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Risoluzione contratto: che succede se entrambi sbagliano?

Una recente ordinanza della Cassazione affronta il caso di una richiesta di risoluzione contratto da parte di due società turistiche in conflitto. Entrambe si accusavano a vicenda di inadempimento. La Corte ha confermato la decisione di merito che ha dichiarato il contratto risolto per mutuo dissenso, non potendo attribuire la colpa a nessuna delle parti. La sentenza chiarisce il principio della “cristallizzazione dell’inadempimento”, secondo cui gli eventi successivi all’avvio della causa sono irrilevanti.

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Risoluzione Contratto: Quando Entrambe le Parti Hanno Torto, Chi Vince?

Cosa accade quando un rapporto commerciale si incrina e entrambe le parti chiedono la risoluzione contratto, accusandosi a vicenda di inadempimento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13118/2024) offre una risposta chiara, introducendo un principio fondamentale per chiunque stipuli contratti di durata: la “cristallizzazione degli inadempimenti”. Il caso analizzato riguarda due società del settore turistico, ma le conclusioni hanno una portata ben più ampia.

I Fatti: Un Contratto Turistico Finito in Tribunale

La vicenda ha origine da un accordo di fornitura di servizi turistici, con la formula “vuoto per pieno”, tra un fornitore di servizi e un tour operator. Il primo cita in giudizio il secondo, chiedendo la risoluzione del contratto e il pagamento di circa 70.000 euro per servizi accessori non pagati, come l’uso della piscina e del solarium.
Il tour operator non solo contesta il debito, ma presenta una domanda riconvenzionale, chiedendo a sua volta la risoluzione del contratto. L’accusa? Il fornitore, dopo l’inizio della causa, avrebbe manifestato l’intenzione di non voler più adempiere al contratto per la stagione successiva, affittando l’azienda a un’altra società. Si crea così una situazione di stallo, con accuse reciproche di inadempimento.

La Decisione della Corte d’Appello: Risoluzione per Mutuo Dissenso

Il Tribunale di primo grado aveva risolto il contratto per colpa di entrambe le parti, ritenendo più grave l’inadempimento del fornitore. La Corte d’Appello, tuttavia, ribalta parzialmente la decisione. I giudici di secondo grado stabiliscono che l’inadempimento del tour operator (un mancato pagamento di circa 3.600 euro, ben inferiore alla somma richiesta) non era così grave da giustificare la risoluzione. D’altra parte, anche le mancanze del fornitore non erano sufficienti.
La Corte d’Appello giunge a una conclusione salomonica: poiché entrambe le parti avevano manifestato inequivocabilmente la volontà di non proseguire il rapporto, il contratto doveva considerarsi risolto per “mutuo dissenso”, senza addebito di colpa a nessuno. Le contrapposte manifestazioni di volontà, pur partendo da premesse diverse, erano dirette allo stesso scopo: lo scioglimento del vincolo contrattuale.

Il Ricorso in Cassazione e il Principio della “Cristallizzazione”

Il tour operator non si arrende e ricorre in Cassazione, insistendo sul fatto che l’inadempimento del fornitore, avvenuto dopo l’inizio della causa, avrebbe dovuto essere valutato. È qui che la Suprema Corte introduce e consolida un principio cruciale, soprattutto nei contratti di durata.
La Corte rigetta il ricorso, spiegando che la proposizione della domanda di risoluzione del contratto comporta la cristallizzazione delle posizioni delle parti. In pratica, il momento in cui viene depositato l’atto di citazione “fotografa” la situazione. Gli inadempimenti successivi a quel momento sono, di norma, irrilevanti ai fini della decisione di quella specifica causa. La domanda di risoluzione, infatti, implica un disinteresse a ricevere la prestazione e, di conseguenza, sospende l’obbligo della controparte di eseguirla.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha respinto entrambi i ricorsi (quello principale del tour operator e quello incidentale del fornitore) sulla base di un solido impianto argomentativo. Innanzitutto, ha confermato la correttezza della declaratoria di risoluzione per mutuo dissenso. Quando i contraenti richiedono reciprocamente lo scioglimento del contratto, il giudice, pur ritenendo infondate le singole accuse di colpa, deve prendere atto della comune volontà di porre fine al rapporto.
In secondo luogo, e questo è il punto più rilevante, la Corte ha chiarito che la domanda di risoluzione del fornitore aveva un effetto sospensivo sulle sue stesse obbligazioni. Non si poteva, quindi, considerare come un nuovo inadempimento il suo rifiuto di proseguire il rapporto per la stagione successiva, dato che era stato proprio il tour operator, con la sua domanda riconvenzionale, a chiedere la fine del contratto. La condotta del fornitore non era contraria a buona fede, ma una legittima conseguenza della lite giudiziaria in corso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre spunti di riflessione fondamentali per le imprese:
1. Attenzione alle domande incrociate: Se si risponde a una richiesta di risoluzione con una domanda analoga, è molto probabile che il contratto venga dichiarato risolto per mutuo dissenso, rendendo difficile ottenere un risarcimento del danno basato sulla colpa della controparte.
2. L’importanza della “cristallizzazione”: Iniziare una causa per risoluzione è un passo che congela la situazione. Non si può fare affidamento su futuri inadempimenti della controparte per rafforzare la propria posizione in quel giudizio.
3. La chiarezza contrattuale è sovrana: Molti problemi del caso in esame derivavano dall’ambiguità del contratto originale riguardo ai costi dei servizi accessori. Un testo chiaro e dettagliato previene a monte le controversie.

Cosa succede se entrambe le parti di un contratto chiedono la risoluzione per inadempimento reciproco?
Il giudice può dichiarare il contratto risolto per mutuo dissenso. Anche se le singole accuse di inadempimento grave non sono provate, la volontà comune delle parti di sciogliere il vincolo contrattuale è sufficiente per porre fine al rapporto.

Un inadempimento che avviene dopo l’inizio di una causa per risoluzione del contratto può essere considerato dal giudice?
Generalmente no. Secondo il principio della “cristallizzazione degli inadempimenti”, la situazione viene valutata al momento in cui la prima domanda di risoluzione è stata presentata. Gli eventi successivi sono considerati irrilevanti per la decisione di quella specifica causa.

La richiesta di risoluzione del contratto da parte dell’altro contraente giustifica la sospensione delle proprie prestazioni?
Sì. La Corte ha affermato che la proposizione di una domanda di risoluzione ha un effetto sospensivo sulle obbligazioni della parte che la riceve. Questa parte è legittimata a non adempiere più, in attesa della decisione del giudice, senza che ciò possa essere considerato un suo inadempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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