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Servitù uso pubblico: i requisiti per l’usucapione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30289/2024, ha chiarito i requisiti per l’usucapione di una servitù uso pubblico. Un Comune aveva ottenuto in appello il riconoscimento di un diritto di passaggio su fondi privati, ma la Suprema Corte ha cassato la sentenza. È stato stabilito che la mera esistenza di un sentiero, anche per oltre vent’anni, non è sufficiente. L’ente pubblico deve dimostrare un uso generalizzato da parte di una collettività indeterminata (uti cives) per il soddisfacimento di un interesse pubblico, e non un mero uso da parte di singoli per loro comodità (uti singuli).

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Servitù uso pubblico: non basta un sentiero per l’usucapione

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 30289 del 25 novembre 2024 offre un importante chiarimento sui requisiti necessari per costituire una servitù uso pubblico tramite usucapione. La Suprema Corte ha stabilito che la semplice esistenza di un sentiero su una proprietà privata, anche se presente da oltre vent’anni, non è di per sé sufficiente a far sorgere un diritto di passaggio a favore della collettività. È indispensabile una prova rigorosa dell’uso generalizzato da parte del pubblico per un fine di interesse generale.

I fatti di causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di un Comune montano che citava in giudizio i proprietari di alcuni fondi per accertare l’avvenuta usucapione ventennale di una servitù di passaggio su un sentiero e di una servitù di acquedotto sottostante. I proprietari si opponevano, sostenendo che il passaggio fosse sempre stato sporadico e limitato a una cerchia ristretta di persone (ospiti, confinanti, residenti nelle vicinanze) e non a una generalità indifferenziata di cittadini.

Inizialmente, il Tribunale dava ragione ai proprietari, rigettando le domande del Comune. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo la domanda principale del Comune e dichiarando l’usucapione di entrambe le servitù. I proprietari, non arrendendosi, proponevano ricorso per Cassazione.

La questione della prova nella servitù uso pubblico

Il punto centrale del ricorso in Cassazione, accolto dalla Suprema Corte, riguardava l’erronea applicazione delle norme sulla prova dell’usucapione (artt. 2697, 1158 e 1140 c.c.). I ricorrenti lamentavano che i giudici d’appello avessero desunto l’esistenza della servitù uso pubblico da elementi statici, come la mera presenza fisica di un sentiero e rilievi cartografici, senza però che il Comune avesse fornito la prova di una condotta dinamica, ovvero l’esercizio effettivo, protratto e generalizzato del passaggio da parte della collettività.

Secondo i giudici di legittimità, per qualificare una strada come destinata a uso pubblico e quindi soggetta a usucapione, è necessario fornire una duplice e rigorosa dimostrazione:
1. L’uso generalizzato del passaggio: Questo deve essere effettuato da una collettività indeterminata di individui, considerati uti cives (come cittadini), in quanto portatori di un interesse generale. Non è sufficiente una utilizzazione uti singuli, cioè finalizzata a soddisfare un interesse personale ed esclusivo di pochi individui (come raggiungere più agevolmente la propria abitazione).
2. L’oggettiva idoneità del bene: Il passaggio deve essere oggettivamente idoneo a soddisfare un fine di pubblico interesse.
3. Il protrarsi dell’uso: L’uso con le caratteristiche sopra descritte deve essersi protratto per il tempo necessario all’usucapione (vent’anni).

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso, evidenziando come la Corte d’Appello si fosse limitata ad analizzare l’esistenza della strada e il protrarsi di tale situazione per un ventennio, senza però compiere la necessaria verifica sugli altri requisiti fondamentali. In particolare, la sentenza impugnata non aveva adeguatamente accertato se sul sentiero si fosse effettivamente realizzato un passaggio generalizzato da parte di una collettività indeterminata, mossa da un interesse pubblico.

I giudici di merito, secondo la Cassazione, non hanno evidenziato nella loro motivazione quegli aspetti che avrebbero potuto dimostrare un uso uti cives, limitandosi a un’analisi superficiale della situazione di fatto. Questo errore di valutazione ha comportato un vizio nella sentenza, rendendola non conforme ai principi di diritto che regolano la materia della servitù uso pubblico.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio fondamentale: l’acquisizione di un diritto di uso pubblico su un bene privato per usucapione è un evento eccezionale che richiede una prova particolarmente rigorosa. Non basta che un sentiero esista da decenni o che sia utilizzato da alcuni passanti. È onere dell’ente pubblico che agisce in giudizio dimostrare, in modo inequivocabile, che tale uso è stato continuo, pacifico e, soprattutto, espressione di un interesse collettivo e non della somma di interessi individuali. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame che tenga conto dei principi enunciati.

È sufficiente l’esistenza di un sentiero su un terreno privato per oltre vent’anni per far sorgere una servitù uso pubblico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola esistenza di un percorso non è sufficiente. È necessario dimostrare che tale sentiero sia stato utilizzato in modo continuativo da una collettività indeterminata di persone per il soddisfacimento di un interesse pubblico.

Cosa deve dimostrare un ente pubblico per ottenere l’usucapione di una servitù di passaggio?
L’ente pubblico deve provare la coesistenza di tre condizioni: 1) l’uso generalizzato del passaggio da parte di una collettività indeterminata di individui (uti cives); 2) l’oggettiva idoneità del bene a soddisfare un fine di pubblico interesse; 3) il protrarsi di tale uso per il tempo necessario all’usucapione (di regola, vent’anni).

Qual è la differenza tra uso ‘uti cives’ e ‘uti singuli’ di un passaggio?
L’uso uti cives (come cittadini) si verifica quando il passaggio viene utilizzato da una generalità indistinta di persone per soddisfare un interesse pubblico, come raggiungere un luogo di interesse collettivo. L’uso uti singuli (come singoli) avviene quando il passaggio è utilizzato da persone determinate per soddisfare un loro esclusivo interesse personale, ad esempio per avere un accesso più comodo alla propria proprietà privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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