LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Società cancellata fallimento: capacità processuale

Una società in liquidazione, cancellata dal registro delle imprese, veniva dichiarata fallita. La Corte d’Appello riteneva inammissibile il reclamo della società contro il fallimento, considerandola estinta e priva di capacità di agire in giudizio. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, affermando che in tema di società cancellata fallimento, la legge crea una finzione giuridica (‘fictio iuris’) per cui la società, sebbene estinta, conserva la capacità processuale per un anno dalla cancellazione, sia per essere dichiarata fallita sia per impugnare tale dichiarazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Società Cancellata e Fallimento: La Cassazione Chiarisce la Capacità Processuale

La questione della sorte giuridica di una società dopo la sua cancellazione dal registro delle imprese è un tema complesso, specialmente quando si intreccia con il diritto fallimentare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sul tema società cancellata fallimento, ribadendo un principio fondamentale: l’estinzione non elimina la capacità di essere parte nel procedimento fallimentare e nelle relative impugnazioni.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata, già posta in liquidazione e successivamente cancellata dal registro delle imprese, veniva dichiarata fallita dal Tribunale su istanza di una società cooperativa creditrice. Il liquidatore della società fallita proponeva reclamo presso la Corte d’Appello, contestando la dichiarazione di fallimento. Tuttavia, la Corte d’Appello dichiarava il reclamo inammissibile, sostenendo che, a seguito della cancellazione, la società si era estinta e aveva perso la ‘legittimazione attiva’, cioè la capacità di agire in giudizio per tutelare i propri interessi.

La Controversa Decisione della Corte d’Appello

I giudici di secondo grado avevano applicato in modo rigido il principio sancito dall’art. 2495 del codice civile, secondo cui la cancellazione dal registro delle imprese determina l’estinzione della società. Di conseguenza, secondo la Corte territoriale, un ente non più esistente non avrebbe potuto proporre un’impugnazione. Questa interpretazione, sebbene formalmente corretta dal punto di vista del diritto societario, non teneva conto delle specifiche disposizioni della legge fallimentare.

Le Motivazioni della Cassazione: la Sopravvivenza della società cancellata per il fallimento

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal liquidatore, cassando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, che si fonda su una ‘fictio iuris’ (finzione giuridica) creata dall’art. 10 della legge fallimentare.

La ‘Fictio Iuris’ della Legge Fallimentare

L’art. 10 della legge fallimentare (oggi art. 33 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza) stabilisce che un imprenditore cancellato dal registro delle imprese può essere dichiarato fallito entro un anno dalla cancellazione. La Cassazione spiega che questa norma implica necessariamente una finzione giuridica: sebbene la società sia estinta per il diritto societario, essa ‘sopravvive’ ai soli fini del procedimento concorsuale. Questa ‘ultrattività’ della capacità giuridica è necessaria per garantire la tutela dei creditori (la cosiddetta ‘par condicio creditorum’).

Capacità Processuale Conservata

La conseguenza diretta di questa finzione è che la società cancellata non solo può essere dichiarata fallita (lato passivo), ma conserva anche la propria capacità processuale (lato attivo) per difendersi in quel procedimento. Ciò significa che la società, in persona del suo legale rappresentante al momento della cancellazione (solitamente il liquidatore), ha il pieno diritto di proporre reclamo contro la sentenza di fallimento e di proseguire in tutti i gradi di giudizio, incluso il ricorso per cassazione.

La Corte ha sottolineato che ritenere il contrario creerebbe una palese ingiustizia: la società potrebbe subire una dichiarazione di fallimento senza avere gli strumenti per contestarla. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel dichiarare l’inammissibilità del reclamo per carenza di legittimazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza pratica:

1. Tutela del Debitore: Anche dopo la cancellazione, la società non è un’entità inerme di fronte a un’istanza di fallimento. Può difendersi e contestare la sussistenza dei presupposti per la dichiarazione di fallimento.
2. Ruolo del Liquidatore: Il liquidatore assume un ruolo cruciale. Anche dopo aver concluso la liquidazione e cancellato la società, rimane il soggetto legittimato a rappresentarla in giudizio nell’ambito di un eventuale procedimento fallimentare avviato entro l’anno.
3. Certezza del Diritto: La decisione riafferma la coerenza del sistema, bilanciando l’effetto estintivo della cancellazione previsto dal diritto societario con le esigenze di tutela del ceto creditorio tipiche del diritto fallimentare.

In sintesi, la cancellazione dal registro delle imprese non è uno scudo che rende la società immune al fallimento per l’anno successivo, né una ghigliottina che le toglie il diritto di difendersi. La capacità processuale sopravvive, per finzione di legge, per garantire un giusto ed equo svolgimento della procedura concorsuale.

Una società cancellata dal registro delle imprese può essere dichiarata fallita?
Sì, in base all’art. 10 della Legge Fallimentare, una società cancellata può essere dichiarata fallita purché ciò avvenga entro un anno dalla sua cancellazione dal registro delle imprese.

La società cancellata e poi fallita può impugnare la sentenza di fallimento?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la possibilità di essere dichiarati falliti entro un anno dalla cancellazione implica, per una finzione giuridica, che la società conservi anche la capacità processuale per difendersi e quindi per impugnare la sentenza di fallimento.

Chi rappresenta in giudizio la società cancellata durante il procedimento fallimentare?
La società cancellata è rappresentata in giudizio da colui che ne era il legale rappresentante al momento della cancellazione, tipicamente il liquidatore sociale. Gli ex soci non hanno questa legittimazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati