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Sanzione disciplinare odontoiatra: il caso Cassazione

Un dentista riceve una sospensione di un anno come sanzione disciplinare odontoiatra per aver permesso a uno studente di praticare illegalmente nel suo studio. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando che l’estinzione del reato per prescrizione non impedisce l’azione disciplinare e che un singolo fatto può legittimamente portare a sanzioni multiple se lede gli interessi di diversi albi professionali (medici e odontoiatri).

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sanzione Disciplinare Odontoiatra: La Cassazione sul Favoreggiamento dell’Esercizio Abusivo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso riguardante la sanzione disciplinare odontoiatra inflitta a un professionista per aver agevolato l’esercizio abusivo della professione. Questa decisione chiarisce importanti principi sull’autonomia del giudizio disciplinare rispetto a quello penale, sulla decorrenza della prescrizione e sull’applicabilità del principio del ne bis in idem (divieto di doppio giudizio) in ambito deontologico. Analizziamo i dettagli di questa vicenda per comprendere le implicazioni per tutti i professionisti sanitari.

I Fatti del Caso: Un Controllo e le Sue Conseguenze

Tutto ha origine da un’ispezione della Guardia di Finanza in uno studio odontoiatrico. All’interno dello studio, formalmente riconducibile a un medico chirurgo specializzato in odontoiatria, le autorità trovavano uno studente intento a eseguire cure dentali su un paziente. Il titolare dello studio non era presente al momento del controllo. Sebbene il professionista avesse comunicato la cessazione dell’attività in quella sede qualche tempo prima, risultava ancora responsabile della struttura. Questo episodio ha dato il via a un doppio binario giudiziario: uno penale e uno disciplinare.

Il Percorso Giudiziario e la Sanzione Disciplinare Odontoiatra

Il procedimento penale per concorso in esercizio abusivo della professione si è concluso con una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Parallelamente, l’Ordine professionale ha avviato un procedimento deontologico. La Commissione Albo Odontoiatri (CAO) ha ritenuto sussistente l’illecito disciplinare, infliggendo al professionista la sanzione della sospensione dall’esercizio della professione per un anno. La decisione è stata confermata in appello dalla Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie (CCEPS), spingendo il dentista a presentare ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il professionista ha basato il suo ricorso su quattro motivi principali:
1. Mancanza di dolo specifico: Sosteneva che non vi fosse prova della sua intenzione di agevolare l’attività illecita dello studente.
2. Prescrizione dell’azione disciplinare: Riteneva che il termine di cinque anni per concludere il procedimento fosse scaduto.
3. Violazione del ne bis in idem: Lamentava di aver subito una doppia sanzione per lo stesso fatto, essendo stato sanzionato sia come medico che come odontoiatra.
4. Illegittimità costituzionale: Sollevava dubbi sulla costituzionalità delle norme che regolano i procedimenti disciplinari.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali su ogni punto sollevato.

Dolo Specifico e Autonomia del Giudizio Disciplinare

La Corte ha stabilito che la valutazione dei fatti da parte dell’organo disciplinare è autonoma rispetto al giudizio penale. L’estinzione del reato per prescrizione non preclude al giudice disciplinare di esaminare la condotta e accertare la responsabilità deontologica. L’intenzione di agevolare l’esercizio abusivo è stata correttamente desunta da elementi oggettivi: il professionista aveva ancora la responsabilità dello studio e ha consentito a una persona non abilitata di utilizzarlo liberamente per eseguire prestazioni sanitarie. La semplice comunicazione di cessazione attività non era sufficiente a escludere la sua responsabilità.

La Questione della Prescrizione dell’Azione

Anche il motivo sulla prescrizione è stato respinto. La Corte ha chiarito che il termine quinquennale di prescrizione, decorrente dalla data in cui la sentenza penale è diventata definitiva, è stato validamente interrotto dalla comunicazione formale di avvio del procedimento disciplinare. Di conseguenza, la decisione finale è intervenuta ben prima della scadenza del termine.

Il Principio del “Ne Bis in Idem” e la Doppia Sanzione Disciplinare Odontoiatra

Questo è uno degli aspetti più interessanti della decisione. La Cassazione ha affermato che il principio del ne bis in idem, previsto dal codice di procedura penale, non si applica automaticamente agli illeciti amministrativi e disciplinari. La Corte ha riconosciuto che, pur trattandosi di un unico fatto, la condotta del professionista ha leso gli interessi, la dignità e il prestigio di due distinti albi professionali: quello dei medici chirurghi e quello degli odontoiatri. Poiché la condotta era “plurioffensiva”, è stata ritenuta legittima l’irrogazione di due distinte sanzioni, una per ciascun albo di appartenenza, a tutela dei diversi interessi di categoria protetti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce principi cruciali per i professionisti sanitari. In primo luogo, sottolinea la piena autonomia del giudizio disciplinare, che può giungere a conclusioni di responsabilità deontologica anche quando il procedimento penale si conclude senza una condanna di merito. In secondo luogo, chiarisce che una singola condotta può violare più norme deontologiche, specialmente per chi è iscritto a più albi, giustificando sanzioni multiple. La responsabilità derivante dalla titolarità di uno studio professionale impone un dovere di vigilanza attiva per impedire che terzi non abilitati possano esercitare abusivamente la professione, essendo la semplice tolleranza sufficiente a configurare una grave violazione disciplinare.

L’estinzione del reato penale per prescrizione impedisce una sanzione disciplinare per gli stessi fatti?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che il giudizio disciplinare è autonomo rispetto a quello penale. L’organo disciplinare può utilizzare le prove raccolte in sede penale per valutare autonomamente la condotta del professionista e irrogare una sanzione, anche se il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione.

Un professionista iscritto a due albi (es. medici e odontoiatri) può essere sanzionato due volte per lo stesso fatto?
Sì. Secondo la Corte, se una singola condotta lede gli interessi, la dignità e il prestigio tutelati da due distinti albi professionali, è legittima l’irrogazione di una duplice sanzione. Non si tratta di una violazione del principio del “ne bis in idem”, poiché la condotta è considerata “plurioffensiva”, cioè lesiva di beni giuridici diversi.

Cosa è sufficiente per dimostrare l’intenzione di favorire l’esercizio abusivo della professione odontoiatrica?
Non è necessario provare un accordo esplicito. Per la Corte è sufficiente che l’odontoiatra titolare dello studio, avendone la responsabilità, abbia consentito a un soggetto non abilitato il libero accesso e l’utilizzo della struttura e delle attrezzature per compiere atti professionali, agevolando così di fatto l’esercizio abusivo della professione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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