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Risoluzione contratto auto: che fare se non la consegnano

Un’acquirente ha ordinato un’auto nuova, pagando caparra e saldo, ma la consegna è stata ritardata di mesi. Dopo aver tentato il recesso, si è rivolta al Tribunale, che ha dichiarato la risoluzione del contratto per grave inadempimento della concessionaria. Quest’ultima è stata condannata a restituire tutte le somme versate e a farsi carico della voltura del veicolo, che aveva illegittimamente intestato all’acquirente.

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Risoluzione Contratto Auto: Ritardo nella Consegna e Diritti del Consumatore

La risoluzione contratto auto per mancata consegna è un tema cruciale per chiunque acquisti un veicolo nuovo. Cosa succede quando la data di consegna prevista slitta di mesi e il venditore non fornisce risposte? Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un’analisi dettagliata, distinguendo tra il diritto di recesso e la più drastica risoluzione per grave inadempimento, e delineando le tutele a favore dell’acquirente.

I Fatti del Caso: Un’Attesa Troppo Lunga

La vicenda ha inizio nel giugno 2024, quando un’acquirente firma un contratto per un’auto nuova, versando una caparra di 600 euro. La consegna è prevista per il 31 luglio 2024. Fidandosi delle rassicurazioni del venditore sull’imminente arrivo del veicolo, il 1° agosto versa l’intero saldo di 16.000 euro.

Tuttavia, i mesi passano senza alcuna notizia. A fine ottobre, l’auto non è ancora disponibile. Stanca dell’attesa e della mancanza di comunicazione, il 4 novembre l’acquirente invia una PEC per esercitare il diritto di recesso, chiedendo la restituzione del doppio della caparra e del saldo.

La situazione si complica ulteriormente: la concessionaria non solo ignora il recesso, ma il 15 settembre aveva già immatricolato l’auto a nome dell’acquirente, senza preavviso. Solo il 22 novembre, quasi quattro mesi dopo la data pattuita, il veicolo viene messo a disposizione.

La Decisione del Tribunale e la Risoluzione del Contratto Auto

Il Tribunale ha accolto le ragioni dell’acquirente, ma con una precisazione giuridica fondamentale. Invece di confermare il semplice recesso, ha qualificato l’azione come una domanda di risoluzione del contratto per grave inadempimento da parte della concessionaria. Sebbene il termine del 31 luglio non fosse ‘essenziale’, il ritardo di quasi quattro mesi è stato ritenuto ‘profondamente intollerabile’ e quindi un inadempimento grave.

Di conseguenza, il giudice ha ordinato:
1. La risoluzione del contratto con effetto retroattivo (ex tunc).
2. La condanna della concessionaria a restituire l’intera somma versata: 600 euro di caparra e 16.000 euro di saldo, oltre agli interessi.
3. L’ordine alla concessionaria di collaborare attivamente per la voltura del veicolo, accollandosi tutti i costi, per liberare l’acquirente da ogni onere fiscale e responsabilità.
4. L’applicazione di una penale (astreinte) di 50 euro per ogni giorno di ritardo della concessionaria nell’adempiere all’obbligo di voltura.

Il Tribunale ha invece respinto la richiesta del doppio della caparra, chiarendo che tale rimedio è specifico per l’esercizio del diritto di recesso (art. 1385 c.c.), mentre in caso di risoluzione giudiziale del contratto, la parte adempiente ha diritto alla restituzione della caparra semplice e al risarcimento dell’eventuale danno ulteriore.

Le Motivazioni: Perché il Ritardo è Stato Giudicato Grave

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della gravità dell’inadempimento del venditore. Il giudice ha sottolineato diversi fattori che rendevano il ritardo intollerabile:

* L’aspettativa legittima dell’acquirente: Il pagamento del saldo, avvenuto su indicazione della concessionaria, aveva generato nella cliente la legittima e ragionevole aspettativa di una consegna imminente.
* Il silenzio del venditore: Nei mesi successivi al pagamento, la concessionaria non si è mai attivata per informare la cliente dello stato dell’ordine, nonostante avesse già incassato l’intero prezzo.
* L’immatricolazione non autorizzata: L’intestazione del veicolo al PRA a nome dell’acquirente, avvenuta prima della comunicazione del recesso ma senza alcun avviso, è stata considerata una mossa scorretta, irrilevante ai fini dello scioglimento del contratto.

Il Tribunale ha rigettato la tesi della concessionaria secondo cui l’acquirente avrebbe dovuto esercitare il recesso entro un termine di 7 giorni previsto dalle condizioni generali di contratto. Una clausola del genere, ha osservato il giudice, non può eliminare il diritto generale del creditore di chiedere la risoluzione del contratto per un grave inadempimento, anche se avvenuto dopo la scadenza di quel breve termine.

Le Conclusioni: Guida Pratica per l’Acquirente

Questa sentenza offre implicazioni pratiche significative per i consumatori. Innanzitutto, conferma che un ritardo eccessivo nella consegna di un bene, specialmente quando il prezzo è stato interamente saldato, costituisce un inadempimento grave che giustifica la risoluzione contratto auto. In secondo luogo, chiarisce la differenza tra i rimedi: il recesso permette di ottenere il doppio della caparra, ma la risoluzione, pur prevedendo la restituzione della sola caparra versata, apre la porta al risarcimento di tutti i danni subiti, riportando le parti alla situazione economica originaria. Infine, la decisione stabilisce un principio di tutela forte: il venditore inadempiente non può ‘intrappolare’ il cliente intestandogli il veicolo e deve farsi carico di tutte le conseguenze, inclusi i costi per la retrocessione della proprietà.

Se il concessionario ritarda la consegna dell’auto, posso sempre chiedere il doppio della caparra?
No. Secondo la sentenza, il diritto a ricevere il doppio della caparra è legato specificamente all’esercizio del recesso (art. 1385 c.c.). Se invece si agisce in giudizio per la risoluzione del contratto per grave inadempimento, il giudice ordinerà la restituzione della sola caparra versata, oltre al saldo pagato e all’eventuale risarcimento di ulteriori danni provati.

Cosa succede se il concessionario immatricola l’auto a mio nome nonostante il mio recesso?
L’immatricolazione non impedisce lo scioglimento del contratto. Come stabilito dal Tribunale, se il contratto viene risolto per grave inadempimento del venditore, quest’ultimo è obbligato a collaborare e a sostenere tutti i costi per la voltura e il passaggio di proprietà a proprio nome (o a nome di terzi), liberando l’acquirente da ogni onere e responsabilità.

Un termine di consegna indicato nel contratto è sempre vincolante?
Anche se il termine non è definito come ‘essenziale’, un ritardo ‘profondamente intollerabile’ (in questo caso, quasi quattro mesi) può comunque costituire un inadempimento di grave importanza. La gravità è accentuata da circostanze come l’avvenuto pagamento dell’intero prezzo, che crea un’aspettativa di consegna imminente e rende il ritardo particolarmente pregiudizievole per l’acquirente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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