all’epoca della sua realizzazione se, a seguito di nuove normative più stringenti, l’edificio non risulta più sicuro.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento di massima tutela per la sicurezza degli edifici e dei condomini. Le conclusioni pratiche sono chiare: chiunque intenda realizzare una sopraelevazione deve farsi carico di una verifica approfondita non solo del proprio progetto, ma dell’intera struttura portante dell’edificio, garantendone la conformità alle più recenti e rigorose normative antisismiche. L’onere della prova della totale sicurezza ricade interamente sul costruttore. In assenza di tale prova, e in presenza di un rischio per la stabilità, il giudice non può che ordinare la riduzione in pristino, ossia la demolizione dell’opera.

È possibile realizzare una sopraelevazione se le condizioni statiche dell’edificio non sono idonee a reggere il nuovo peso, soprattutto in zona sismica?
No, la sentenza chiarisce che il diritto di sopraelevazione è subordinato a un divieto assoluto se le condizioni statiche dell’edificio non lo consentono. La violazione delle leggi antisismiche determina una presunzione di pericolosità che impone la demolizione se non viene fornita la prova contraria della sicurezza dell’intera struttura.

Avere i permessi amministrativi per costruire una sopraelevazione è sufficiente per renderla legittima nei confronti degli altri condomini?
No, i titoli abilitativi rilasciati dalla Pubblica Amministrazione (es. Comune, Genio Civile) non sono risolutivi nei conflitti tra privati. La legittimità della sopraelevazione nei rapporti tra condomini deve essere valutata sulla base del Codice Civile, in particolare verificando l’effettiva idoneità statica e sismica dell’edificio.

Chi deve provare che una nuova sopraelevazione è sicura dal punto di vista sismico?
L’onere della prova incombe interamente sull’autore della nuova costruzione. Egli deve dimostrare che non solo la sopraelevazione, ma anche la struttura sottostante, è idonea a fronteggiare il rischio sismico, superando così la presunzione di pericolosità derivante dall’inosservanza delle norme tecniche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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