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Società pubbliche: i limiti all’indebitamento

La Corte di Cassazione ha chiarito che i limiti all’indebitamento, noti come ‘golden rule’, non si estendono alle società pubbliche costituite per l’esercizio di servizi pubblici. L’ordinanza annulla la decisione di un tribunale che aveva dichiarato nullo un finanziamento bancario, specificando che è cruciale distinguere tali società da quelle meramente ‘strumentali’ analizzando il loro statuto sociale. Questa distinzione determina l’applicabilità delle restrizioni sui finanziamenti.

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Limiti all’Indebitamento per Società Pubbliche: La Cassazione Fa Chiarezza

L’ordinanza n. 18260/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti all’indebitamento per le società pubbliche. La Corte ha stabilito che la cosiddetta “golden rule”, che limita la capacità di indebitamento ai soli fini di investimento, non si applica automaticamente a tutte le società partecipate da enti locali. È fondamentale, invece, distinguere tra società meramente “strumentali” e quelle costituite per l’erogazione di servizi pubblici, analizzando il loro effettivo oggetto sociale.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dall’opposizione di un istituto di credito al decreto con cui il giudice delegato al fallimento di una società a partecipazione pubblica aveva respinto la sua domanda di ammissione al passivo. Il credito vantato dalla banca derivava da due contratti: un’apertura di credito in conto corrente e un contratto di interest rate swap stipulato a copertura del primo.

Il Tribunale di Milano, decidendo sull’opposizione, aveva dichiarato nulli entrambi i contratti. Secondo il giudice di merito, la società fallita, in quanto “società strumentale” di un Comune, era soggetta alla “golden rule” (prevista dalle leggi n. 289/2002 e n. 350/2003). Questa regola impone che l’indebitamento sia finalizzato esclusivamente a spese di investimento. Poiché il finanziamento era stato in parte utilizzato per estinguere debiti pregressi, il Tribunale lo aveva ritenuto nullo, estendendo tale nullità per invalidità derivata anche al contratto di swap collegato.

La Questione Giuridica e le Norme di Riferimento

La controversia si è quindi concentrata sulla corretta interpretazione e applicazione dell’art. 3, comma 16, della L. n. 350/2003. Questa norma estende la “golden rule” agli enti locali e alle loro aziende e organismi, ma esclude espressamente dal divieto “le società di capitali costituite per l’esercizio di servizi pubblici”.

La banca ricorrente ha sostenuto che il Tribunale avesse erroneamente qualificato la società fallita come “strumentale”, senza considerare che il suo statuto prevedeva la “gestione dei servizi pubblici locali, nell’accezione più ampia del termine”, collocandola quindi nella categoria esclusa dalla norma.

Le Motivazioni della Cassazione sui Limiti per le Società Pubbliche

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della banca, ritenendo fondato il primo motivo. Gli Ermellini hanno chiarito la portata della normativa, operando una distinzione cruciale:

La Differenza tra Società Strumentali e Società di Servizi Pubblici

La Corte ha ribadito che il divieto di indebitamento per spese diverse dagli investimenti si applica agli enti territoriali e alle loro società cd. strumentali. Queste ultime sono definite come quelle che hanno per oggetto sociale esclusivo la produzione di beni o servizi strumentali all’attività dell’ente controllante, e non possono svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o privati.

Tuttavia, lo stesso legislatore ha espressamente escluso da questo divieto le società di capitali costituite per l’esercizio di servizi pubblici. Queste società, pur partecipate da enti pubblici, operano secondo le norme del codice civile e godono di una generale capacità giuridica, non essendo soggette ai vincoli di finanza pubblica se non per deroghe espresse.

L’Errore del Tribunale

La Cassazione ha censurato la decisione del Tribunale per due ragioni principali:

1. Falsa applicazione della legge: Il Tribunale ha applicato la “golden rule” senza verificare se la società rientrasse effettivamente nella categoria delle società strumentali o in quella, esclusa, delle società di servizi pubblici.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: Il giudice di merito ha ignorato un elemento cruciale risultante dagli atti, ovvero l’art. 3 dello statuto della società, che ne definiva l’oggetto sociale in termini ampi, includendo la gestione diretta di servizi pubblici.

In sostanza, il Tribunale si è fermato a un’etichetta (“società strumentale”) senza compiere l’indagine di fatto necessaria per stabilire la natura giuridica della società e, di conseguenza, il regime normativo applicabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di diritto fondamentale: per determinare se una società partecipata da un ente pubblico sia soggetta ai vincoli di indebitamento della “golden rule”, non è sufficiente una qualificazione generica, ma è indispensabile un’analisi concreta del suo oggetto sociale come definito nello statuto. Se lo statuto prevede l’esercizio di servizi pubblici, la società è esclusa da tali limiti e può legittimamente ricorrere al finanziamento anche per scopi diversi dall’investimento.

La Corte ha quindi cassato il decreto impugnato e ha rinviato la causa al Tribunale di Milano, in diversa composizione, che dovrà riesaminare la vicenda attenendosi a questo principio, verificando in concreto l’oggetto sociale della società fallita per decidere sulla validità dei contratti di finanziamento e di swap.

I limiti all’indebitamento per finanziare solo spese di investimento (c.d. “golden rule”) si applicano a tutte le società partecipate da enti pubblici?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la normativa (in particolare l’art. 3, comma 16, della L. 350/2003) esclude espressamente da questo divieto le società di capitali costituite per l’esercizio di servizi pubblici. Il limite si applica invece agli enti territoriali e alle loro società meramente “strumentali”.

Qual è la differenza tra una “società strumentale” e una società che esercita servizi pubblici ai fini di questa norma?
Una società “strumentale” è quella che ha come oggetto sociale esclusivo la produzione di beni o servizi per l’ente pubblico che la controlla. Una società di servizi pubblici, invece, è costituita per erogare servizi direttamente alla collettività. Secondo la Corte, per determinare la natura della società è decisivo l’esame del suo statuto sociale.

Cosa succede a un contratto derivato, come un interest rate swap, se il contratto di finanziamento che dovrebbe coprire è nullo?
Se il contratto di finanziamento principale è dichiarato nullo, anche il contratto derivato stipulato a sua copertura viene travolto da un’invalidità “derivata”. Questo perché viene a mancare la sua causa concreta, ovvero la funzione di copertura di un debito validamente esistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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