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Risoluzione contratto locazione per inadempimento

Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di risoluzione del contratto di locazione avanzata da un locatore per il mancato pagamento di un canone e di una fideiussione decennale. La decisione si fonda sulla valutazione della ‘scarsa importanza’ dell’inadempimento del conduttore, il quale aveva agito nella convinzione di poter compensare un credito derivante da un distinto preliminare di vendita. Anche la domanda riconvenzionale del conduttore di sospendere i pagamenti è stata respinta, poiché aveva già agito giudizialmente per recuperare lo stesso credito.

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Risoluzione Contratto Locazione: Quando un Canone non Pagato non Basta?

La risoluzione contratto locazione per inadempimento è una delle questioni più comuni nel diritto immobiliare. Tuttavia, non ogni violazione contrattuale porta automaticamente allo scioglimento del rapporto. Una recente sentenza del Tribunale di Roma offre spunti cruciali sulla valutazione della gravità dell’inadempimento, analizzando un caso complesso in cui si intrecciano un contratto di locazione e un preliminare di compravendita per lo stesso immobile.

I Fatti del Caso: Un Rapporto Complesso

La vicenda ha origine da un procedimento di sfratto per morosità. Una società locatrice intimava lo sfratto a una società conduttrice per il mancato pagamento di una singola mensilità del canone di locazione. La locatrice lamentava inoltre un inadempimento pregresso, risalente a oltre dieci anni prima: la mancata stipula di una fidejussione assicurativa a garanzia delle obbligazioni contrattuali.

La società conduttrice, pur sanando la morosità subito dopo la notifica dell’atto, si opponeva allo sfratto. La sua difesa si basava su un fatto esterno al contratto di locazione: le parti avevano sottoscritto, due anni prima, un contratto preliminare per la compravendita dello stesso immobile. Secondo il conduttore, il locatore (promittente venditore) era venuto meno ai suoi obblighi, legittimando il conduttore (promissario acquirente) a sospendere il pagamento dei canoni a titolo di compensazione con il credito vantato, pari al doppio della caparra versata.

La valutazione sulla risoluzione contratto locazione

Il Tribunale è stato chiamato a valutare se gli inadempimenti contestati dalla locatrice fossero sufficientemente gravi da giustificare la risoluzione contratto locazione e, al contempo, se la pretesa del conduttore di sospendere i pagamenti fosse legittima.

L’Inadempimento Relativo alla Fidejussione

Il primo punto analizzato è stata l’omessa prestazione della garanzia fideiussoria, prevista nel contratto oltre dieci anni prima. Il giudice ha ritenuto questo inadempimento di ‘scarsa importanza’ ai sensi dell’art. 1455 c.c. La motivazione è logica e pragmatica: il fatto che la locatrice non avesse mai richiesto tale garanzia in un decennio dimostrava che si riteneva sufficientemente tutelata dal deposito cauzionale già versato. Pretendere la risoluzione per una violazione così datata e mai contestata è stato considerato contrario a buona fede.

La Morosità di un Singolo Canone

Sebbene l’omesso pagamento del canone sia, di norma, una violazione primaria del contratto di locazione, il Tribunale ha ritenuto che, nel caso specifico, non avesse la gravità necessaria per la risoluzione. Hanno pesato diverse circostanze:
1. La morosità riguardava un solo canone.
2. Il debito è stato saldato immediatamente dopo la notifica dello sfratto.
3. L’inadempimento non era frutto di una volontà di sottrarsi agli obblighi, ma della convinzione (seppur giuridicamente errata in quel contesto) di poter esercitare un diritto di compensazione derivante dal diverso rapporto di compravendita.

La Decisione del Tribunale e la questione della compensazione

Il giudice ha rigettato entrambe le domande principali. La richiesta di risoluzione contratto locazione della parte locatrice è stata respinta perché gli inadempimenti contestati, valutati nel loro complesso e nel contesto specifico, non sono stati ritenuti gravi.

Allo stesso modo, è stata respinta la domanda del conduttore di sospendere i pagamenti. Il Tribunale ha sottolineato un punto procedurale decisivo: il conduttore aveva già intrapreso un’altra via legale per tutelare il suo credito, ottenendo un decreto ingiuntivo per il pagamento del doppio della caparra. Non si può, quindi, agire in giudizio per ottenere il pagamento di una somma e, contemporaneamente, utilizzare lo stesso credito in compensazione per non pagare i canoni. Questo comportamento, secondo il giudice, configurerebbe un ingiustificato arricchimento.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza si basa su un’attenta applicazione dei principi codicistici in materia di inadempimento contrattuale. L’articolo 1455 c.c. impone al giudice di non limitarsi a una constatazione formale della violazione, ma di effettuare una valutazione sostanziale della sua gravità, tenendo conto dell’interesse che la parte non inadempiente aveva all’esatto adempimento. In questo caso, l’interesse della locatrice non è stato compromesso in modo significativo né dalla morosità sanata né dalla vecchia mancanza della fideiussione. La decisione sulla compensazione, invece, riafferma il principio che vieta l’abuso degli strumenti processuali e l’ingiustificato arricchimento: una volta scelta una strada per tutelare un diritto (l’azione monitoria), non se ne può percorrere un’altra per lo stesso fine (la compensazione).

Conclusioni

Questa pronuncia del Tribunale di Roma ribadisce che la risoluzione contratto locazione non è una conseguenza automatica di qualsiasi inadempimento. Il giudice ha il dovere di analizzare tutte le circostanze oggettive e soggettive del caso, inclusa la condotta delle parti precedente e successiva alla violazione. Per i proprietari, è un monito a non trascurare le clausole contrattuali per anni per poi invocarle a sorpresa. Per gli inquilini, è un avvertimento sulla gestione dei crediti: le vie della compensazione e dell’azione giudiziaria per il pagamento sono alternative e non cumulabili, per evitare di passare dalla ragione al torto.

Il mancato pagamento di un solo canone di locazione giustifica sempre la risoluzione del contratto?
No. Secondo questa sentenza, il giudice deve valutare la gravità dell’inadempimento nel contesto specifico. Il pagamento immediato dopo la notifica, l’unicità dell’episodio e le particolari circostanze che hanno indotto l’inquilino a non pagare (la convinzione di poter compensare un credito) possono portare a considerare l’inadempimento non abbastanza grave da giustificare la risoluzione.

Una violazione di un’obbligazione accessoria, come la mancata consegna di una fideiussione, può causare la risoluzione del contratto?
Difficilmente, se viene considerata di ‘scarsa importanza’. Nel caso esaminato, il fatto che il locatore non abbia mai richiesto tale garanzia per oltre dieci anni ha dimostrato uno scarso interesse a quella specifica obbligazione, rendendo l’inadempimento non sufficientemente grave da determinare la fine del contratto.

È possibile sospendere il pagamento dei canoni di locazione per compensare un credito vantato verso il locatore?
In questa vicenda, il Tribunale ha negato tale possibilità. Il conduttore aveva già intrapreso un’altra azione legale (un decreto ingiuntivo) per recuperare lo stesso credito. Non è consentito agire per ottenere il pagamento di una somma e, contemporaneamente, utilizzare la stessa in compensazione, poiché ciò costituirebbe un ingiustificato arricchimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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