LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Simulazione assoluta: prova con presunzioni

Una società, dopo aver promesso in vendita un immobile a un primo acquirente, lo vende a una terza persona per sottrarlo all’esecuzione forzata. Il promissario acquirente agisce in giudizio e ottiene una sentenza che dichiara la seconda vendita una simulazione assoluta. La Corte di Cassazione conferma la decisione, ribadendo che i terzi danneggiati possono provare la simulazione tramite un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti (presunzioni), la cui valutazione di merito, se logica e coerente, è insindacabile in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Simulazione Assoluta: Come un Terzo Può Provarla con Indizi

La simulazione assoluta di un contratto è uno strumento spesso utilizzato per danneggiare i diritti di terzi, creando un’apparenza giuridica che non corrisponde alla realtà. Un caso recente, deciso dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 12813/2024, offre un chiaro esempio di come un terzo danneggiato possa smascherare tale finzione attraverso l’uso di prove presuntive. La vicenda riguarda la vendita di un immobile, apparentemente trasferito a un nuovo acquirente ma, in realtà, orchestrata al solo fine di sottrarlo al legittimo promissario acquirente.

I Fatti del Caso: Una Doppia Vendita Immobiliare

La controversia ha origine da un contratto preliminare di vendita di un immobile. Il promissario acquirente, non ottenendo la stipula del contratto definitivo, aveva avviato un’azione legale (ex art. 2932 c.c.) per ottenere una sentenza che trasferisse coattivamente la proprietà in suo favore, risultando vittorioso.

Tuttavia, durante lo svolgimento di quel giudizio, la società promittente venditrice aveva venduto lo stesso immobile a una terza persona. Il primo acquirente, scoperto l’inganno, intentava una nuova causa per far dichiarare che questa seconda vendita era fittizia, ovvero una simulazione assoluta volta unicamente a pregiudicare i suoi diritti.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello gli davano ragione, dichiarando la nullità del secondo atto di compravendita. La società venditrice, soccombente, ricorreva quindi in Cassazione.

La Prova della Simulazione Assoluta tramite Presunzioni

Il punto cruciale della decisione della Cassazione verte sulla modalità con cui un terzo può provare la simulazione assoluta. Non essendo parte dell’accordo segreto (accordo simulatorio), il terzo difficilmente può fornire una prova diretta. Per questo, la legge gli consente di avvalersi di presunzioni, ovvero di indizi gravi, precisi e concordanti.

La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione su una serie di elementi presuntivi convergenti, ritenuti sufficienti a svelare la finzione:

* Mancata prova del pagamento: Non vi era una dimostrazione certa che il prezzo della seconda vendita fosse stato effettivamente pagato.
* Contiguità temporale: La vendita fittizia era avvenuta in un lasso di tempo molto vicino alla vicenda giudiziaria con il primo acquirente.
* Dilazione anomala del pagamento: Il pagamento era stato dilazionato in modo inusuale e senza alcuna garanzia.
* Mancanza di giustificazioni: Le parti non avevano fornito spiegazioni plausibili per le anomalie del contratto.
* Immissione in possesso anticipata: La seconda acquirente era stata immessa nel possesso dell’immobile molto prima della stipula dell’atto, senza un contratto di comodato o locazione che giustificasse tale situazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la validità del ragionamento dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno sottolineato che il compito di valutare gli elementi di prova, incluse le presunzioni, spetta al giudice di merito. Il suo giudizio non può essere messo in discussione in sede di legittimità se, come in questo caso, è basato su una motivazione logica, coerente e completa.

La Corte ha specificato che i singoli indizi non vanno considerati isolatamente, ma nella loro valutazione complessiva. L’insieme degli elementi raccolti nel processo disegnava un quadro probatorio solido e coerente, dal quale emergeva in modo chiaro l’intento simulatorio delle parti. La ricorrente, secondo la Corte, non stava denunciando una violazione di legge, ma tentava di ottenere un inammissibile riesame dei fatti già accuratamente valutati nei precedenti gradi di giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale a tutela dei terzi: la simulazione assoluta può essere efficacemente provata in giudizio attraverso un ragionamento presuntivo. Chi è danneggiato da un contratto fittizio può raccogliere una serie di indizi e sottoporli al giudice, il quale ha il potere di valutarli nel loro insieme per accertare la verità reale dietro l’apparenza formale. La decisione sottolinea l’importanza di una motivazione giudiziaria ben argomentata, che diventa quasi inattaccabile in Cassazione se fondata su una valutazione logica e completa delle prove, anche se indirette.

Come può un terzo, estraneo a un contratto, dimostrare che si tratta di una simulazione assoluta?
Un terzo può provarla attraverso presunzioni, ossia una serie di indizi gravi, precisi e concordanti che, valutati nel loro complesso dal giudice, consentono di risalire al fatto ignoto (l’accordo simulatorio) partendo da fatti noti (es. mancanza di pagamento, rapporti tra le parti, tempistiche sospette).

Quali elementi sono stati considerati decisivi in questo caso per provare la simulazione?
Gli elementi decisivi sono stati la mancata dimostrazione del pagamento del prezzo, l’inusuale dilazione dello stesso senza garanzie, la contiguità temporale tra la promessa di vendita al primo acquirente e la vendita fittizia alla seconda, e l’assenza di un valido titolo che giustificasse il possesso dell’immobile da parte di quest’ultima prima dell’atto notarile.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti del caso?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito i fatti o le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e controllare la logicità e coerenza della motivazione della sentenza impugnata. Se la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito è logicamente argomentata, essa è insindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati