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Scioglimento comunione: i limiti alla divisione del bene

In un caso di scioglimento comunione di una villa con lievi difformità edilizie, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione che ne disponeva la divisione in piccole unità abitative. La Corte ha stabilito che la divisione non era ‘comodamente divisibile’ in quanto avrebbe svalutato l’immobile e non considerava i vincoli urbanistici e paesaggistici esistenti, rinviando il caso per una nuova e più approfondita valutazione.

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Scioglimento Comunione: Stop alla Divisione Svantaggiosa di Immobili con Abusi

Lo scioglimento comunione di un immobile, specialmente se di pregio e con una lunga storia, può trasformarsi in un complesso percorso legale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27040/2024) offre chiarimenti fondamentali sui limiti della divisione giudiziale, in particolare quando questa rischia di svalutare il bene o di scontrarsi con vincoli urbanistici. Il caso analizzato riguarda una villa storica la cui divisione è stata bloccata perché ritenuta non ‘comodamente divisibile’.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla comproprietà, al 50% ciascuno, di una villa con giardino tra due sorelle. A seguito del decesso di una di esse, gli eredi e la sorella superstite non trovano un accordo per la divisione del bene. La comproprietaria superstite avvia quindi una causa per ottenere lo scioglimento della comunione e l’assegnazione della sua quota.

Il Percorso Giudiziario e lo Scioglimento Comunione

Il percorso legale si rivela subito complesso. Inizialmente, il Tribunale di primo grado rigetta la domanda di divisione, rilevando la presenza di abusi edilizi e irregolarità amministrative che rendevano l’immobile, a suo dire, indivisibile.
La Corte d’Appello, tuttavia, ribalta la decisione. Sulla base di una nuova consulenza tecnica (C.T.U.), i giudici di secondo grado dispongono lo scioglimento della comunione, approvando un progetto di divisione verticale dell’immobile in quattro mini-appartamenti. Secondo la Corte d’Appello, le difformità edilizie non erano ostative, essendo l’immobile costruito prima del 1967 e dotato di licenze edilizie originarie.
Contro questa sentenza, gli eredi della comproprietaria deceduta propongono ricorso in Cassazione, sollevando numerose questioni procedurali e di merito.

Le Motivazioni della Cassazione sullo Scioglimento Comunione

La Corte di Cassazione ha esaminato i numerosi motivi di ricorso, rigettandone la maggior parte, relativi a questioni procedurali e alla commerciabilità del bene. La Corte ha confermato che la presenza di lievi difformità su un immobile costruito ante 1967 non impedisce di per sé lo scioglimento comunione, a condizione che esistano i titoli abilitativi originari.
Tuttavia, la Suprema Corte ha accolto i motivi di ricorso relativi al concetto di ‘comoda divisibilità’ del bene, cassando la sentenza d’appello.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che una divisione giudiziale non deve essere solo materialmente possibile, ma anche ‘comoda’. Questo significa che la divisione non deve:
1. Causare un notevole deprezzamento del valore dell’immobile: Suddividere una villa signorile in mini-appartamenti ne snatura le caratteristiche e può ridurne significativamente il valore complessivo rispetto al bene indiviso.
2. Creare porzioni non funzionali: Le unità risultanti devono essere autonome e liberamente godibili, senza la necessità di servitù eccessivamente gravose o limitazioni funzionali.
3. Violare la normativa urbanistica e paesaggistica: L’aspetto cruciale, e non sufficientemente valutato dalla Corte d’Appello, è la fattibilità giuridica dell’intervento. Il giudice deve verificare se il progetto di divisione è compatibile con tutti gli strumenti urbanistici locali (piano regolatore, vincoli storici, paesaggistici, ecc.).

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse liquidato troppo superficialmente questi aspetti, limitandosi a ratificare il progetto del C.T.U. senza un’adeguata indagine sulla sua convenienza economica e, soprattutto, sulla sua legittimità urbanistica.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: nello disporre lo scioglimento comunione, il giudice non può limitarsi a una valutazione puramente tecnica sulla fattibilità della divisione materiale. È tenuto a compiere un’analisi approfondita che tenga conto del valore economico del bene, della funzionalità delle quote risultanti e, soprattutto, della piena conformità dell’operazione a tutte le normative vigenti. Una divisione che svaluti il bene o che risulti giuridicamente irrealizzabile a causa di vincoli non può essere considerata ‘comoda’ e, pertanto, non può essere imposta dal tribunale.

È possibile dividere giudizialmente un immobile con lievi difformità edilizie?
Sì, secondo la Cassazione, la presenza di lievi difformità, specialmente su immobili realizzati prima del 1967, non impedisce di per sé lo scioglimento della comunione, a condizione che esista un titolo abilitativo originario e che la divisione proposta sia fattibile e legittima.

Cosa si intende per ‘comoda divisibilità’ di un immobile?
La ‘comoda divisibilità’ non è solo la possibilità materiale di frazionare un bene. Implica che le porzioni risultanti siano funzionali, non subiscano un deprezzamento significativo rispetto al valore dell’intero e che la divisione non richieda opere eccessivamente complesse o costose. Inoltre, il progetto deve essere giuridicamente realizzabile.

Il giudice può ignorare i vincoli urbanistici e paesaggistici nel disporre una divisione?
Assolutamente no. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice ha il dovere di verificare la piena compatibilità del progetto di divisione con tutti gli strumenti urbanistici, i regolamenti edilizi e i vincoli paesaggistici o di altra natura. Una divisione che violi tali normative non è giuridicamente fattibile e non può essere ordinata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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