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Riscatto agrario: chi paga i danni da evizione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7995/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di riscatto agrario. In caso di esercizio del diritto di riscatto da parte del coltivatore diretto, la responsabilità per i danni da evizione subiti dal terzo acquirente ricade sui venditori originali e non sul riscattante. La Corte ha inoltre confermato che la proposizione di un ricorso in cassazione da parte degli eredi costituisce un’accettazione tacita dell’eredità e che alle controversie di riscatto agrario si applica la sospensione feriale dei termini, rendendo il ricorso tempestivo.

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Riscatto Agrario: La Cassazione Stabilisce Chi Paga i Danni da Evizione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso complesso di riscatto agrario, affrontando questioni di grande rilevanza pratica. La decisione chiarisce chi debba sopportare il costo dei danni da evizione quando un coltivatore diretto esercita il proprio diritto, e risolve importanti dubbi procedurali sulla legittimazione degli eredi e sulla tempestività dei ricorsi. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti della Causa: Una Lunga Battaglia per il Diritto di Prelazione

La controversia ha origine dalla vendita di un fondo rustico. I coltivatori diretti, che lavoravano quel terreno da decenni, hanno agito in giudizio per esercitare il loro diritto di riscatto nei confronti del terzo acquirente. Il Tribunale di primo grado ha accolto la loro domanda, condizionando il trasferimento della proprietà al pagamento del prezzo di vendita entro tre mesi.

La situazione si è complicata in appello. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la prima decisione, ha commesso un errore cruciale: ha condannato i coltivatori riscattanti a risarcire i danni da evizione all’acquirente originario. Questo nonostante l’acquirente stesso, nel suo atto di appello, avesse chiesto che a pagare fossero i venditori, come è prassi in questi casi.

Le Questioni Preliminari: Legittimazione degli Eredi e Tempestività del Ricorso

Prima di entrare nel merito, la Cassazione ha dovuto affrontare due eccezioni sollevate dalla controparte.

La Legittimazione ad Agire degli Eredi

Alcuni dei riscattanti originali erano deceduti nel corso del giudizio, e i loro eredi avevano proseguito la causa. La controparte sosteneva che questi non avessero provato la loro qualità di eredi. La Corte ha respinto l’eccezione, affermando un principio consolidato: l’esercizio di un’azione giudiziaria a tutela di un diritto ereditario, come la proposizione del ricorso per cassazione, costituisce un’accettazione tacita dell’eredità (facta concludentia). Pertanto, gli eredi erano pienamente legittimati a proseguire il giudizio.

La Sospensione Feriale dei Termini nel Riscatto Agrario

L’altra eccezione riguardava la presunta tardività del ricorso. La Cassazione ha chiarito che le controversie in materia di riscatto agrario non rientrano nella competenza delle sezioni specializzate agrarie, ma in quella del giudice ordinario. Di conseguenza, a tali procedimenti si applica la normale sospensione feriale dei termini processuali. Tenendo conto anche della sospensione legata all’emergenza COVID, il ricorso è stato ritenuto pienamente tempestivo.

La Decisione sul Riscatto Agrario e la Responsabilità per Evizione

Il cuore della decisione riguarda l’erronea condanna dei riscattanti al pagamento dei danni da evizione.

L’Errore della Corte d’Appello

La Cassazione ha rilevato che la Corte d’Appello ha violato il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (art. 112 c.p.c.). L’acquirente aveva correttamente chiesto la condanna dei venditori a risarcirlo per l’evizione subita a causa del riscatto. La Corte d’Appello, invece, ha inspiegabilmente posto tale onere a carico dei riscattanti.

Il Principio di Diritto della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso, ribadendo che la garanzia per l’evizione è un’obbligazione che grava sul venditore, il quale è tenuto a garantire che il bene venduto sia libero da diritti di terzi. Il riscattante, esercitando un diritto previsto dalla legge, non può essere chiamato a rispondere per i danni subiti dall’acquirente. L’onere del risarcimento deve ricadere esclusivamente sui venditori che non hanno rispettato il diritto di prelazione del coltivatore.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una solida interpretazione delle norme sulla compravendita e sul processo civile. La condanna dei riscattanti è stata ritenuta illegittima perché viola sia le regole sulla responsabilità per evizione (artt. 1479 e 1483 c.c.), che impongono tale garanzia al venditore, sia il principio processuale fondamentale che vieta al giudice di andare oltre le richieste delle parti. Accogliendo questo motivo, la Corte ha ritenuto ‘assorbito’ il secondo motivo di ricorso, relativo all’erroneo calcolo delle somme da rimborsare, poiché la sua analisi diventava superflua.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli per un nuovo esame. Questa decisione riafferma un principio di equità e certezza del diritto: chi esercita legittimamente il riscatto agrario deve rimborsare solo il prezzo della compravendita, mentre ogni altra conseguenza negativa per l’acquirente, come i danni da evizione, deve essere posta a carico dei venditori inadempienti all’obbligo di prelazione.

Chi è responsabile per i danni da evizione subiti dal compratore in un caso di riscatto agrario?
Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità per i danni derivanti dall’evizione è a carico esclusivo dei venditori del fondo, i quali non hanno rispettato il diritto di prelazione. Non può essere posta a carico dei coltivatori che esercitano legittimamente il loro diritto di riscatto.

La proposizione di un ricorso in Cassazione da parte di un erede vale come accettazione dell’eredità?
Sì. La Corte ha ribadito che l’esercizio di un’azione giudiziaria finalizzata a tutelare un diritto ereditario, come la prosecuzione di una causa, costituisce un comportamento concludente (facta concludentia) che implica un’accettazione tacita dell’eredità, conferendo la piena legittimazione ad agire.

Alle controversie in materia di riscatto agrario si applica la sospensione feriale dei termini?
Sì. La Cassazione ha chiarito che queste cause appartengono alla competenza del giudice ordinario e non a quella delle sezioni specializzate agrarie. Di conseguenza, ad esse si applica la sospensione estiva dei termini processuali prevista dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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