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Risarcimento Danno Vicinato: è un danno autonomo?

In un caso di risarcimento danno vicinato, la Cassazione ha stabilito che una grondaia costruita violando le distanze legali non genera un diritto a un risarcimento autonomo se fa parte di una costruzione più ampia già sanzionata con un precedente risarcimento. Tuttavia, è stato riconosciuto un compenso separato per il danno derivante dal ritardo nella sua effettiva rimozione, confermando che il danno da ritardo è una voce autonoma.

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Risarcimento Danno Vicinato: La Grondaia Abusiva è un Danno a Sé Stante?

Le controversie tra vicini sono una costante del diritto immobiliare. Spesso, la questione centrale riguarda il mancato rispetto delle distanze legali nelle costruzioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico di risarcimento danno vicinato, chiarendo se il danno causato da una singola componente di un’opera abusiva, come una grondaia, possa essere considerato autonomo e quindi risarcito separatamente rispetto al danno per l’intera costruzione.

I Fatti del Caso: Una Controversia per Pochi Centimetri

Due sorelle citavano in giudizio la proprietaria dell’immobile confinante, lamentando l’installazione di un canale di gronda a una distanza inferiore a quella minima di un metro dal confine, in violazione dell’articolo 889 del Codice Civile. Le attrici chiedevano la rimozione della grondaia e il risarcimento dei danni subiti, tra cui pregiudizio estetico e diminuzione di aria, luce e sole.

La questione si complicava perché la grondaia faceva parte di una costruzione più ampia, già dichiarata abusiva in un precedente procedimento penale, che si era concluso con un ordine di demolizione e un risarcimento per la violazione delle distanze legali tra costruzioni (ex art. 873 c.c.).

Durante il nuovo processo civile, la grondaia veniva finalmente rimossa. Il Tribunale di primo grado, quindi, dichiarava cessata la materia del contendere per la richiesta di rimozione, ma condannava l’erede della convenuta (nel frattempo deceduta) a un risarcimento di 2.000 euro, non per la violazione in sé, ma per il danno causato dal ritardo nella demolizione dell’opera.

La Corte d’Appello confermava la decisione, respingendo sia l’appello delle sorelle (che insistevano per un risarcimento autonomo per la grondaia) sia quello del vicino (che contestava la condanna per il ritardo).

La Decisione della Cassazione e il Risarcimento Danno Vicinato

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, consolidando due principi importanti in materia di risarcimento danno vicinato.

L’Unicità del Danno da Costruzione Abusiva

Le ricorrenti sostenevano che la violazione della distanza per tubi e canali (art. 889 c.c.) fosse una fattispecie giuridica diversa e autonoma rispetto a quella delle distanze tra costruzioni (art. 873 c.c.) e che, pertanto, desse diritto a un risarcimento distinto.

La Suprema Corte ha respinto questa tesi. Ha chiarito che, nel caso specifico, la grondaia non poteva essere considerata un’entità separata, ma era parte integrante della costruzione abusiva complessiva. Di conseguenza, il danno derivante dalla violazione delle distanze era un danno unitario, già coperto dal risarcimento concesso nella precedente sede penale. Non è possibile ‘frazionare’ il danno e chiedere più risarcimenti per le singole componenti di un’unica opera illecita. La gronda, in questo contesto, rientrava negli ‘sporti’ non autonomamente computabili ai fini delle distanze.

Il Danno da Ritardo nella Demolizione

Parallelamente, la Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito nel riconoscere un risarcimento per il danno derivante dalla ritardata e incompleta esecuzione dell’ordine di demolizione. La rimozione della grondaia, avvenuta solo anni dopo la sentenza penale, aveva causato un pregiudizio ulteriore e autonomo. Questo danno non riguarda la violazione della distanza in sé, ma la mancata ottemperanza a un ordine giudiziario per un periodo prolungato, legittimando una richiesta risarcitoria specifica, liquidata equitativamente in 2.000 euro.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che il danno da violazione delle distanze legali per una costruzione è onnicomprensivo. Il pregiudizio subito dal vicino deriva dall’esistenza dell’opera abusiva nel suo complesso. Scindere il danno della grondaia da quello del resto del manufatto sarebbe stata un’operazione artificiale e contraria al principio che vieta la duplicazione dei risarcimenti per lo stesso danno. Il risarcimento per il ritardo, invece, ha una causa diversa: non l’illecito originario, ma il comportamento successivo del danneggiante che non ha prontamente eliminato gli effetti della sua condotta illecita. Riguardo al ricorso incidentale, la Corte ha ribadito che l’interpretazione della domanda giudiziale è compito del giudice di merito, il quale deve guardare allo scopo pratico perseguito dalla parte, al di là delle formule letterali utilizzate, e in questo caso l’interpretazione era stata corretta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti pratici. Primo, quando si agisce per un risarcimento danno vicinato relativo a una costruzione abusiva, è fondamentale considerare l’opera nella sua interezza. Il danno da violazione delle distanze è unitario e non può essere suddiviso in tante richieste quante sono le componenti dell’edificio. Secondo, il ritardo nell’adempiere a un ordine di demolizione costituisce un illecito autonomo che genera un diritto a un ulteriore e specifico risarcimento, distinto da quello per la realizzazione dell’opera.

È possibile chiedere un risarcimento separato per una grondaia che viola le distanze legali se questa fa parte di una costruzione abusiva già oggetto di una precedente condanna al risarcimento?
No. Secondo la Corte, se la grondaia è parte integrante della costruzione abusiva, il danno da violazione delle distanze è unico e non può essere frazionato. Il risarcimento già ottenuto per la costruzione principale copre anche le sue componenti.

Il danno derivante dal ritardo nella demolizione di un’opera abusiva può essere risarcito separatamente?
Sì. La Corte ha confermato che il danno patito a causa della ritardata demolizione dell’opera costituisce un’autonoma voce di danno e può essere liquidato separatamente, in quanto la sua causa non è l’illecito originario ma il comportamento successivo del danneggiante.

Come interpreta il giudice la domanda di risarcimento presentata da una parte?
Il giudice non è vincolato dalle espressioni letterali usate, ma deve accertare la reale volontà dell’attore e lo scopo pratico perseguito, basandosi sull’intero contenuto degli atti e sulle vicende del caso per qualificare correttamente la pretesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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