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Sconfinamento opere pubbliche: giudice ordinario

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 16/03/2025, risolve un conflitto di giurisdizione in un caso di sconfinamento opere pubbliche. Dei proprietari terrieri avevano citato in giudizio un ente pubblico per aver occupato un’area più vasta di quella autorizzata dai decreti di esproprio. La Corte ha stabilito che tale condotta costituisce un illecito di mero fatto, perpetrato in carenza assoluta di potere, e non l’esercizio di una potestà amministrativa. Di conseguenza, la competenza a decidere sulla richiesta di risarcimento danni spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo.

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Sconfinamento Opere Pubbliche: la Giurisdizione è del Giudice Ordinario

L’ordinanza in commento, emessa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, affronta un tema cruciale nel rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione: la tutela dei proprietari in caso di sconfinamento opere pubbliche. La Corte stabilisce un principio netto, chiarendo a quale giudice spetta decidere sulle richieste di risarcimento quando l’Amministrazione occupa un’area più estesa di quella legittimamente autorizzata. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per la difesa del diritto di proprietà.

I Fatti del Caso: Occupazione Illegittima e Danni

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa da alcuni proprietari terrieri contro un ente pubblico locale e la società appaltatrice dei lavori. I ricorrenti lamentavano che, nel corso della realizzazione di un’opera pubblica, i loro terreni erano stati occupati ben oltre i limiti fissati dai decreti di occupazione d’urgenza.

Nello specifico, l’ente aveva proceduto all’esecuzione dei lavori occupando di fatto un’area molto più ampia di quella prevista, sradicando un numero maggiore di alberi di agrumi e ulivo, distruggendo impianti di irrigazione e, in generale, arrecando gravi danni all’azienda agricola. Questa occupazione era avvenuta senza alcun provvedimento ablativo che la giustificasse, configurandosi come una vera e propria occupazione materiale illegittima.

Il Conflitto di Giurisdizione sullo Sconfinamento Opere Pubbliche

Inizialmente, il Tribunale ordinario, adito dai proprietari, aveva declinato la propria giurisdizione a favore del giudice amministrativo. Secondo il primo giudice, l’occupazione si inseriva comunque nell’ambito di una procedura espropriativa legittimamente avviata e, pertanto, era riconducibile all’esercizio di un potere pubblico.

Successivamente, il Tribunale amministrativo regionale, investito della causa, ha sollevato un conflitto negativo di giurisdizione. Il TAR ha sostenuto che l’occupazione di terreni diversi o più estesi rispetto a quelli oggetto dei provvedimenti amministrativi non rappresenta l’esercizio di un potere, ma un comportamento di mero fatto, posto in essere in carenza assoluta di potere. Di conseguenza, la controversia, avendo ad oggetto la lesione del diritto soggettivo di proprietà, doveva rientrare nella giurisdizione del giudice ordinario.

La Decisione della Cassazione

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno risolto il conflitto, accogliendo la tesi del Tribunale amministrativo e dichiarando la giurisdizione del giudice ordinario.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento in materia. La giurisdizione si determina non sulla base della prospettazione delle parti, ma del cosiddetto petitum sostanziale, ossia della natura intrinseca della posizione giuridica fatta valere. Nel caso di specie, oggetto della controversia non è la legittimità di un atto amministrativo, ma un comportamento materiale illecito.

Quando la Pubblica Amministrazione realizza un’opera pubblica su un terreno diverso o più esteso rispetto a quello considerato nei provvedimenti di approvazione del progetto e nei decreti di esproprio, la dichiarazione di pubblica utilità non può coprire l’area eccedente. L’occupazione di tale area, pertanto, non è riconducibile all’esercizio di una potestà amministrativa, ma costituisce un comportamento di mero fatto, perpetrato in carenza assoluta di potere.

Questo comportamento illecito, a carattere permanente, lede direttamente il diritto soggettivo di proprietà del privato. Non si tratta di contestare una scelta discrezionale della P.A., ma di reagire a un’azione illegittima non diversa da quella che potrebbe compiere un qualsiasi altro soggetto privato. Per questa ragione, l’azione risarcitoria e ripristinatoria rientra a pieno titolo nella giurisdizione del giudice ordinario, quale tutore naturale dei diritti soggettivi.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione cassa la pronuncia del Tribunale ordinario e dichiara la sua giurisdizione, rimettendo le parti dinanzi ad esso. Il principio affermato è chiaro: lo sconfinamento nelle opere pubbliche, ovvero l’occupazione di aree non coperte da un valido ed efficace provvedimento ablativo, integra un illecito comune. Il cittadino che subisce tale danno deve quindi rivolgersi al giudice ordinario per ottenere il risarcimento e, se possibile, la restituzione del bene, vedendo tutelato il suo diritto di proprietà contro un’azione della P.A. che travalica i confini del potere legittimo.

A quale giudice ci si deve rivolgere se la Pubblica Amministrazione, nell’eseguire un’opera pubblica, occupa un terreno più grande di quello autorizzato?
Ci si deve rivolgere al giudice ordinario, poiché tale azione non è espressione di un potere amministrativo ma un mero comportamento illecito che lede il diritto di proprietà.

Perché in caso di sconfinamento la giurisdizione non è del giudice amministrativo?
Perché l’occupazione di un’area non coperta da provvedimenti di esproprio o di occupazione d’urgenza è considerata un comportamento di mero fatto, compiuto in carenza assoluta di potere, e non l’esercizio di una funzione pubblica. La controversia riguarda la lesione di un diritto soggettivo (la proprietà) e non la legittimità di un atto amministrativo.

Cosa si intende per “carenza assoluta di potere” in questo contesto?
Significa che la Pubblica Amministrazione ha agito senza alcun titolo giuridico che la autorizzasse a occupare e trasformare quel specifico terreno. Di conseguenza, il suo comportamento viene equiparato a quello di un qualsiasi privato cittadino che commette un illecito ai danni di un altro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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