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Sanzioni CONSOB: la responsabilità dell’amministratore

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un amministratore di un istituto di credito, confermando le sanzioni CONSOB a suo carico. L’ordinanza stabilisce che anche gli amministratori senza deleghe hanno un dovere di agire informati e di vigilanza, non potendo invocare l’ignoranza di fronte a evidenti segnali di allarme. La Corte ha inoltre ribadito che, in materia di illeciti amministrativi, vige una presunzione di colpa, spettando all’amministratore l’onere di provare di aver agito con la dovuta diligenza.

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Sanzioni CONSOB: la Cassazione conferma la responsabilità dell’amministratore senza deleghe

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto societario e finanziario: la portata della responsabilità degli amministratori, anche quelli non esecutivi, in relazione alle Sanzioni CONSOB per omessa o carente informazione nei prospetti destinati al pubblico. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha rigettato le doglianze di un amministratore, delineando un perimetro di doveri e responsabilità molto rigoroso per chi siede in un consiglio di amministrazione.

I Fatti del Caso

Un componente del consiglio di amministrazione e del comitato soci di un noto istituto di credito era stato sanzionato dall’autorità di vigilanza sui mercati finanziari. La sanzione, pari a 40.000 euro, era stata irrogata per l’omissione di rilevanti informazioni nei prospetti relativi a due aumenti di capitale deliberati dalla banca. L’amministratore aveva proposto opposizione, ma la Corte d’Appello l’aveva respinta. Contro tale decisione, l’interessato ha proposto ricorso per Cassazione, articolato in ben diciannove motivi, lamentando tra l’altro il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, la violazione del diritto di difesa e l’errata individuazione delle sue responsabilità personali, data la sua posizione di amministratore privo di deleghe operative.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Sanzioni CONSOB

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato in ogni suo punto, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello e, di conseguenza, la legittimità delle Sanzioni CONSOB. La pronuncia si snoda attraverso l’analisi dei singoli motivi di ricorso, offrendo chiarimenti fondamentali su diversi aspetti procedurali e sostanziali. In particolare, la Corte ha ribadito la giurisdizione del giudice ordinario sulle opposizioni alle sanzioni amministrative e ha escluso qualsiasi violazione del diritto di difesa del ricorrente durante il procedimento. Il cuore della decisione, tuttavia, risiede nell’analisi della responsabilità dell’amministratore.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni addotte dalla Cassazione sono un vero e proprio vademecum sui doveri degli amministratori. La Corte ha stabilito che la responsabilità di un membro del CdA non viene meno solo perché questi è privo di deleghe specifiche. Al contrario, tutti i consiglieri, inclusi quelli non esecutivi, sono tenuti ad agire in modo informato. Questo dovere non si esaurisce nella ricezione passiva delle informazioni fornite dagli organi esecutivi, ma impone un ruolo attivo.

Secondo la Corte, in presenza di ‘segnali d’allarme’ (come, nel caso di specie, anomalie macroscopiche nei criteri di stima delle azioni, il fenomeno dei finanziamenti correlati all’acquisto delle stesse e un numero ingente di richieste di cessione di titoli illiquidi), l’amministratore ha l’obbligo di attivarsi per ottenere chiarimenti e approfondimenti. L’inerzia, di fronte a tali indici, configura una condotta colposa.

Un altro punto fondamentale toccato dalla Corte riguarda l’onere della prova. In materia di illeciti amministrativi, vige una presunzione di colpa. Non è l’autorità sanzionatoria a dover dimostrare il dolo o la colpa dell’agente, ma è quest’ultimo a dover fornire la prova liberatoria, dimostrando di aver agito senza colpa e di aver fatto ‘tutto il possibile per osservare la legge’. La semplice affermazione di essere stato tenuto all’oscuro dai vertici operativi non è stata ritenuta sufficiente a superare tale presunzione.

Infine, la Corte ha escluso che le sanzioni in questione avessero carattere ‘punitivo’ o penale ai sensi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), rigettando la richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea. Di conseguenza, non trovano applicazione le garanzie tipiche del processo penale, come quella della retroattività della legge più favorevole.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio di massima importanza: l’incarico di amministratore di una società, in particolare di un ente creditizio, comporta un elevato standard di diligenza e un dovere di vigilanza attiva. Non è possibile trincerarsi dietro la mancanza di deleghe operative per sfuggire a responsabilità derivanti da una gestione societaria opaca o dannosa per il mercato. Le Sanzioni CONSOB mirano a tutelare la trasparenza e la correttezza dell’informazione finanziaria, e questa pronuncia conferma che tutti i componenti degli organi di vertice sono chiamati a essere garanti di tali principi. Gli amministratori devono essere proattivi, informarsi, e, se necessario, dissentire e attivarsi di fronte a gestioni anomale, poiché la loro inerzia può essere fonte di una precisa responsabilità personale.

Un amministratore senza deleghe specifiche è comunque responsabile per le omissioni informative nel prospetto della società?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che tutti gli amministratori, anche quelli non esecutivi, hanno il dovere di agire in modo informato e di attivarsi per approfondire eventuali segnali di allarme. La loro responsabilità non è esclusa dalla mancanza di deleghe operative, poiché sono comunque tenuti a contribuire a un governo efficace dei rischi e a monitorare le scelte degli organi esecutivi.

In caso di sanzioni CONSOB, su chi ricade l’onere di provare la colpa o l’assenza di colpa?
L’onere ricade sull’amministratore sanzionato. La legge (art. 3 della L. 689/1981) pone una presunzione di colpa a carico dell’autore del fatto vietato. Spetta quindi al trasgressore dimostrare di aver agito senza colpa e di aver fatto tutto il possibile per rispettare la normativa.

Le sanzioni amministrative per violazioni in materia di prospetti informativi hanno natura penale?
No. Secondo la Corte, le sanzioni pecuniarie applicate dalla CONSOB per violazione degli obblighi informativi sui prospetti (ex art. 94 TUF) non sono sanzioni amministrative di carattere punitivo/penale. Pertanto, non si applicano le garanzie tipiche dei processi penali previste dall’art. 6 della CEDU, come il principio di retroattività della legge più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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