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Riscatto agrario: la CTU può acquisire documenti?

Una famiglia di agricoltori esercita il riscatto agrario nei confronti dell’acquirente di alcuni terreni. L’acquirente contesta la loro capacità lavorativa. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) può legittimamente acquisire d’ufficio documenti, come quelli dell’INPS sulla composizione del nucleo familiare, per rispondere ai quesiti posti dal giudice, senza che ciò costituisca una violazione delle preclusioni istruttorie. La Corte ha inoltre ribadito che la prova della capacità lavorativa non si limita a certificazioni, ma deriva da una valutazione complessiva del materiale probatorio.

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Riscatto Agrario e Poteri del CTU: Può Acquisire Nuovi Documenti?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18670/2024, affronta una questione cruciale nell’ambito del riscatto agrario: i poteri del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) e la validità delle prove raccolte per dimostrare i requisiti di legge, come la capacità lavorativa della famiglia coltivatrice. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti sui confini tra l’attività del consulente e le preclusioni probatorie che gravano sulle parti, delineando un principio di fondamentale importanza pratica.

I Fatti del Contenzioso

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa da una famiglia di agricoltori (i fratelli Buoso) contro un soggetto che aveva acquistato diversi terreni agricoli. Gli agricoltori sostenevano di avere diritto al riscatto agrario di tali fondi, in quanto il loro diritto di prelazione era stato violato. Sostanzialmente, chiedevano di subentrare nell’acquisto alle stesse condizioni del compratore.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente le loro richieste. L’acquirente, soccombente, impugnava la decisione dinanzi alla Corte d’Appello, la quale disponeva una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per verificare se la famiglia di agricoltori possedesse effettivamente i requisiti legali per la prelazione, con particolare riguardo alla “capacità lavorativa”.

L’esito della CTU era favorevole agli agricoltori: la perizia confermava che la loro famiglia disponeva di una forza lavoro “pari ad almeno un terzo della complessiva somma di giornate calcolabili per la coltivazione del fondo”. Di conseguenza, la Corte d’Appello rigettava l’impugnazione. L’acquirente decideva quindi di ricorrere alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Il ricorso in Cassazione si basava principalmente su tre motivi. Il ricorrente lamentava la violazione di norme procedurali, sostenendo che il CTU avesse illegittimamente acquisito in appello documenti nuovi (provenienti dall’INPS) per fondare le proprie conclusioni, in violazione del divieto di nuove prove nel secondo grado di giudizio. Inoltre, contestava il metodo di prova della capacità lavorativa e una presunta valutazione inadeguata delle risultanze istruttorie. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso.

Riscatto agrario e l’acquisizione di documenti da parte del CTU

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. La Corte di Cassazione, richiamando un importante principio delle Sezioni Unite (sentenza n. 3086/2022), ha chiarito che il consulente tecnico nominato dal giudice può acquisire tutti i documenti necessari per rispondere ai quesiti, anche se non prodotti dalle parti, a condizione che non siano diretti a provare i fatti principali posti a fondamento della domanda, il cui onere probatorio spetta alle parti stesse.

Nel caso specifico, la documentazione dell’INPS relativa alla composizione della famiglia coltivatrice non era considerata un “fatto principale”, ma un elemento utile al CTU per effettuare la sua valutazione tecnica sulla capacità lavorativa. Pertanto, la sua acquisizione è stata ritenuta legittima. Inoltre, la Corte ha sottolineato che tale documentazione costituiva solo una parte della motivazione complessiva, basata su una ricostruzione globale del materiale probatorio.

La prova della capacità lavorativa nel riscatto agrario

Per quanto riguarda il secondo e terzo motivo, la Corte li ha ritenuti inammissibili o infondati. La Cassazione ha ribadito che la valutazione della sussistenza dei requisiti per il riscatto agrario, come la capacità lavorativa, costituisce un accertamento di fatto demandato al giudice di merito. Tale valutazione, se congruamente motivata e priva di vizi logici, non può essere riesaminata in sede di legittimità. L’argomentazione secondo cui gli agricoltori svolgevano anche altre attività è stata giudicata inconferente, poiché non esclude di per sé il possesso delle condizioni di legge per esercitare il riscatto.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione tra i poteri del CTU e l’onere della prova delle parti. Il consulente non sostituisce le parti nel provare i fatti costitutivi del loro diritto, ma aiuta il giudice a valutare tecnicamente elementi già presenti o che possono essere acquisiti per rispondere a uno specifico quesito tecnico. L’acquisizione di documenti dall’INPS rientra in questa funzione ausiliaria, non violando le preclusioni processuali.

La Corte ha inoltre valorizzato la coerenza e la logicità della decisione della Corte d’Appello, che aveva compiuto una “ricostruzione globale del materiale probatorio”, considerando non solo i documenti INPS, ma anche le potenzialità lavorative della famiglia e le attrezzature disponibili. Questo approccio complessivo ha reso la motivazione della sentenza di secondo grado solida e non censurabile in Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio processuale: il CTU gode di un margine di autonomia nell’acquisizione di documentazione tecnica, purché funzionale a rispondere ai quesiti del giudice e nel rispetto del contraddittorio. Per chi agisce per il riscatto agrario, ciò significa che la prova della capacità lavorativa può essere supportata da un’analisi tecnica approfondita, che il giudice può disporre anche per integrare le prove fornite. Per contro, chi si oppone non può fondare la propria difesa su mere contestazioni formali relative all’operato del CTU, se questo si è mosso entro i limiti dei suoi poteri.

Un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) può acquisire documenti non prodotti dalle parti durante il processo?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il CTU può acquisire documenti necessari a rispondere ai quesiti posti dal giudice, anche se non prodotti dalle parti, a condizione che non servano a provare i fatti principali che le parti hanno l’onere di dimostrare e che venga rispettato il contraddittorio.

Come si dimostra la capacità lavorativa necessaria per esercitare il diritto di riscatto agrario?
La prova non si basa solo su certificazioni o iscrizioni a registri previdenziali. La decisione impugnata ha confermato che la capacità lavorativa viene accertata dal giudice di merito attraverso una ricostruzione globale del materiale probatorio, che include le potenzialità lavorative della famiglia, le attrezzature disponibili e, se necessario, una valutazione tecnica tramite CTU.

Svolgere altre attività lavorative impedisce di esercitare il riscatto agrario?
No, non necessariamente. La Corte ha ritenuto irrilevante l’argomento secondo cui la famiglia di agricoltori svolgeva anche altre attività professionali. Tale circostanza, di per sé, non esclude il possesso delle condizioni previste dalla legge per esercitare il diritto di riscatto agrario, se tutti gli altri requisiti sono soddisfatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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