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Scrittura privata: disconoscimento e querela di falso

In una disputa su una fornitura edile, la Cassazione chiarisce la valenza probatoria della scrittura privata prodotta in fotocopia. Se una parte disconosce tempestivamente la conformità della copia all’originale, il documento perde efficacia probatoria. Non è necessario per la parte che contesta la copia avviare una querela di falso; spetta invece a chi ha prodotto il documento chiederne la verificazione. Il caso riguardava una quietanza di pagamento la cui data era stata contestata come contraffatta.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Scrittura Privata: Disconoscimento della Fotocopia o Querela di Falso?

Nel contesto dei processi civili, la gestione delle prove documentali è cruciale. Una scrittura privata, come un contratto o una quietanza di pagamento, è uno degli strumenti probatori più comuni. Ma cosa succede quando viene prodotta in giudizio solo una fotocopia e una delle parti ne contesta l’autenticità? È sufficiente un semplice disconoscimento o è necessaria una complessa querela di falso? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32656/2024, offre un chiarimento fondamentale su questo punto, tracciando una linea netta tra le due procedure.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso a favore di un fornitore di materiale edile contro un suo cliente per un importo di circa 9.000 euro. Il cliente si opponeva al decreto, sostenendo di aver già effettuato diversi pagamenti e produceva, a riprova di un versamento di 5.000 euro, la fotocopia di una quietanza di pagamento.

Il fornitore, tuttavia, contestava immediatamente il documento, affermando che la data apposta sulla quietanza era stata contraffatta. In particolare, sosteneva che la data originale fosse gennaio 2013 e non giugno 2013, come appariva sulla copia. Questa differenza era determinante, poiché una data successiva a un riconoscimento di debito precedentemente firmato dal cliente avrebbe estinto parte del debito, mentre una data anteriore no.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, dava ragione al cliente. Secondo i giudici di secondo grado, il fornitore, di fronte a un’accusa di contraffazione, avrebbe dovuto proporre una querela di falso e non limitarsi a disconoscere la fotocopia.

La Decisione della Cassazione sul disconoscimento della scrittura privata

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso del fornitore. Il cuore della decisione si basa sull’interpretazione dell’articolo 2719 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che le copie fotografiche di scritture hanno la stessa efficacia probatoria delle originali, ma solo a una condizione: che la loro conformità con l’originale non sia ‘espressamente disconosciuta’.

Nel caso di specie, il fornitore aveva tempestivamente ed espressamente disconosciuto la conformità della fotocopia all’originale. Secondo la Cassazione, questo atto è sufficiente a togliere ogni valore probatorio alla copia. Una volta avvenuto il disconoscimento, il giudice non può più basare la propria decisione su quel documento. Spettava alla parte che lo aveva prodotto (il cliente) l’onere di attivarne il ‘procedimento di verificazione’ per dimostrarne l’autenticità, cosa che non era avvenuta.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione chiarendo la distinzione tra due strumenti processuali diversi: il disconoscimento ex art. 2719 c.c. e la querela di falso. L’affermazione della Corte d’Appello, secondo cui per contestare una contraffazione fosse necessaria la querela di falso, è stata giudicata errata. La Cassazione ha precisato che la querela di falso è un rimedio necessario per contestare l’autenticità di un atto pubblico o di una scrittura privata già riconosciuta o verificata, ma non è l’unica via per contestare una copia.

Quando una parte produce una semplice fotocopia, la controparte ha il diritto di disconoscerne la conformità all’originale. Questo disconoscimento, se espresso e tempestivo, è un atto che paralizza l’efficacia probatoria del documento. Non è onere di chi disconosce avviare un procedimento complesso come la querela di falso. Al contrario, è la parte che intende avvalersi della copia a dover provare la sua veridicità, ad esempio producendo l’originale o chiedendo la verificazione della scrittura.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un principio fondamentale a tutela del corretto svolgimento del processo. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Chi produce una fotocopia si assume un rischio: Se la controparte la disconosce, il documento perde valore probatorio se non se ne dimostra l’autenticità.
2. Il disconoscimento è uno strumento efficace: Non è necessario imbarcarsi in una querela di falso per contestare una copia. Un disconoscimento formale e tempestivo è sufficiente.
3. Onere della prova: L’onere di provare la veridicità di una copia disconosciuta ricade su chi l’ha prodotta in giudizio. La sentenza impugnata è stata quindi cassata e la causa rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi.

Cosa succede se in un processo una parte disconosce la fotocopia di un documento prodotta dalla controparte?
Secondo la Corte di Cassazione, se il disconoscimento della conformità della copia all’originale è espresso e tempestivo, il documento perde la sua efficacia probatoria. Il giudice non può più utilizzarlo come prova a fondamento della sua decisione.

Per contestare una scrittura privata prodotta in copia è sempre necessaria la querela di falso?
No. La Corte chiarisce che la querela di falso non è l’unica via né quella obbligatoria. Il disconoscimento della conformità della copia all’originale, ai sensi dell’art. 2719 c.c., è uno strumento sufficiente per privare il documento di valore probatorio.

Su chi ricade l’onere di dimostrare l’autenticità di una fotocopia dopo che è stata disconosciuta?
L’onere della prova ricade sulla parte che ha prodotto la fotocopia in giudizio. È questa parte che, se vuole avvalersi del documento, deve attivare il procedimento di verificazione o fornire altri elementi per dimostrarne l’autenticità e la conformità all’originale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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