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Scioglimento contratto preliminare in concordato: i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la revoca di un concordato preventivo. La revoca era fondata sull’illegittimo scioglimento di un contratto preliminare di vendita immobiliare, per cui l’acquirente aveva già saldato l’intero prezzo. La Corte ha confermato che lo scioglimento contratto preliminare non è consentito in questi casi, evidenziando inoltre come l’infattibilità economica del piano, derivante dalla perdita dell’immobile, costituisse una ragione autonoma e decisiva per la revoca, non contestata in appello.

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Scioglimento Contratto Preliminare: Quando Non è Ammesso nel Concordato

L’istituto del concordato preventivo offre a un’impresa in difficoltà strumenti per gestire la crisi, tra cui la possibilità di sciogliersi da contratti in corso. Tuttavia, questa facoltà non è illimitata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili di tale potere, in particolare quando si tratta dello scioglimento contratto preliminare in cui la controparte ha già adempiuto integralmente alle proprie obbligazioni. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla tutela del contraente adempiente e sui rischi di un abuso dello strumento concordatario.

I Fatti del Caso: Un Preliminare di Vendita e un Concordato

La vicenda trae origine da un contratto preliminare per la compravendita di un immobile. Il promissario acquirente aveva non solo versato l’intero prezzo pattuito, ma era anche stato immesso nel possesso del bene. Successivamente, la società promittente venditrice veniva ammessa alla procedura di concordato preventivo e, nell’ambito di questa, chiedeva e otteneva l’autorizzazione a sciogliersi dal contratto preliminare.

L’acquirente, vedendosi privato del diritto di ottenere il trasferimento definitivo della proprietà, si opponeva al decreto di omologazione del concordato. La Corte d’Appello, decidendo in sede di rinvio, accoglieva le sue ragioni e revocava l’omologazione. Secondo i giudici di merito, la richiesta di scioglimento era illegittima e, inoltre, la perdita di un bene così rilevante (valutato circa un terzo dell’attivo complessivo) rendeva il piano di concordato economicamente non fattibile. La società presentava quindi ricorso in Cassazione contro questa decisione.

I Limiti allo Scioglimento Contratto Preliminare nel Concordato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha colto l’occasione per chiarire due principi fondamentali.

La Tutela dell’Acquirente Adempiente

Il primo e più importante principio riguarda l’inapplicabilità dell’art. 169-bis della Legge Fallimentare (norma che consente lo scioglimento dei contratti pendenti) quando una delle parti ha già eseguito interamente la propria prestazione. Nel caso di specie, l’acquirente aveva pagato l’intero prezzo. Il contratto, pertanto, non poteva più considerarsi “pendente” o “in corso di esecuzione” nel senso inteso dalla norma. Consentirne lo scioglimento si tradurrebbe in un ingiustificato pregiudizio per il contraente che ha già adempiuto, abusando dello strumento concordatario.

La Fattibilità Economica come Colonna Portante del Piano

La Cassazione ha evidenziato un secondo, e decisivo, punto. La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione di revoca anche su una ratio decidendi autonoma: l’infattibilità economica del piano di concordato. Privato di un asset del valore di un terzo del patrimonio, il piano presentato dalla società non era più in grado di soddisfare i creditori come promesso. Questa motivazione, da sola, era sufficiente a sorreggere la decisione di revoca. Poiché la società ricorrente non aveva specificamente contestato questo punto nel suo ricorso, la questione era coperta da giudicato, rendendo inammissibile ogni ulteriore discussione.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso della società basandosi su una logica giuridica stringente. In primo luogo, ha chiarito che la propria precedente pronuncia nel medesimo procedimento non aveva mai reso “definitiva” la legittimità dello scioglimento, ma aveva solo enunciato il principio di diritto che la Corte d’Appello ha poi correttamente applicato: l’art. 169-bis non si applica ai contratti già eseguiti da una parte. L’illegittimità del provvedimento di scioglimento era quindi un punto fermo.

In secondo luogo, e in modo assorbente, la Corte ha rilevato che la decisione impugnata si reggeva su una ragione di puro fatto, ovvero l’accertamento che, senza l’immobile in questione, il piano concordatario non era economicamente sostenibile. Questa valutazione, integrante una autonoma ratio decidendi, non è stata oggetto di censura da parte della ricorrente. Di conseguenza, anche se le altre motivazioni della Corte d’Appello fossero state errate, la decisione sarebbe rimasta valida, determinando l’inammissibilità del ricorso per carenza di interesse.

Infine, la Corte ha ritenuto inammissibile anche la doglianza relativa all’abuso del diritto, poiché si risolveva in una richiesta di riesame del merito dei fatti, preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale a tutela della stabilità dei rapporti giuridici e della buona fede contrattuale, anche all’interno delle procedure concorsuali. Le imprese in crisi non possono utilizzare lo strumento dello scioglimento contratto preliminare previsto dalla legge fallimentare in modo arbitrario, specialmente per liberarsi da obbligazioni verso parti che hanno già pienamente adempiuto.

Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Maggiore Tutela per i Promissari Acquirenti: Chi ha pagato l’intero prezzo di un immobile in base a un contratto preliminare gode di una protezione rafforzata contro le iniziative della controparte in concordato.
2. Attenzione alla Sostenibilità del Piano: Le società che presentano un piano di concordato devono assicurarsi che esso sia economicamente fattibile e non si basi su presupposti giuridicamente errati, come lo scioglimento di contratti non più “pendenti”.
3. Rischio di Abuso del Diritto: L’utilizzo distorto degli strumenti offerti dalla legge fallimentare può essere sanzionato con la revoca dell’omologazione e costituisce una condotta contraria a buona fede, con tutte le possibili conseguenze risarcitorie.

È possibile lo scioglimento di un contratto preliminare in un concordato preventivo se l’acquirente ha già pagato tutto il prezzo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’art. 169-bis della Legge Fallimentare non può trovare applicazione quando uno dei contraenti ha già adempiuto integralmente la propria prestazione, poiché il contratto non è più considerato “pendente”.

Cosa succede se un piano di concordato diventa economicamente non fattibile a causa dello scioglimento illegittimo di un contratto?
Se lo scioglimento illegittimo di un contratto priva il piano concordatario di un bene essenziale, al punto da renderlo economicamente non fattibile, il concordato non può essere omologato o, se già omologato, può essere revocato.

L’uso dello strumento del concordato per sciogliere un contratto già adempiuto da una parte può essere considerato un abuso del diritto?
Sì. La Corte d’Appello ha ravvisato una condotta di scorrettezza e malafede nell’agire della società, che ha abusato dello strumento concordatario ai danni del promissario acquirente. La Cassazione ha confermato che la valutazione sull’abuso del diritto è un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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