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Scioglimento contratto preliminare fallimento: guida

La sentenza analizza il caso dello scioglimento di un contratto preliminare di compravendita immobiliare a seguito del fallimento del promissario acquirente. Il Tribunale ha confermato il diritto del curatore fallimentare, ai sensi dell’art. 72 della Legge Fallimentare, di recedere dal contratto. Di conseguenza, ha ordinato alla società promittente venditrice, rimasta contumace, la restituzione integrale della caparra confirmatoria di 160.000 euro, in quanto il recesso del curatore fa venir meno la causa del contratto e, quindi, il diritto a trattenere la somma.

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Scioglimento Contratto Preliminare e Fallimento: La Restituzione della Caparra è un Diritto

Quando un’impresa fallisce, cosa succede ai contratti che aveva in corso? In particolare, se era stato firmato un preliminare di acquisto immobiliare e versata una cospicua caparra, il curatore può chiederne la restituzione? La questione dello scioglimento del contratto preliminare a seguito di fallimento è cruciale e una recente sentenza del Tribunale di Milano offre chiarimenti fondamentali, confermando un orientamento consolidato: il curatore ha il diritto di recedere e la caparra va restituita.

I Fatti del Caso: Un Contratto Interrotto dalla Crisi

Una società di fatto aveva stipulato un contratto preliminare per l’acquisto di un capannone industriale, versando alla società venditrice una somma totale di 160.000 euro a titolo di caparra confirmatoria. Successivamente, la società acquirente veniva dichiarata fallita dal Tribunale.

Il curatore fallimentare, nominato per gestire il patrimonio della società fallita, decideva di avvalersi della facoltà prevista dall’art. 72 della Legge Fallimentare, comunicando alla società venditrice la propria volontà di sciogliere il contratto preliminare. Contestualmente, chiedeva la restituzione della caparra di 160.000 euro. Di fronte al mancato rimborso, la Curatela avviava un’azione legale, ottenendo anche un sequestro conservativo sui beni della società venditrice, la quale decideva di non costituirsi in giudizio, rimanendo contumace.

La Decisione del Tribunale e lo Scioglimento del Contratto Preliminare Fallimento

Il Tribunale di Milano ha accolto integralmente la domanda della Curatela Fallimentare. Ha accertato la legittimità dello scioglimento del contratto preliminare a seguito del fallimento operato dal curatore e, di conseguenza, ha condannato la società venditrice a restituire l’intera somma di 160.000 euro, oltre agli interessi legali.

La decisione si fonda sul principio che la scelta del curatore di sciogliere un rapporto giuridico pendente è un diritto potestativo che non necessita di autorizzazione del giudice. Tale scelta travolge il contratto con effetti definitivi, facendo venir meno la causa che giustificava il trattenimento della caparra da parte del venditore.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Tribunale ha basato la sua decisione su principi giuridici solidi, rafforzati da una giurisprudenza costante della Corte di Cassazione.

La Potestà Discrezionale del Curatore

Il punto centrale è l’art. 72 della Legge Fallimentare. Questa norma conferisce al curatore una prerogativa discrezionale: scegliere se subentrare nei contratti pendenti o sciogliersi dagli stessi. La sentenza ribadisce che per lo scioglimento, a differenza del subentro, non è richiesto un atto formale né l’autorizzazione del giudice delegato. È sufficiente una comunicazione chiara e inequivocabile, come quella inviata via PEC dal curatore nel caso di specie.

L’Effetto dello Scioglimento sulla Caparra

La conseguenza diretta dello scioglimento è la cessazione definitiva degli effetti del contratto. Questo significa che il rapporto non è semplicemente sospeso, ma viene terminato in modo “sostanziale, assoluto e definitivo”. Come affermato dalla Cassazione, questa scelta “rende senza causa la permanenza della caparra presso la venditrice”. La caparra confirmatoria è legata all’esecuzione del contratto; venendo meno quest’ultimo per una scelta prevista dalla legge, viene meno anche il diritto del venditore a trattenerla. Pertanto, l’obbligo di restituzione diventa una conseguenza automatica.

Irrilevanza della Contumacia e delle Eccezioni Precedenti

Il Tribunale ha sottolineato come la società venditrice, rimanendo contumace, non abbia contestato le pretese della Curatela nel giudizio di merito. Anche un precedente tentativo, nella fase cautelare, di eccepire un controcredito per l’uso dell’immobile è stato ritenuto del tutto infondato e non provato. La contumacia e la mancata proposizione di difese valide hanno ulteriormente rafforzato la posizione della parte attrice.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio fondamentale a tutela della massa dei creditori nel fallimento. Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Diritto Potestativo del Curatore: Il curatore ha piena autonomia nel decidere le sorti dei contratti preliminari pendenti. La scelta di scioglimento è finalizzata a preservare il patrimonio fallimentare da ulteriori obblighi e a recuperare le somme già versate.

2. Obbligo di Restituzione della Caparra: Il promittente venditore non può trattenere la caparra confirmatoria quando il contratto viene sciolto dal curatore ex art. 72 L.F. La somma deve essere restituita al fallimento e andrà a far parte dell’attivo da distribuire ai creditori.

3. Tutela dell’Attivo Fallimentare: Questa interpretazione garantisce che le risorse finanziarie del soggetto fallito, come le caparre versate, rientrino nell’attivo fallimentare, massimizzando le possibilità di soddisfacimento per tutti i creditori, invece di avvantaggiare ingiustamente un singolo contraente.

Il curatore di un fallimento può recedere da un contratto preliminare di vendita firmato dal fallito?
Sì, in base all’art. 72 della Legge Fallimentare, il curatore ha la facoltà discrezionale di sciogliersi dai contratti pendenti, inclusi i preliminari di compravendita, senza necessità di una specifica autorizzazione del giudice.

Se il curatore scioglie il contratto, la caparra confirmatoria versata dal fallito deve essere restituita?
Sì. La sentenza stabilisce che lo scioglimento del contratto da parte del curatore fa venir meno la causa giuridica del contratto stesso. Di conseguenza, il promittente venditore perde il diritto di trattenere la caparra, che deve essere integralmente restituita al fallimento.

La società venditrice può opporre un controcredito per compensare la somma da restituire?
Può farlo, ma deve provarne l’esistenza e l’ammontare. Nel caso esaminato, la società venditrice aveva accennato a un controcredito per l’uso dell’immobile, ma non ha fornito alcuna prova, rendendo l’eccezione inefficace. L’onere della prova di un eventuale controcredito ricade interamente sulla parte che lo eccepisce.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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