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Servitù per destinazione: no COSAP se l’opera c’era

Un cittadino contesta il pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) per opere come intercapedini e bocche di lupo. La Corte di Cassazione accoglie il suo ricorso, stabilendo che se tali opere, visibili e permanenti, preesistevano alla cessione del terreno al Comune, si costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia. Questo diritto esonera dal pagamento del canone, invertendo l’onere della prova a sfavore dell’ente pubblico. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Servitù per destinazione: stop al COSAP se l’opera è preesistente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di occupazione di suolo pubblico e diritti reali. Al centro del dibattito, la debenza del Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) nel caso in cui le opere insistenti sul suolo, poi divenuto pubblico, fossero già presenti. La Corte ha stabilito che, in tali circostanze, può configurarsi una servitù per destinazione del padre di famiglia, un principio che può esonerare il proprietario dal pagamento del canone. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Occupazione di Suolo Pubblico

Un cittadino si opponeva alla richiesta di pagamento del COSAP avanzata dal Comune per l’anno 2017. L’occupazione contestata riguardava un’intercapedine e due bocche di lupo realizzate a servizio del suo immobile, ma insistenti su un’area (marciapiede e strada) divenuta di proprietà pubblica. Il proprietario sosteneva che tali manufatti fossero stati realizzati prima che l’area diventasse pubblica, quando l’intero lotto apparteneva a un unico soggetto. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva dato ragione al Comune, ritenendo irrilevante la preesistenza delle opere e ponendo a carico del cittadino l’onere di dimostrare di essersi riservato specifici diritti al momento della cessione dell’area stradale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il motivo di ricorso del cittadino relativo alla violazione delle norme sull’onere della prova e sulla costituzione delle servitù.

Analisi dei Motivi di Ricorso Respinti

Prima di arrivare al cuore della questione, la Corte ha esaminato e respinto altri tre motivi di ricorso. In sintesi, ha chiarito che:
1. Non sussiste un litisconsorzio necessario con gli altri comproprietari, poiché l’obbligazione di pagamento del canone è solidale e l’ente può agire contro uno solo dei coobbligati.
2. La mancata estensione del giudizio a una seconda intimazione di pagamento, notificata in corso di causa, era irrilevante, poiché la decisione finale sulla debenza del canone avrebbe risolto la questione per entrambe.
3. Non era necessario coinvolgere nel giudizio la società di riscossione, in quanto la controversia riguardava l’esistenza stessa del credito del Comune e non le modalità di esazione.

Il Principio della Servitù per Destinazione del Padre di Famiglia

Il punto cruciale della decisione risiede nel quarto motivo di ricorso. La Corte ha affermato che la Corte d’Appello ha errato nel non applicare, anche d’ufficio, l’art. 1062 del Codice Civile, che disciplina la servitù per destinazione del padre di famiglia. Questo istituto prevede che quando due fondi, attualmente divisi, sono stati posseduti da un unico proprietario, il quale ha posto uno a servizio dell’altro creando opere visibili e permanenti, la servitù si considera costituita attivamente e passivamente a favore e a carico dei fondi separati, a meno che non vi sia una disposizione contraria nell’atto di separazione.

Le Motivazioni: L’Onere della Prova e l’Art. 1062 c.c.

La Corte di Cassazione ha spiegato che la Corte d’Appello ha commesso un errore fondamentale nel considerare la preesistenza dei manufatti come una “circostanza non significativa”. Al contrario, è proprio questo l’elemento cardine. Se le opere (l’intercapedine e le bocche di lupo) erano visibili e permanenti e destinate all’esercizio della servitù quando l’area era ancora un tutt’uno, la loro successiva separazione (con la cessione dell’area stradale al Comune) ha automaticamente generato la servitù.

In questo scenario, il silenzio dell’atto di cessione non gioca a sfavore del proprietario dell’immobile, ma a suo favore. È la legge stessa, attraverso la presunzione sancita dall’art. 1062 c.c., a risolvere la questione. L’onere di provare una volontà contraria alla costituzione della servitù sarebbe spettato, semmai, a chi la contestava, ovvero al Comune. I giudici di merito hanno quindi errato nell’invertire l’onere della prova, pretendendo che fosse il cittadino a dimostrare di essersi riservato un diritto che, in presenza dei presupposti, sorge per legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Torino per un nuovo esame. Quest’ultima dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui la preesistenza di opere visibili e permanenti, destinate al servizio di un fondo, al momento della separazione della proprietà, costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia. Tale diritto reale giustifica l’occupazione del suolo divenuto pubblico e, di conseguenza, esclude la debenza del relativo canone (COSAP). Questa ordinanza rafforza la tutela dei diritti reali costituiti di fatto prima della pubblicizzazione di un’area e chiarisce l’applicazione di un importante principio civilistico anche in contesti di diritto pubblico-tributario.

Quando si costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia?
Si costituisce automaticamente quando un unico proprietario di due fondi crea opere visibili e permanenti che pongono un fondo a servizio dell’altro, e successivamente i due fondi cessano di appartenere allo stesso proprietario, a meno che nell’atto di separazione non sia specificato diversamente.

In caso di opere preesistenti alla cessione del suolo a un ente pubblico, chi deve provare l’esistenza della servitù?
Secondo la Corte, se le opere erano visibili e permanenti, la servitù si presume costituita per legge. Il silenzio dell’atto di cessione non pregiudica chi beneficia della servitù. Spetta all’ente pubblico, che contesta la servitù, provare un’eventuale volontà contraria delle parti al momento della separazione dei fondi.

Il pagamento del canone di occupazione suolo pubblico (COSAP) è dovuto se l’opera era preesistente alla strada pubblica?
No. Se si dimostra che l’opera esisteva prima che l’area diventasse pubblica e che ricorrono i presupposti per una servitù per destinazione del padre di famiglia, il proprietario ha un diritto reale che giustifica l’occupazione. Di conseguenza, il COSAP non è dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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