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Sequestro conservativo: rigetto per mancanza di fumus

La Corte di Appello di Venezia ha rigettato la richiesta di sequestro conservativo avanzata dalla parte acquirente in un contratto preliminare. La decisione si fonda sulla mancanza del ‘fumus boni iuris’, ovvero della parvenza di un diritto fondato. Secondo la Corte, è stata proprio la parte acquirente a violare gli obblighi contrattuali, non adoperandosi per ottenere le autorizzazioni necessarie alla realizzazione di un progetto immobiliare e causando così l’inadempimento. Di conseguenza, la pretesa di restituzione di una somma ottenuta tramite l’escussione di una fideiussione è stata ritenuta, in questa fase cautelare, infondata.

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Sequestro Conservativo: Quando la Mancanza di Fumus Boni Iuris Blocca la Tutela

L’ordinanza della Corte di Appello di Venezia analizza un caso cruciale per chi opera nel settore immobiliare e contrattuale: la richiesta di sequestro conservativo. Questo provvedimento cautelare, pensato per proteggere le ragioni del creditore, non può essere concesso se il richiedente non dimostra, anche solo a un primo esame, la fondatezza del proprio diritto. La decisione sottolinea un principio fondamentale: non si può beneficiare della propria inadempienza per poi chiedere tutela al giudice.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un contratto preliminare di compravendita stipulato nel 2008. Una società, promissaria acquirente, si impegnava ad acquistare dei beni immobili per la realizzazione di un progetto. A garanzia degli obblighi assunti, veniva consegnata una fideiussione di 300.000,00 euro. Il contratto era sottoposto a una condizione risolutiva: il mancato ottenimento delle autorizzazioni necessarie entro una certa data.

Tuttavia, le autorizzazioni non arrivano. I promittenti venditori escutono la fideiussione, incassando la somma. La società acquirente, allora, agisce in giudizio e, in corso di causa, chiede un sequestro conservativo sui beni dei venditori per un importo di oltre 332.000,00 euro, sostenendo di non avere alcuna colpa per il fallimento dell’operazione e che, quindi, la somma incassata dai venditori fosse illegittima.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte di Appello di Venezia ha rigettato il ricorso per sequestro conservativo. La decisione si fonda interamente sulla valutazione del primo dei due requisiti necessari per la concessione di una misura cautelare: il fumus boni iuris, ovvero la ‘parvenza del buon diritto’. Secondo i giudici, dall’esame degli atti e delle testimonianze, non solo il diritto della ricorrente non appariva fondato, ma emergeva un quadro di chiara inadempienza da parte sua. L’assenza di questo requisito ha reso superfluo l’esame del secondo, il periculum in mora (il pericolo nel ritardo).

Le Motivazioni: Analisi del Fumus Boni Iuris e Inadempimento

Le motivazioni della Corte sono nette e si basano su diversi punti chiave:

1. Violazione degli Obblighi Contrattuali: La Corte ha accertato che la società acquirente aveva violato gli obblighi assunti. In particolare, pur avendo l’onere di portare avanti le pratiche per le autorizzazioni (come previsto dall’art. 7 del preliminare), era rimasta inerte. Già nell’aprile del 2008, consapevole che il progetto richiedeva una nuova linea elettrica (un’opera complessa e costosa), aveva perso interesse economico nell’operazione.

2. Mancanza di Cooperazione: Nonostante i solleciti dei venditori, l’acquirente non ha mai risposto, né ha collaborato per superare gli ostacoli burocratici. Anzi, ha rifiutato di sostenere i costi per la Valutazione di Impatto Ambientale, che erano stati anticipati dai venditori.

3. Imputabilità del Mancato Avveramento della Condizione: La Corte richiama l’art. 1359 c.c., secondo cui una condizione si considera avverata qualora sia mancata per causa imputabile alla parte che aveva interesse contrario al suo avveramento. In questo caso, l’acquirente aveva interesse a liberarsi dal contratto (risoluzione) e, con il suo comportamento omissivo, ha causato il mancato ottenimento delle autorizzazioni. Pertanto, non può invocare il fallimento della condizione a proprio vantaggio.

4. Assenza di Prova: Le argomentazioni della ricorrente, come la presunta necessità di un nuovo progetto, non hanno trovato riscontro né nei documenti né nelle testimonianze, che anzi hanno confermato i tentativi dei venditori di adempiere al contratto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre spunti pratici di grande rilevanza. In primo luogo, ribadisce che per ottenere un sequestro conservativo non è sufficiente affermare di avere un credito, ma è necessario fornire al giudice elementi concreti che ne dimostrino la probabile esistenza (fumus boni iuris). La richiesta cautelare non può essere un’arma tattica usata alla leggera.

In secondo luogo, emerge con forza il principio della buona fede e della cooperazione nell’esecuzione del contratto. Una parte non può rimanere inerte, ostacolare l’adempimento e poi pretendere di essere tutelata. Il comportamento contrario a buona fede, che porta al fallimento di una condizione contrattuale, viene sanzionato dall’ordinamento, impedendo alla parte inadempiente di trarne vantaggio. Infine, la decisione conferma che l’analisi del fumus boni iuris è pregiudiziale: se il diritto non appare verosimile, la richiesta cautelare viene respinta senza neanche valutare il rischio di un danno futuro.

Per quale motivo principale la Corte ha rigettato la richiesta di sequestro conservativo?
La Corte ha rigettato la richiesta per la mancanza del ‘fumus boni iuris’, ossia la parvenza di un diritto fondato. Dall’esame preliminare è emerso che era stata la parte ricorrente (l’acquirente) a essere inadempiente agli obblighi contrattuali.

Quale comportamento ha tenuto la parte acquirente che ha portato al rigetto del ricorso?
La parte acquirente ha violato gli obblighi di cooperazione previsti dal contratto, omettendo di svolgere le pratiche necessarie per ottenere le autorizzazioni, manifestando disinteresse per il progetto e rifiutandosi di sostenere i costi necessari, causando così il mancato avveramento della condizione risolutiva.

È possibile ottenere un sequestro conservativo se il proprio diritto non appare fondato a un primo esame?
No. Come chiarito dalla Corte, l’insussistenza del requisito del ‘fumus boni iuris’ è sufficiente a rigettare il ricorso, rendendo superflua ogni valutazione sul ‘periculum in mora’ (il pericolo di danno nel ritardo).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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