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Simulazione assoluta: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso degli eredi di un acquirente contro una sentenza che aveva accertato la simulazione assoluta di una compravendita immobiliare. La Corte ha ribadito che non può riesaminare nel merito le valutazioni delle prove, come le presunzioni, effettuate dai giudici dei gradi inferiori, e ha respinto tutti i cinque motivi di ricorso, inclusi quelli procedurali relativi alla produzione di nuovi documenti e al principio del giudice naturale.

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Simulazione Assoluta: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per la cassazione, in particolare quando si contesta una decisione di merito basata su una simulazione assoluta. Il caso riguarda una compravendita immobiliare che i giudici di primo e secondo grado avevano dichiarato fittizia. La Suprema Corte, rigettando il ricorso, ha riaffermato principi fondamentali del processo civile, sottolineando l’impossibilità di trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una compravendita immobiliare. I creditori del venditore, rappresentati dalla curatela fallimentare, agivano in giudizio sostenendo che la vendita fosse in realtà una simulazione assoluta, ovvero un contratto apparente che le parti non avevano alcuna intenzione di realizzare. L’obiettivo era sottrarre l’immobile alla garanzia dei creditori.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano questa tesi, dichiarando la vendita inefficace. La Corte d’Appello, pur confermando la simulazione, riduceva l’importo che l’acquirente doveva restituire a titolo di frutti civili. Gli eredi dell’acquirente, nel frattempo deceduto, decidevano di proporre ricorso in Cassazione, articolandolo in cinque distinti motivi.

L’analisi dei motivi del ricorso e la simulazione assoluta

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, qualificandoli come inammissibili o infondati. L’analisi della Corte è un’utile guida per comprendere i limiti dell’impugnazione in sede di legittimità.

Il divieto di nuove prove in appello

Il primo motivo lamentava la mancata ammissione in appello di alcuni documenti. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile perché i ricorrenti non avevano criticato la specifica ratio decidendi della Corte d’Appello, la quale aveva ritenuto che tali documenti avrebbero potuto essere prodotti già in primo grado. Non basta lamentare la violazione di una norma; è necessario contestare il ragionamento specifico del giudice che l’ha applicata.

Il principio del giudice naturale

Con il secondo motivo, i ricorrenti sostenevano una violazione del principio del giudice naturale, poiché la causa era stata trasferita da una sezione civile ordinaria a quella fallimentare all’interno dello stesso Tribunale. La Corte ha ritenuto il motivo infondato, chiarendo che finché la causa rimane incardinata nello stesso ufficio giudiziario, non si configura alcuna violazione.

Il valore delle fotocopie e l’inammissibilità della censura

Il terzo motivo, relativo alla presunta violazione delle norme sul valore probatorio delle fotocopie, è stato dichiarato palesemente inammissibile. I ricorrenti non avevano specificato se e come tale questione fosse stata sollevata nel giudizio d’appello, rendendo impossibile per la Corte valutarne la pertinenza.

La critica alle presunzioni sulla simulazione assoluta

I motivi quarto e quinto erano il cuore del ricorso e riguardavano la contestazione della simulazione assoluta. I ricorrenti criticavano l’uso delle presunzioni semplici da parte dei giudici di merito per provare la natura fittizia del contratto. Contestavano la valutazione di elementi come protesti e la stipula di un contratto di locazione successivo alla vendita.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha dichiarato entrambi questi motivi inammissibili, evidenziando che si trattava di un tentativo mascherato di ottenere una nuova valutazione dei fatti. La Cassazione non è un “terzo grado di merito” e non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella, logicamente motivata, dei giudici di Tribunale e Appello. La ricostruzione dei fatti basata su presunzioni (come la gravità, precisione e concordanza degli indizi) è un’attività riservata esclusivamente al giudice di merito. Tentare di confutare in Cassazione queste valutazioni, argomentando su semplici fatti, porta inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso. La Corte ha inoltre richiamato l’applicazione dell’articolo 348 ter c.p.c. (la cosiddetta “doppia conforme”), che limita ulteriormente la possibilità di censurare l’accertamento dei fatti quando le decisioni di primo e secondo grado sono conformi.

Conclusioni

La decisione in commento è un’importante conferma dei limiti del giudizio di legittimità. Insegna che un ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già respinte nei gradi di merito. Per avere successo, è necessario individuare precise violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata, senza mai sconfinare in una richiesta di nuova valutazione delle prove. Nel contesto della simulazione assoluta, dove la prova si basa spesso su presunzioni, questo principio assume una rilevanza ancora maggiore: l’accertamento del giudice di merito, se ben motivato, è difficilmente scalfibile in sede di legittimità.

È possibile presentare in appello documenti che si potevano produrre in primo grado?
No, la Corte conferma che è inammissibile il motivo di appello con cui si lamenta la mancata ammissione di documenti che avrebbero potuto essere prodotti tempestivamente nel giudizio di primo grado.

Spostare una causa dalla sezione civile a quella fallimentare dello stesso tribunale viola il principio del giudice naturale?
No, la Corte ha chiarito che non si verifica alcuna violazione del principio del giudice naturale (art. 25 Cost.) se la causa viene trattata da diverse sezioni dello stesso ufficio giudiziario, in quanto il giudice rimane unico.

Si può contestare in Cassazione la valutazione delle prove, come le presunzioni, fatta dai giudici di merito in un caso di simulazione assoluta?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, non di merito. Pertanto, è inammissibile un ricorso che, pur denunciando una violazione di legge, in realtà mira a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti, come le presunzioni utilizzate per accertare una simulazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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