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Soccombenza esito finale: chi paga le spese legali?

Un complesso caso di risarcimento danni per un infortunio scolastico, durato quasi vent’anni, approda in Cassazione per la terza volta. La Corte chiarisce il principio della soccombenza sull’esito finale: la liquidazione delle spese legali deve tenere conto dell’esito complessivo della lite, non dei singoli gradi di giudizio. In questo caso, la Corte ha cassato la decisione precedente e compensato le spese tra le parti, evidenziando come l’adesione all’appello altrui, poi respinto, crei una situazione di soccombenza reciproca.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Soccombenza sull’esito finale: la Cassazione chiarisce la ripartizione delle spese legali

Il principio della soccombenza sull’esito finale è un pilastro del nostro ordinamento processuale, ma la sua applicazione può diventare complessa in cause che si protraggono per anni attraverso vari gradi di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su come le spese legali debbano essere ripartite quando l’esito di una singola fase processuale (ad esempio, un ricorso in Cassazione) è diverso dall’esito complessivo della controversia. Questo provvedimento analizza il caso di una lunga battaglia legale per un risarcimento danni, spiegando come anche una parte vittoriosa in una fase possa essere considerata soccombente nel quadro generale.

La Vicenda Processuale: un Infortunio Scolastico e una Lunga Causa

La vicenda ha origine da un incidente avvenuto nel 2001 in un istituto scolastico, dove una persona rimaneva ferita a causa dell’anta di una porta antincendio. Iniziava così un lungo percorso giudiziario che vedeva coinvolti la danneggiata, un’insegnante, l’istituto scolastico e il Ministero dell’Istruzione.

Il Tribunale di primo grado condannava solo il Ministero al risarcimento, compensando le spese nei confronti della scuola e dell’insegnante. La Corte d’Appello, in un secondo momento, rigettava la domanda risarcitoria. Successivamente, la Corte di Cassazione annullava questa decisione per un vizio di forma (mancata sottoscrizione del presidente del collegio) e rinviava la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

Nel giudizio di rinvio, la Corte d’Appello rigettava nuovamente la domanda nei confronti del Ministero, ma condannava l’erede della persona danneggiata (nel frattempo deceduta) a rimborsare le spese legali all’insegnante, incluse quelle del giudizio di Cassazione che, paradossalmente, l’erede aveva vinto.

La Questione della Soccombenza sull’Esito Finale

L’erede proponeva un nuovo ricorso in Cassazione, sostenendo due motivi principali:
1. Era errato condannarlo a pagare le spese del giudizio di Cassazione, poiché in quella fase era risultato pienamente vittorioso.
2. La liquidazione delle spese in favore dell’insegnante era ingiusta e sproporzionata, poiché non teneva conto che l’insegnante stessa si era attivamente associata all’appello del Ministero, che era stato poi respinto, ponendola di fatto in una posizione di parziale soccombenza.

La Suprema Corte ha rigettato il primo motivo, ribadendo un principio consolidato: il giudice del rinvio, nel decidere sulle spese, deve considerare l’esito globale e finale dell’intera lite, non il risultato dei singoli gradi. Pertanto, una parte che vince in Cassazione ma perde la causa nel suo complesso può legittimamente essere condannata a rimborsare le spese di tutti i gradi di giudizio.

L’Importanza della Posizione Processuale Assunta dalle Parti

Il secondo motivo di ricorso è stato invece accolto. La Cassazione ha rilevato che la Corte d’Appello aveva commesso un errore nel non valutare correttamente la posizione processuale dell’insegnante. Quest’ultima, infatti, non si era limitata a difendersi, ma aveva espressamente aderito all’appello del Ministero, chiedendo il rigetto integrale della domanda risarcitoria.

Questo comportamento processuale ha creato una situazione di soccombenza reciproca. Da un lato, l’erede della danneggiata era soccombente perché la sua domanda risarcitoria era stata respinta. Dall’altro, anche l’insegnante era soccombente, perché aveva sostenuto attivamente le ragioni di un appello (quello del Ministero) che alla fine era stato rigettato.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che il giudice del rinvio ha omesso di considerare la più articolata posizione processuale dell’insegnante. Considerandola pienamente vittoriosa, non ha tenuto conto che la sua adesione all’appello principale del Ministero, poi risultato infondato, la configurava come parzialmente soccombente. L’adesione all’impugnazione altrui, quando questa viene rigettata, comporta una soccombenza “di riflesso”. Questo crea una situazione di soccombenza reciproca tra le parti (l’erede della vittima e l’insegnante) che la Corte d’Appello avrebbe dovuto riconoscere. L’errore di valutazione ha portato a una liquidazione ingiusta delle spese, che non rispecchiava l’effettivo andamento del processo.

le conclusioni

In accoglimento del secondo motivo, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata. Decidendo direttamente nel merito, ha disposto l’integrale compensazione delle spese legali tra l’erede della danneggiata e l’insegnante per il giudizio d’appello, per il precedente giudizio di Cassazione e per quello di rinvio. La decisione finale sottolinea che, ai fini della regolamentazione delle spese, non conta solo l’esito finale della domanda, ma anche la condotta processuale delle parti. Sostenere attivamente le tesi di un’altra parte, che poi risulta perdente, può giustificare la compensazione delle spese, anche se la propria posizione personale è stata salvaguardata.

Chi paga le spese legali se vinco un grado di giudizio ma perdo la causa nel suo complesso?
Secondo il principio consolidato ribadito dalla Corte, le spese legali sono regolate in base all’esito finale dell’intera lite. Pertanto, anche se si vince un grado di giudizio (come un ricorso in Cassazione), si può essere condannati a rimborsare tutte le spese se l’esito complessivo della causa è sfavorevole.

Cosa si intende per “soccombenza applicata all’esito globale del processo”?
Significa che il giudice, per decidere sulla ripartizione delle spese, non deve guardare ai singoli risultati di ogni fase processuale (primo grado, appello, cassazione), ma deve valutare chi ha avuto ragione e chi torto al termine dell’intero percorso giudiziario.

Come viene valutata la posizione di una parte che aderisce all’appello di un’altra?
Se una parte interviene in un giudizio o aderisce all’appello di un’altra, facendo proprie le sue argomentazioni e assumendo una posizione di contrasto verso l’avversario, la sua posizione ai fini delle spese è legata all’esito di quell’appello. Se l’appello a cui ha aderito viene respinto, anche quella parte viene considerata soccombente, il che può portare alla compensazione delle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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