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Soglie di fallibilità: prova senza scritture contabili

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un fallimento che contestava la revoca della dichiarazione di fallimento di una S.r.l. La Corte ha stabilito che, per verificare il rispetto delle soglie di fallibilità, il giudice può basare la propria decisione su elementi probatori alternativi e attendibili, come i verbali della Guardia di Finanza, anche quando l’imprenditore non ha tenuto regolarmente le scritture contabili.

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Soglie di fallibilità: la prova si può dare anche senza scritture contabili

L’Ordinanza della Corte di Cassazione analizzata oggi affronta un tema cruciale per il diritto fallimentare: come si determina il superamento delle soglie di fallibilità quando un’impresa non ha tenuto regolarmente le scritture contabili? La Suprema Corte fornisce una risposta chiara, affermando che il giudice può fondare il suo convincimento su altre fonti di prova, purché attendibili, senza che la mancanza dei bilanci comporti un’automatica sanzione di fallibilità.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla dichiarazione di fallimento di una società a responsabilità limitata, pronunciata dal Tribunale su istanza del Pubblico Ministero. La società reclamava la decisione dinanzi alla Corte d’Appello, la quale accoglieva il reclamo e revocava il fallimento. Secondo la Corte territoriale, la società non era soggetta a fallimento in quanto non superava le soglie dimensionali previste dalla legge fallimentare. In particolare, i giudici di secondo grado avevano accertato che:

1. I debiti erano inferiori a 500.000 euro.
2. Non vi erano stati ricavi negli ultimi tre esercizi.
3. La società era, di fatto, una “scatola vuota” dal 2015, priva di beni e attività operativa, creata al solo scopo di contenere debiti, mentre l’attività aziendale era stata proseguita da una nuova società collegata.

Contro questa decisione, la curatela del Fallimento proponeva ricorso per cassazione, basato su diversi motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La curatela fallimentare denunciava, in sintesi, diversi vizi della sentenza d’appello:

* Omesso esame di un fatto decisivo: la Corte d’Appello non avrebbe considerato che la società non teneva le scritture contabili obbligatorie, rendendo impossibile desumere dati attendibili.
* Violazione di legge: in assenza di bilanci, sarebbe onere dell’imprenditore dimostrare con dati contabili certi di non superare le soglie. La Corte avrebbe errato a non applicare questa regola.
* Errata valutazione dello stato passivo: il giudice non avrebbe dovuto considerare rappresentativo lo stato passivo, data la sua natura provvisoria e le carenze contabili.
* Mancata considerazione del trasferimento d’azienda: la Corte avrebbe dovuto cumulare i debiti della società fallita con quelli della nuova società che ne aveva proseguito l’attività.

Le Motivazioni della Cassazione sulle Soglie di Fallibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi inammissibili, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ragionamento dei giudici di legittimità si fonda su principi consolidati.

In primo luogo, la Corte ribadisce che la legge fallimentare non ha una “funzione sanzionatoria” per l’imprenditore che non tiene regolarmente le scritture contabili. La dichiarazione di fallimento è legata al superamento oggettivo delle soglie di fallibilità, non alla condotta dell’imprenditore nella gestione della contabilità. Di conseguenza, il giudice di merito è libero di trarre il proprio convincimento da qualsiasi elemento probatorio disponibile, anche diverso dai bilanci.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente basato la sua valutazione su fonti ritenute particolarmente attendibili, come i verbali di accertamento della Guardia di Finanza e gli atti di un procedimento penale a carico dell’amministratore. Questi documenti avevano permesso di ricostruire la reale situazione patrimoniale e finanziaria della società, dimostrando che essa era al di sotto delle soglie legali.

Inoltre, la Cassazione sottolinea che la valutazione del materiale probatorio è un’attività riservata esclusivamente al giudice di merito. In sede di legittimità, non è possibile contestare la ricostruzione dei fatti operata nei gradi precedenti o proporre una diversa lettura delle risultanze processuali. Il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto. Per questo motivo, le doglianze della curatela, che miravano a una rivalutazione delle prove, sono state giudicate inammissibili.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. Il principio affermato è che la mancanza di scritture contabili non impedisce al giudice di accertare la verità sostanziale sulla condizione di un’impresa. Se da altre fonti, ritenute affidabili e credibili, emerge che l’impresa non supera le soglie di fallibilità, il fallimento non può essere dichiarato. Questa decisione tutela l’imprenditore da automatismi sanzionatori e riafferma la centralità del libero convincimento del giudice, che deve essere fondato su una valutazione complessiva e ragionata di tutte le prove disponibili nel processo.

È possibile evitare il fallimento se un’azienda non ha tenuto le scritture contabili?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione chiarisce che il fallimento non è una sanzione per la mancata tenuta della contabilità. Se il giudice, basandosi su altre prove attendibili (come verbali della Guardia di Finanza), accerta che l’impresa non supera le soglie dimensionali previste dalla legge, il fallimento deve essere revocato.

Quali prove può usare un giudice per valutare le soglie di fallibilità se mancano i bilanci?
Il giudice può utilizzare qualsiasi elemento probatorio per formare il suo convincimento. Nella decisione in esame, sono stati considerati decisivi e attendibili i verbali di accertamento della Guardia di Finanza e gli atti di un processo penale, che hanno permesso di ricostruire la situazione economica e patrimoniale reale della società.

La legge sul fallimento sanziona l’imprenditore che non tiene regolarmente la contabilità?
No. La Corte ha specificato che è del tutto estranea alla logica della legge fallimentare una funzione sanzionatoria per l’imprenditore che non abbia redatto i bilanci o tenuto regolarmente le scritture contabili. La dichiarazione di fallimento si basa esclusivamente sul superamento oggettivo delle soglie patrimoniali e di indebitamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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