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Risarcimento del danno: onere di allegazione preciso

La Corte di Cassazione chiarisce che per ottenere il risarcimento del danno da ridotto godimento di un immobile, non è sufficiente una richiesta generica. Il proprietario deve allegare fin dall’inizio i fatti specifici che dimostrano il pregiudizio subito, come la perdita di guadagni da un’attività commerciale. In un caso di infiltrazioni in un condominio, la Corte ha annullato la condanna al risarcimento per mancati introiti di un’attività di affittacamere perché tale circostanza non era stata specificamente dedotta nella domanda iniziale, ribadendo l’importanza dell’onere di allegazione per la corretta definizione del processo.

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Risarcimento del danno: la Cassazione richiede precisione nella domanda

Quando si subisce un danno, come un’infiltrazione d’acqua nel proprio immobile, è fondamentale agire in giudizio in modo corretto per ottenere un giusto risarcimento del danno. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la domanda risarcitoria deve essere specifica fin dall’inizio. Non basta una richiesta generica per “ridotto godimento” se poi si intende dimostrare un pregiudizio economico ben preciso, come la perdita di guadagni da un’attività commerciale.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di una proprietaria di due appartamenti, situati in un condominio in una nota località turistica. La proprietaria citava in giudizio gli altri condomini per i danni causati da infiltrazioni d’acqua provenienti dalle parti comuni dell’edificio (tetto, cornicioni, pluviali). La sua richiesta iniziale mirava a ottenere la condanna dei condomini all’esecuzione dei lavori di riparazione e a un “equo indennizzo per il ridotto godimento dei n. 2 appartamenti in oggetto”.
Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda relativa all’esecuzione dei lavori, ma rigettava quella per l’indennizzo.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello ribaltava parzialmente la decisione. Oltre a confermare l’obbligo di eseguire i lavori, condannava i condomini a versare alla proprietaria un risarcimento di 40.000,00 euro. Questa somma veniva determinata equitativamente, tenendo conto di un fatto emerso nel corso del giudizio: gli appartamenti danneggiati erano destinati a un’attività di affittacamere. La Corte territoriale aveva quindi basato la sua valutazione sulla limitata utilizzabilità degli immobili a fini commerciali, un pregiudizio concreto e quantificabile in termini di mancati guadagni.

Il Principio di Diritto: l’Onere di Allegazione nel Risarcimento del Danno

I condomini soccombenti ricorrevano in Cassazione, e la Suprema Corte ha accolto il loro primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato. Il punto centrale della decisione è il mancato rispetto, da parte della proprietaria, dell’onere di allegazione. La Cassazione ha chiarito che chi chiede un risarcimento del danno deve specificare, fin dall’atto introduttivo del giudizio, i fatti concreti che costituiscono il pregiudizio. La domanda originaria di “equo indennizzo per il ridotto godimento” era troppo generica per includere implicitamente la richiesta di risarcimento per i mancati profitti dell’attività di affittacamere.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha spiegato che l’attore ha l’onere di cristallizzare il thema decidendum (l’oggetto del giudizio) fin dalle prime fasi processuali. Questo significa che deve esporre non solo la condotta illecita della controparte, ma anche le specifiche lesioni che ne sono derivate. Lo scopo è mettere il convenuto in condizione di difendersi adeguatamente su pretese chiare e definite.
Nel caso di specie, la circostanza che gli immobili fossero adibiti ad affittacamere era un elemento di fatto che doveva essere allegato dall’attrice per giustificare la sua pretesa risarcitoria. Il fatto che i convenuti stessi, nella loro difesa, avessero menzionato tale attività non poteva sanare il difetto originario della domanda. La difesa della controparte, infatti, serve a delimitare l’onere della prova, ma non può integrare o ampliare una domanda altrui formulata in modo incompleto.
Neppure la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che aveva accertato l’attività commerciale, poteva supplire a questa mancanza, poiché le indagini peritali devono vertere su elementi già allegati dalle parti. La liquidazione equitativa del danno, infine, può sopperire alla difficoltà di provare l’esatto ammontare del pregiudizio, ma non può mai prescindere dall’onere iniziale di allegare i fatti costitutivi della domanda.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio secondo cui una domanda generica di indennizzo per ridotto godimento non può fondare una condanna per il lucro cessante derivante dalla perdita di redditi di un’attività commerciale, se tale specifica circostanza non è stata tempestivamente allegata dalla parte attrice. Questa sentenza rappresenta un importante monito sulla necessità di formulare le domande giudiziali con precisione e completezza, delineando fin da subito tutti gli elementi di fatto a sostegno delle proprie pretese, per non rischiare di vederle respinte per motivi puramente procedurali.

È sufficiente chiedere un ‘equo indennizzo per ridotto godimento’ per ottenere il risarcimento dei mancati guadagni di un’attività commerciale?
No. Secondo la sentenza, una domanda così generica non comprende il danno specifico subito per lo svolgimento di un’attività commerciale negli immobili. Tale elemento di fatto deve essere espressamente allegato nell’atto introduttivo o entro i termini per le preclusioni assertive.

Il danno da limitazione del godimento di un immobile è considerato ‘in re ipsa’, cioè automatico?
La Corte chiarisce che, sebbene in passato si sia parlato di danno ‘in re ipsa’, gli orientamenti più recenti (incluse le Sezioni Unite) richiedono che il proprietario alleghi e provi, anche tramite presunzioni, la concreta possibilità di godimento andata perduta e lo specifico pregiudizio subito. Non è più un automatismo.

Se il convenuto ammette un fatto non allegato dall’attore, può il giudice basare la sua decisione su quel fatto per accogliere la domanda dell’attore?
No. La condotta difensiva del convenuto, che eventualmente ammetta un fatto non dedotto dall’attore, non può sanare il difetto di allegazione iniziale. Essa può al massimo delimitare l’onere probatorio, ma non può integrare la domanda dell’attore, che deve essere completa fin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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