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Risarcimento danno vendita immobile: la truffa vince

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8344/2024, ha confermato la condanna di un venditore al risarcimento del danno per la vendita di un immobile. La Corte ha qualificato la condotta del venditore come truffa contrattuale, e non come semplice inadempimento, a causa di dichiarazioni false sulla planimetria catastale. Di conseguenza, il termine di prescrizione per l’azione di risarcimento non decorre dalla data del rogito, ma dal momento in cui l’acquirente ha scoperto l’illecito, ovvero molti anni dopo.

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Risarcimento danno vendita immobile: quando la menzogna diventa truffa

L’acquisto di un immobile rappresenta un passo fondamentale, ma cosa succede se le dichiarazioni del venditore si rivelano false? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8344/2024) fa luce su un aspetto cruciale: la differenza tra inadempimento contrattuale e vera e propria truffa, con importanti conseguenze sul risarcimento danno vendita immobile e sui termini di prescrizione. Il caso analizzato dimostra come una planimetria catastale non veritiera possa trasformare una compravendita in un illecito penale con risvolti civilistici.

I fatti di causa

La vicenda ha origine da una compravendita immobiliare avvenuta nel lontano 2001. L’acquirente, anni dopo, scopriva che l’immobile presentava delle gravi irregolarità: mancanza di agibilità e difformità urbanistiche. In particolare, la planimetria catastale allegata all’atto di vendita, che era stata oggetto di una variazione poco prima del rogito, rappresentava una realtà diversa da quella effettiva e dai progetti approvati.

L’acquirente citava quindi in giudizio il venditore per ottenere il risarcimento dei danni subiti. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, qualificando la condotta del venditore come illecito extracontrattuale riconducibile alla truffa. La Corte d’Appello confermava la decisione, pur riducendo l’importo del risarcimento, e specificava un punto fondamentale: il termine di prescrizione non era iniziato a decorrere dal giorno della vendita (2001), ma dal momento in cui l’acquirente aveva avuto piena consapevolezza dell’illecito, cioè nel 2013, a seguito di comunicazioni da parte del Comune.

Risarcimento danno vendita immobile e la qualificazione giuridica

Il venditore ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta dovesse essere inquadrata come un semplice inadempimento contrattuale e non come una truffa. Questa distinzione è tutt’altro che formale. Se si fosse trattato di inadempimento, l’azione di risarcimento si sarebbe probabilmente prescritta.

La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando la tesi dei giudici di merito. Il giudice ha il potere-dovere di interpretare la domanda della parte non solo in base alle parole usate, ma valutando la sostanza della pretesa. In questo caso, l’acquirente fin dall’inizio aveva lamentato una condotta dolosa del venditore, riconducibile agli estremi della truffa. La Corte ha chiarito che il danno non derivava dalla semplice mancanza di abitabilità in sé, ma dalla “situazione catastale falsamente dichiarata e non corrispondente a quella reale”. Questa falsa rappresentazione, integrante un raggiro, ha spostato la questione dal piano contrattuale a quello dell’illecito aquiliano.

La decorrenza della prescrizione

Una delle conseguenze più importanti di questa qualificazione riguarda la prescrizione. Secondo l’articolo 2947, comma 3 del Codice Civile, se il fatto illecito è considerato dalla legge come reato, e per il reato è stabilita una prescrizione più lunga, questa si applica anche all’azione civile. Inoltre, il principio generale vuole che la prescrizione inizi a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere (art. 2935 c.c.), che, nel caso di un illecito occulto, coincide con il momento in cui il danneggiato ha un’effettiva percezione del danno e della sua origine illecita.

La Cassazione ha quindi confermato che la Corte d’Appello ha correttamente individuato il dies a quo nel luglio 2013, quando l’acquirente ha preso consapevolezza del raggiro tramite comunicazioni ufficiali, e non nel 2001, data del rogito.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha stabilito che i giudici di merito non sono andati in extra-petizione, ma hanno correttamente qualificato la domanda dell’attore come azione di responsabilità extracontrattuale (o aquiliana) basata su un fatto-reato (la truffa), così come richiesto fin dal primo grado.

In secondo luogo, la Suprema Corte ha evidenziato che la condotta del venditore consisteva in una “falsa rappresentazione dello stato di fatto dell’immobile”, attraverso una planimetria difforme allegata al rogito. Questo comportamento integra pienamente gli estremi del raggiro tipico della truffa.

Infine, sono state rigettate anche le censure relative al presunto concorso di colpa dell’acquirente e alla ripartizione delle spese legali con la compagnia di assicurazione chiamata in causa dal venditore. La Corte ha ritenuto che la questione dirimente non fosse la conoscenza o meno della mancanza di abitabilità, ma la falsa dichiarazione catastale, che ha indotto in errore l’acquirente.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale a tutela di chi acquista un immobile: le dichiarazioni mendaci del venditore, soprattutto se supportate da documentazione falsa come una planimetria catastale non veritiera, possono integrare il reato di truffa. Questo comporta due vantaggi significativi per l’acquirente danneggiato: la possibilità di agire per il risarcimento danno vendita immobile sulla base di un illecito extracontrattuale e, soprattutto, un termine di prescrizione che inizia a decorrere solo dal momento della scoperta effettiva del danno e dell’inganno. Si tratta di una tutela rafforzata che sanziona la malafede e garantisce giustizia anche a distanza di molti anni dalla stipula del contratto.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per un’azione di risarcimento danni dovuta a truffa in una compravendita immobiliare?
La prescrizione inizia a decorrere non dalla data della stipula del contratto di vendita (rogito), ma dal momento in cui l’acquirente ha l’effettiva percezione e consapevolezza del danno subito e dell’illecito, come nel caso di specie, a seguito di comunicazioni ricevute dal Comune competente.

Una dichiarazione falsa del venditore nell’atto di vendita è un semplice inadempimento contrattuale o può essere considerata truffa?
Secondo la sentenza, una dichiarazione falsa, come una planimetria catastale non corrispondente alla realtà allegata all’atto, non è un semplice inadempimento ma può integrare gli estremi del reato di truffa, configurando un illecito extracontrattuale che dà diritto al risarcimento del danno ai sensi dell’art. 2043 c.c.

La conoscenza da parte dell’acquirente della mancanza di agibilità dell’immobile esclude la responsabilità del venditore per truffa?
No. La Corte ha ritenuto che l’elemento decisivo non fosse la conoscenza della mancanza di agibilità in sé, ma la falsa rappresentazione della situazione catastale da parte del venditore. Questo mendacio è stato considerato l’elemento centrale del raggiro, indipendentemente dalla consapevolezza dell’acquirente su altri aspetti dell’immobile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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