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Scioglimento società: inammissibile il ricorso in Cassazione

Un socio di una S.r.l. ha richiesto lo scioglimento della società a causa di una paralisi gestionale e della mancata approvazione dei bilanci per oltre un decennio. I tribunali di merito hanno accolto la richiesta. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che i provvedimenti in materia di scioglimento società, rientrando nella volontaria giurisdizione, non hanno carattere decisorio e non sono quindi impugnabili in Cassazione.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Scioglimento Società per Inattività: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Lo scioglimento di una società è un evento critico nella vita di un’impresa, spesso innescato da conflitti insanabili tra soci o da una paralisi operativa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento procedurale, stabilendo quando il provvedimento che accerta la causa di scioglimento non può essere impugnato davanti alla Suprema Corte. Questa decisione si concentra sulla natura dei procedimenti di volontaria giurisdizione e sulle loro conseguenze pratiche per i soci.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di un socio di una S.r.l. di procedere allo scioglimento della società. A sostegno della sua istanza, il socio evidenziava una situazione di grave stallo: la società era di fatto inattiva da anni, con l’ultimo bilancio regolarmente depositato risalente a oltre un decennio prima. A complicare il quadro vi era un aspro conflitto con l’altra socia, amministratrice della società, aggravato da un procedimento penale che aveva portato al sequestro di alcuni immobili sociali. Il socio lamentava l’inerzia degli amministratori e l’impossibilità per l’assemblea di deliberare, chiedendo quindi al Tribunale di dichiarare lo scioglimento.

Il Tribunale di Venezia accoglieva la richiesta, accertando la sussistenza di una causa di scioglimento per impossibilità di funzionamento dell’assemblea, ai sensi dell’art. 2484, n. 3, c.c., e nominava un liquidatore. La socia amministratrice proponeva reclamo, ma la Corte di Appello confermava la decisione di primo grado, ribadendo che la mancata approvazione dei bilanci per un periodo così prolungato era prova di una paralisi stabile e irreversibile dell’organo assembleare.

La Questione dello Scioglimento Società e la Volontaria Giurisdizione

La Corte d’Appello aveva sottolineato un punto cruciale: il procedimento per l’accertamento di una causa di scioglimento società ha natura di volontaria giurisdizione. Questo significa che il suo scopo non è risolvere una lite tra due parti contrapposte, ma tutelare un interesse generale al corretto funzionamento del mercato e della società stessa. Di conseguenza, è irrilevante che la paralisi decisionale sia stata causata anche dal comportamento del socio che ha richiesto lo scioglimento. Se l’assemblea è oggettivamente bloccata, la causa di scioglimento sussiste.

Insoddisfatta della decisione, la socia proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che non vi fosse una vera paralisi, dato che le assemblee si erano tenute regolarmente, e che una recente cessione di quote aveva creato una nuova maggioranza in grado di superare i conflitti.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un consolidato principio giurisprudenziale. Il punto centrale della motivazione risiede nella natura del provvedimento impugnato. I decreti emessi in sede di reclamo che accertano una causa di scioglimento di una società sono provvedimenti di volontaria giurisdizione e, come tali, sono privi del ‘carattere decisorio’.

Cosa significa? Significa che tale provvedimento non risolve una controversia su diritti soggettivi in modo definitivo e vincolante (con forza di giudicato), come farebbe una sentenza. Il suo scopo è gestionale: prendere atto di una situazione di stallo e avviare la procedura di liquidazione per tutelare i soci, i creditori e i terzi. Poiché manca questo carattere di decisorietà, il decreto non è suscettibile di ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione.

La Corte ha chiarito che l’indagine del giudice in questa fase è sommaria (incidenter tantum). La decisione non impedisce a chiunque vi abbia interesse di avviare un successivo e separato giudizio ordinario per dimostrare, con pienezza di prove, l’insussistenza della causa di scioglimento e ottenere la revoca del decreto.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ribadisce una regola procedurale fondamentale con importanti implicazioni pratiche per i soci di società in crisi. Da un lato, conferma che la via della volontaria giurisdizione è uno strumento agile per ottenere lo scioglimento di una società paralizzata, senza dover attendere i tempi di un contenzioso ordinario. Dall’altro, chiarisce che questa ‘scorciatoia’ non produce una decisione immutabile. Il socio che si oppone allo scioglimento non perde il diritto di far valere le proprie ragioni, ma dovrà farlo attraverso un giudizio ordinario a cognizione piena. In sostanza, la pronuncia di scioglimento società in questa sede apre la fase di liquidazione, ma non chiude definitivamente la porta a un accertamento nel merito della legittimità dello scioglimento stesso.

È possibile chiedere lo scioglimento di una società se l’assemblea non approva i bilanci per molti anni?
Sì, secondo la giurisprudenza citata, la stabile e irreversibile incapacità dell’organo assembleare di assolvere alle sue funzioni essenziali, come l’approvazione annuale del bilancio, costituisce una causa di scioglimento della società per impossibilità di funzionamento.

Se un socio contribuisce a creare la paralisi dell’assemblea, può comunque chiederne lo scioglimento?
Sì. Il procedimento per l’accertamento di una causa di scioglimento ha natura di volontaria giurisdizione e non contenziosa. Pertanto, la causa di scioglimento non è esclusa dal fatto che possa essere attribuibile al comportamento del socio che ne fa richiesta, il quale, ad esempio, con il suo voto contrario impedisce l’approvazione del bilancio.

La decisione del tribunale che accerta lo scioglimento di una società è definitiva?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il decreto emesso in sede di reclamo sull’accertamento di una causa di scioglimento è un provvedimento di volontaria giurisdizione, privo di carattere decisorio. Di conseguenza, non è ricorribile per cassazione e la questione può essere riesaminata in un successivo giudizio ordinario a cognizione piena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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