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Simulazione assoluta: vendita fittizia e onere prova

Una banca ha ottenuto la dichiarazione di nullità di una compravendita immobiliare tra il proprio debitore e un’altra società, provando la simulazione assoluta dell’atto. La Corte d’Appello ha confermato la decisione, valorizzando come prove presuntive le modalità anomale di pagamento, la sproporzione del prezzo e la rinuncia all’ipoteca legale, ponendo a carico dell’acquirente l’onere di dimostrare l’effettivo pagamento.

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Simulazione Assoluta: Quando la Vendita Immobiliare Nasconde una Frode ai Creditori

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Venezia offre un’analisi dettagliata sulla simulazione assoluta di una compravendita immobiliare, confermando come un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti possa smascherare un’operazione fittizia volta a sottrarre beni alla garanzia dei creditori. Il caso evidenzia l’importanza delle modalità di pagamento e dell’onere della prova che ricade sull’acquirente.

I Fatti di Causa: una Compravendita Sospetta

Una società creditrice, un istituto di credito, intentava una causa per far dichiarare la nullità di un contratto di compravendita immobiliare stipulato tra una società sua debitrice (la venditrice) e una terza società (l’acquirente). Secondo la banca, la vendita era una messinscena, un atto di simulazione assoluta finalizzato unicamente a spogliare la società debitrice di un importante asset immobiliare, rendendo così più difficile per la banca recuperare il proprio credito.

Diversi elementi hanno insospettito i giudici sin dal primo grado:
1. Prezzo incongruo: Il prezzo di vendita pattuito era significativamente inferiore al valore di mercato del bene, stimato da una perizia prodotta dalla banca.
2. Modalità di pagamento anomale: La maggior parte del prezzo non veniva pagata in denaro, ma attraverso la compensazione con un presunto credito vantato dall’acquirente nei confronti della venditrice, risalente a una fattura emessa due anni prima.
3. Pagamento dilazionato senza garanzie: La parte residua del prezzo doveva essere saldata entro 60 giorni, ma la venditrice aveva rinunciato all’ipoteca legale, una garanzia che la legge prevede a tutela del venditore in caso di pagamento differito.
4. Rapporti preesistenti: L’acquirente e la venditrice intrattenevano da tempo stretti rapporti commerciali, il che rendeva plausibile che l’acquirente fosse a conoscenza della grave situazione debitoria della venditrice.

La Decisione della Corte e la Prova della Simulazione Assoluta

La Corte d’Appello ha respinto il ricorso dell’acquirente, confermando integralmente la sentenza di primo grado che aveva dichiarato la nullità del contratto. La decisione si fonda su un’attenta valutazione degli indizi, considerati nel loro insieme come prova schiacciante della simulazione.

Gli Indizi Plurimi, Gravi e Concordanti

I giudici hanno sottolineato come, sebbene un singolo elemento possa non essere decisivo, la loro combinazione crea un quadro probatorio inequivocabile. L’anomalia non risiede nella compensazione in sé, che può essere una normale pratica commerciale, ma nel cedere un immobile per estinguere un debito, invece di incassare liquidità, specialmente in un momento di crisi finanziaria. La rinuncia all’ipoteca legale è stata definita ‘sintomatica’, in quanto priva di qualsiasi logica commerciale per una società venditrice in difficoltà.

L’Onere della Prova a Carico dell’Acquirente

Un punto cruciale della sentenza riguarda l’onere della prova. Richiamando un orientamento consolidato della Cassazione (ord. n. 18347/2024), la Corte ha stabilito che quando un creditore fornisce elementi presuntivi seri che indicano il carattere fittizio di un’alienazione, spetta all’acquirente dimostrare l’effettivo pagamento del prezzo. La semplice dichiarazione contenuta nel rogito notarile non è sufficiente a fornire tale prova nei confronti dei terzi creditori. Nel caso di specie, l’acquirente non è riuscito a dimostrare né l’esistenza del contratto di appalto da cui sarebbe scaturito il credito usato in compensazione, né l’effettivo versamento del saldo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto che l’appellante non abbia superato la forza probatoria degli indizi presentati dalla banca. La difesa dell’acquirente, che giustificava il prezzo basso con la crisi pandemica e lo stato ‘al grezzo’ dell’immobile, è stata respinta. Anzi, proprio la situazione di mercato depresso avrebbe dovuto sconsigliare una vendita a un prezzo svalutato, a meno che lo scopo non fosse un altro. La mancata produzione di prove documentali concrete e autenticate (come le scritture contabili obbligatorie) sull’esistenza del credito e sull’esecuzione dei lavori sottostanti ha definitivamente minato la credibilità della versione dell’acquirente. La Corte ha concluso che l’intera operazione era priva di una reale causa economica e mirava solo a creare un’apparenza giuridica per danneggiare le ragioni del creditore.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: nei rapporti con i terzi, la realtà prevale sull’apparenza. I creditori dispongono di strumenti efficaci per proteggere le loro garanzie patrimoniali da atti fraudolenti. Per le imprese, la sentenza serve da monito: operazioni strutturate in modo anomalo, specialmente in presenza di difficoltà finanziarie, possono essere facilmente contestate in giudizio. L’acquirente in una compravendita, se messo di fronte a un’azione di simulazione, non può limitarsi a invocare il contenuto dell’atto notarile, ma deve essere pronto a fornire prove concrete e inequivocabili dell’effettività dell’operazione e del pagamento del prezzo, pena la declaratoria di nullità dell’acquisto.

Quando una vendita immobiliare può essere considerata una simulazione assoluta a danno dei creditori?
Secondo la sentenza, una vendita può essere considerata una simulazione assoluta quando esistono molteplici indizi gravi, precisi e concordanti che ne dimostrano la natura fittizia. Tra questi, un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato, modalità di pagamento anomale (come la compensazione con crediti non provati), la rinuncia a garanzie legali (come l’ipoteca legale) da parte del venditore in difficoltà economica e la consapevolezza della situazione debitoria da parte dell’acquirente.

In un’azione di simulazione assoluta, chi deve provare che il prezzo è stato effettivamente pagato?
Quando il creditore di una delle parti fornisce elementi presuntivi che indicano la natura fittizia della vendita, l’onere di provare l’effettivo pagamento del prezzo si sposta sull’acquirente. La sola dichiarazione di avvenuto pagamento contenuta nell’atto notarile non è considerata una prova sufficiente nei confronti del creditore terzo.

La rinuncia all’ipoteca legale da parte del venditore può essere un indizio di simulazione?
Sì, la Corte ha definito la rinuncia all’ipoteca legale come un elemento ‘sintomatico’ della simulazione. In una normale operazione commerciale, un venditore che accetta un pagamento dilazionato, specialmente se in difficoltà finanziaria, avrebbe tutto l’interesse a mantenere questa garanzia legale sul bene. La sua rinuncia, in assenza di valide ragioni, è considerata anomala e rafforza il sospetto che la vendita non sia reale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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