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Scissione societaria: revocatoria e gratuità del patto

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito che dichiarava inefficace una scissione societaria. L’operazione era stata impugnata dal curatore del fallimento della società scissa, che la riteneva un atto a titolo gratuito dannoso per i creditori. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società beneficiaria, ribadendo che la scissione societaria è un atto con effetti traslativi e, come tale, può essere oggetto di azione revocatoria. Nel caso specifico, l’operazione è stata considerata gratuita poiché la società scissa non aveva ricevuto alcun vantaggio patrimoniale in cambio degli asset trasferiti, rendendo l’atto inopponibile alla massa dei creditori.

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Scissione Societaria: Quando Può Essere Revocata in Caso di Fallimento?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce su un tema cruciale del diritto societario e fallimentare: la scissione societaria e la sua potenziale revocabilità. La Suprema Corte ha esaminato il caso di una scissione parziale ritenuta un atto a titolo gratuito e, di conseguenza, dannosa per i creditori della società scissa, poi fallita. La pronuncia offre importanti chiarimenti sulla natura giuridica della scissione e sui presupposti per l’esercizio dell’azione revocatoria fallimentare.

I Fatti del Caso: Una Scissione Sotto la Lente del Fallimento

Una società effettuava un’operazione di scissione parziale, trasferendo a una società beneficiaria di nuova costituzione un compendio di beni, tra cui un immobile, autoveicoli e partecipazioni societarie. Successivamente, la società scissa veniva dichiarata fallita. Il curatore fallimentare agiva in giudizio per far dichiarare l’inefficacia dell’atto di scissione ai sensi dell’art. 64 della Legge Fallimentare, che sanziona gli atti a titolo gratuito compiuti dal debitore nei due anni anteriori alla dichiarazione di fallimento.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano la domanda del curatore, ritenendo che l’operazione di scissione, nel caso specifico, avesse natura gratuita. Infatti, la società scissa non aveva ricevuto alcuna contropartita per il trasferimento dei beni, poiché le quote della nuova società beneficiaria erano state assegnate direttamente al socio unico di quest’ultima, e non ai soci della scissa. La società beneficiaria proponeva quindi ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Scissione Societaria

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia.

L’Inammissibilità dei Motivi di Ricorso

In primo luogo, la Corte ha giudicato inammissibile il terzo motivo di ricorso perché mescolava in modo confuso diverse censure (violazione di norme sostanziali, di norme procedurali e vizi di motivazione), violando il principio di tassatività e specificità dei motivi di ricorso per cassazione. La Corte ha ricordato che ogni censura deve essere chiaramente riconducibile a uno dei vizi previsti dall’art. 360 c.p.c.

La Natura Traslativa e la Gratuità della Scissione

Nel merito, la Cassazione ha confermato che la scissione, anche parziale, è un’operazione con effetti traslativi. Essa comporta un trasferimento di elementi patrimoniali da una società all’altra, che si traduce in un atto dispositivo del patrimonio del debitore. In quanto tale, è suscettibile di essere oggetto delle azioni a tutela dei creditori, inclusa l’azione revocatoria fallimentare. Questa azione mira a rendere l’atto inopponibile alla massa dei creditori, consentendo al curatore di recuperare i beni per soddisfare il ceto creditorio.

Le Motivazioni: Perché la Scissione Societaria è Stata Considerata un Atto Gratuito?

Il punto centrale della decisione riguarda la qualificazione dell’atto come gratuito. La Corte ha chiarito che la valutazione sulla gratuità o onerosità di un negozio non deve basarsi su un’analisi astratta dello schema legale, ma sulla causa concreta dell’operazione. Bisogna cioè verificare se, in pratica, il soggetto poi fallito abbia tratto un qualche vantaggio patrimoniale dall’operazione.

Nel caso esaminato, la Corte ha osservato che la devoluzione di beni dalla società scissa alla beneficiaria non era stata bilanciata da alcuna controprestazione a favore della prima. Le quote della nuova società, che avrebbero dovuto rappresentare il corrispettivo, non erano state attribuite alla scissa o ai suoi soci, ma a un terzo soggetto. Questa circostanza ha privato l’operazione di qualsiasi onerosità dal punto di vista della società scissa, configurandola come un puro depauperamento del suo patrimonio, a tutto vantaggio della beneficiaria e a danno dei suoi creditori.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Operazioni Societarie

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un orientamento giurisprudenziale consolidato e lancia un chiaro monito agli operatori del diritto e alle imprese. Le operazioni di riorganizzazione societaria, come la scissione societaria, non sono uno scudo contro le azioni a tutela dei creditori. Quando si strutturano tali operazioni, è fondamentale assicurarsi che non si traducano in un ingiustificato depauperamento del patrimonio di una delle società coinvolte, specialmente in un contesto di difficoltà finanziaria. La valutazione della gratuità dell’atto, basata sulla causa concreta, impone un’analisi attenta dei flussi patrimoniali e dei vantaggi effettivi per ciascun soggetto giuridico. In caso contrario, l’operazione, sebbene formalmente legittima, rischia di essere dichiarata inefficace in un successivo fallimento, con l’obbligo di restituire i beni alla massa fallimentare.

Un’operazione di scissione societaria può essere soggetta ad azione revocatoria fallimentare?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che la scissione è un’operazione con effetti traslativi di patrimonio, e come tale costituisce un atto dispositivo che può essere reso inefficace tramite l’azione revocatoria se pregiudica i creditori.

Quando una scissione societaria si considera un atto a titolo gratuito?
Si considera a titolo gratuito quando, analizzando la causa concreta dell’intera operazione, la società scissa (poi fallita) non trae alcun vantaggio patrimoniale effettivo dal trasferimento di beni, subendo un mero depauperamento del proprio patrimonio a favore della società beneficiaria.

È ammissibile un ricorso per cassazione che mescola diversi tipi di censure in un unico motivo?
No. La Corte ha ribadito che un motivo di ricorso che mescola in modo indistinto vizi eterogenei (es. violazione di legge, errori procedurali e vizi di motivazione) è inammissibile per violazione del principio di specificità, poiché riversa sul giudice il compito di individuare le singole censure.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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