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Simulazione assoluta: prova del pagamento non basta

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro la declaratoria di simulazione assoluta di un trasferimento immobiliare. Nonostante la società sostenesse di aver pagato il prezzo, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che il ricorso si basava su una inammissibile rivalutazione dei fatti e che le prove addotte non erano sufficienti a superare gli indizi della simulazione.

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Simulazione Assoluta: Quando la Prova del Pagamento Non È Decisiva

Introduzione: Il Contratto Apparente e la sua Impugnazione

Nel diritto civile, la simulazione assoluta rappresenta un’ipotesi in cui le parti creano un’apparenza giuridica, stipulando un contratto che in realtà non vogliono. Un classico esempio è la vendita fittizia di un immobile per sottrarlo ai creditori. Ma cosa succede se l’acquirente apparente riesce a dimostrare di aver pagato il prezzo? È sufficiente a sconfiggere l’azione dei creditori? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo complesso scenario, ribadendo i principi sull’onere della prova e i limiti all’ammissibilità delle prove testimoniali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’azione legale intentata dalla curatela fallimentare di un imprenditore. La curatela chiedeva al Tribunale di dichiarare la simulazione assoluta del trasferimento di alcuni immobili, avvenuto tra l’imprenditore (poi fallito) e una società. Tale trasferimento era stato formalizzato attraverso un verbale di conciliazione giudiziale.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda del fallimento, dichiarando l’inefficacia del trasferimento e ordinando alla società di restituire gli immobili alla massa fallimentare. La società acquirente proponeva appello, sostenendo di aver agito in buona fede e, soprattutto, di aver effettivamente pagato il prezzo pattuito, come risulterebbe da alcuni contratti preliminari precedenti. La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava il gravame, confermando la sentenza di primo grado. Contro questa decisione, la società proponeva ricorso per cassazione.

L’Analisi del Ricorso e la Questione della Prova nella Simulazione Assoluta

Il ricorso della società davanti alla Suprema Corte si fondava su tre motivi principali:
1. Violazione delle norme sulla prova della simulazione (artt. 1414 e 1417 c.c.): La ricorrente lamentava che i giudici di merito avessero errato nel ritenere provata la simulazione, ignorando i contratti preliminari e le prove del pagamento. A suo dire, vi sarebbe stata un’ingiusta inversione dell’onere della prova, gravando sulla società acquirente la dimostrazione della genuinità dell’operazione, anziché sul fallimento che ne asseriva la fittizietà.
2. Errata ammissione della prova testimoniale (artt. 2722 e 2726 c.c.): La società contestava l’ammissibilità delle prove testimoniali richieste dal fallimento, ritenendole in contrasto con le risultanze documentali (come assegni e ricevute di pagamento) e quindi in violazione dei limiti legali alla prova testimoniale contro un documento scritto.
3. Mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello (artt. 356 e 115 c.p.c.): Infine, si doleva del fatto che la Corte d’Appello non avesse ammesso la richiesta di riascoltare alcuni testimoni, una scelta che, secondo la ricorrente, aveva viziato la logicità della motivazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dalla società. La decisione si fonda su principi cardine del processo civile e del diritto probatorio.

In primo luogo, la Corte ha osservato che i motivi di ricorso, in particolare il primo, si risolvevano in una richiesta di riesame dei fatti, pretendendo una nuova e diversa valutazione delle prove già esaminate dai giudici di merito. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità, dove la Cassazione può sindacare solo la violazione di norme di diritto o la presenza di vizi logici evidenti nella motivazione, non la scelta del giudice di merito di ritenere una prova più attendibile di un’altra. La Corte ha definito il motivo “ictu oculi… esclusivamente fattuale”.

In secondo luogo, i giudici supremi hanno chiarito che non vi è stata alcuna inversione dell’onere probatorio. Il fallimento, che agiva come terzo creditore, aveva correttamente fornito una serie di presunzioni gravi, precise e concordanti a sostegno della simulazione, e i giudici di merito le avevano ritenute sufficienti. La presunta esistenza di contratti preliminari del 2007 e 2009, su cui la ricorrente basava gran parte delle sue difese, è stata giudicata irrilevante, poiché la loro esistenza non era stata provata nelle fasi di merito.

Infine, riguardo alla prova testimoniale, la Corte ha ribadito il consolidato orientamento, richiamando anche una pronuncia delle Sezioni Unite (S.U. 6877/2022), secondo cui la prova per testimoni non è ammissibile per dimostrare la simulazione di una quietanza di pagamento. La prova documentale del passaggio di denaro non può essere smentita da testimoni per provare che, in realtà, quel pagamento era fittizio o che l’intero contratto fosse simulato. La richiesta di rinnovare l’istruttoria in appello è stata ritenuta correttamente respinta, poiché il quadro probatorio era già sufficientemente chiaro.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Anzitutto, conferma che nell’azione di simulazione assoluta promossa da un terzo (come un curatore fallimentare), la prova può essere fornita senza limiti, anche tramite presunzioni. Tuttavia, una volta che il terzo ha fornito elementi sufficienti a far ritenere probabile la simulazione, la parte che sostiene la validità del contratto deve fornire prove concrete e convincenti della sua genuinità. La semplice dimostrazione del passaggio di denaro può non essere sufficiente se il contesto generale dell’operazione suggerisce un intento fraudolento o simulatorio. Inoltre, la pronuncia ribadisce la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità: alla Corte di Cassazione non si può chiedere di ‘rifare il processo’, ma solo di controllare la corretta applicazione delle regole del diritto.

In un’azione per simulazione assoluta, è sufficiente dimostrare di aver pagato il prezzo per escludere la simulazione?
No. Secondo la Corte, la prova del passaggio di denaro non è di per sé sufficiente a vincere la prova della simulazione, specialmente se altri elementi e presunzioni indicano che il contratto era fittizio. I giudici di merito devono valutare l’insieme delle prove.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come le testimonianze, valutate nei gradi precedenti?
No. Il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione dei fatti o delle prove. È un giudizio di legittimità, che controlla solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non il merito della decisione.

Quali sono i limiti alla prova per testimoni quando si contesta un documento scritto come una quietanza di pagamento?
La legge (artt. 2722 e 2726 c.c.) vieta, di regola, di usare la prova testimoniale per dimostrare patti contrari o aggiunti al contenuto di un documento. Per provare la simulazione di una quietanza di pagamento, non è ammissibile la prova per testi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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