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Simulazione prezzo: quietanza valida senza prova scritta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15097/2025, chiarisce i limiti probatori in tema di simulazione prezzo nelle compravendite immobiliari. La Corte ha stabilito che la quietanza di pagamento inserita nel rogito notarile ha valore di confessione e non può essere superata da prove testimoniali o presunzioni. Per dimostrare che il prezzo pagato è diverso da quello dichiarato, tra le parti è necessaria una controdichiarazione scritta. La sentenza ha quindi cassato la decisione di merito che aveva ritenuto provata la simulazione sulla base di dichiarazioni rese a terzi, riaffermando il rigore formale richiesto dalla legge in materia contrattuale.

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Simulazione Prezzo: la Cassazione Ribadisce il Valore della Prova Scritta

In una recente pronuncia, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale nelle compravendite immobiliari: la simulazione prezzo e i mezzi per provarla. La sentenza n. 15097/2025 offre importanti chiarimenti sul valore della quietanza di pagamento contenuta in un atto notarile e sui rigidi limiti alla prova della simulazione tra le parti contraenti, sottolineando la necessità di una controdichiarazione scritta.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una compravendita immobiliare avvenuta nel 1999. Anni dopo, gli eredi del venditore citavano in giudizio gli acquirenti, sostenendo che il prezzo reale dell’immobile fosse quasi il triplo di quello dichiarato nell’atto pubblico di vendita. Nel rogito, il venditore aveva rilasciato quietanza per l’importo dichiarato, attestando di aver ricevuto il pagamento.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione agli eredi, ritenendo provata la simulazione del prezzo. La decisione dei giudici di merito si basava principalmente su dichiarazioni rese da uno degli acquirenti al Pubblico Ministero durante un’indagine penale collegata all’immobile. Tali dichiarazioni, secondo la Corte d’Appello, avrebbero avuto valore confessorio, “neutralizzando” così la valenza probatoria della quietanza notarile.

Gli acquirenti, soccombenti in entrambi i gradi di giudizio, proponevano quindi ricorso per Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione: i Limiti alla Prova della Simulazione Prezzo

La Suprema Corte ha accolto i motivi di ricorso degli acquirenti, cassando la sentenza d’appello e delineando principi di diritto fondamentali in materia di prove.

La Prova della Simulazione nei Contratti Formali

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda le modalità con cui si può provare la simulazione prezzo in un contratto che, come la compravendita immobiliare, richiede la forma scritta per la sua validità.

I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: quando le parti di un contratto formale si accordano per un prezzo diverso da quello dichiarato, tale patto soggiace ai limiti probatori previsti dall’art. 2722 c.c. Questo significa che, tra le parti (e i loro eredi), la prova della simulazione non può essere fornita tramite testimoni o presunzioni. È indispensabile l’esistenza di una controdichiarazione scritta, ovvero un documento dal quale risulti la reale volontà delle parti.

La Corte d’Appello ha errato nel desumere la simulazione da un complesso di documenti e, soprattutto, da dichiarazioni orali, in totale assenza di un atto scritto che provasse l’accordo simulatorio. La natura formale del contratto di compravendita impone un analogo rigore per la prova di patti che ne modificano un elemento essenziale come il prezzo.

Il Valore Probatorio della Quietanza di Pagamento

Il secondo, e forse più importante, aspetto della decisione riguarda il valore della quietanza inserita nel rogito. La Cassazione chiarisce che tale dichiarazione, con cui il venditore attesta di aver ricevuto il pagamento, non è coperta dalla fede privilegiata dell’atto pubblico (che riguarda solo ciò che il notaio attesta di aver visto o sentito direttamente), ma ha la natura di una confessione stragiudiziale.

Come tale, essa fa piena prova contro chi l’ha resa. La parte che ha rilasciato la quietanza non può contestarla con prove testimoniali o presunzioni. Può superarne l’efficacia solo in due casi:

1. Dimostrando che è stata rilasciata per errore di fatto o a seguito di violenza.
2. Allegando che la stessa quietanza è simulata.

Tuttavia, anche per provare la simulazione della quietanza, tra le parti è nuovamente richiesta la prova tramite controdichiarazione scritta. Le dichiarazioni rese da uno degli acquirenti al Pubblico Ministero, oltre ad essere state rese a un terzo e quindi liberamente apprezzabili dal giudice, non potevano essere considerate una confessione idonea a superare il valore della quietanza formale, in quanto non contenevano un’ammissione esplicita e inequivocabile di fatti sfavorevoli al dichiarante.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio di certezza e rigore formale a tutela della stabilità dei traffici giuridici, specialmente nel settore immobiliare. La Corte Suprema ha chiarito che non si può scardinare la verità risultante da un atto pubblico sulla base di elementi presuntivi o dichiarazioni ambigue. Per contestare il prezzo dichiarato e quietanzato in un rogito, chi ha sottoscritto l’atto deve fornire una prova scritta della diversa volontà delle parti. In assenza di una controdichiarazione, la quietanza di pagamento conserva la sua piena efficacia probatoria, cristallizzando l’avvenuta estinzione dell’obbligazione.

Come si può dimostrare, tra le parti di una compravendita immobiliare, che il prezzo reale era diverso da quello dichiarato nell’atto notarile?
Secondo la sentenza, per provare la simulazione del prezzo in un contratto formale come la compravendita, tra le parti è necessaria una controdichiarazione scritta. Non sono ammesse prove per testimoni o per presunzioni.

Che valore legale ha la quietanza di pagamento inserita in un rogito notarile?
La quietanza ha il valore di una confessione stragiudiziale. Fa piena prova del fatto che il pagamento è avvenuto e può essere contestata solo dimostrando che è stata rilasciata per errore di fatto o violenza, oppure provando, tramite controdichiarazione scritta, che la stessa quietanza era simulata.

Una dichiarazione resa a un terzo, come un Pubblico Ministero, può essere usata per invalidare la quietanza di pagamento presente in un atto di vendita?
No, la sentenza chiarisce che una dichiarazione resa a un terzo non ha valore di confessione tale da superare la quietanza formale. Può essere considerata al massimo un elemento presuntivo, che però non è sufficiente a vincere i limiti probatori previsti dalla legge per la simulazione tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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