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Risarcimento danno preliminare: la prova del danno

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 83/2024, si è pronunciata sul tema del risarcimento danno preliminare in caso di mancata consegna di un immobile. Il caso riguarda un promissario acquirente che, dopo aver versato una somma cospicua, non ha mai ricevuto gli immobili. La Corte ha confermato la decisione di merito che negava il risarcimento per il mancato godimento del bene per assenza di prove specifiche, ma riconosceva il danno derivante dall’immobilizzazione del capitale versato. Viene ribadito il principio fondamentale secondo cui la parte che richiede il risarcimento ha l’onere di provare l’esistenza e l’entità del danno, non potendo il giudice sopperire a tale carenza con una valutazione puramente equitativa.

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Risarcimento Danno Preliminare: la Prova è a Carico di Chi lo Chiede

L’acquisto di un immobile su carta è una prassi comune, ma nasconde insidie, prima fra tutte l’inadempimento del costruttore. Cosa succede quando la casa promessa non viene mai consegnata? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 83/2024, offre chiarimenti cruciali sul risarcimento danno preliminare, sottolineando che la responsabilità del costruttore non basta: il compratore deve provare concretamente il danno subito. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un contratto preliminare del 2002, con cui un acquirente si impegnava all’acquisto di alcuni appartamenti e box auto in costruzione, versando la considerevole somma di 500.000 euro. La consegna era fissata per aprile 2003, ma non è mai avvenuta.

In un primo giudizio, il Tribunale ha dichiarato i costruttori inadempienti, condannandoli in via generica al risarcimento dei danni. Successivamente, l’acquirente ha avviato una seconda causa per quantificare tale danno, lamentando tre tipi di pregiudizio:
1. La mancata percezione dei frutti civili (es. canoni di locazione) per oltre un decennio.
2. Il mancato guadagno derivante da una potenziale rivendita degli immobili.
3. Il danno causato dall’immobilizzazione della somma di 500.000 euro.

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione di primo grado, ha respinto le richieste relative al mancato utilizzo degli immobili, ritenendo che l’acquirente non avesse fornito prove sufficienti a quantificare tale perdita (ad esempio, il valore locativo di mercato). Tuttavia, ha riconosciuto il danno derivante dall’immobilizzazione del capitale, liquidandolo negli interessi legali sulla somma versata, calcolati dal giorno previsto per la consegna fino alla data di vendita forzata degli immobili in un’altra procedura.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Risarcimento Danno Preliminare

Insoddisfatte, entrambe le parti hanno presentato ricorso in Cassazione. I venditori contestavano il risarcimento concesso, sostenendo fosse stato riconosciuto senza prove adeguate. L’acquirente, d’altro canto, insisteva per ottenere anche il risarcimento per il mancato godimento degli immobili.
La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, cristallizzando principi fondamentali in materia di prova e liquidazione del danno.

L’Onere della Prova nel Risarcimento Danno Preliminare

Il punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova. La Cassazione chiarisce che una condanna generica al risarcimento accerta solo l’esistenza di un fatto potenzialmente dannoso e la responsabilità di chi lo ha commesso. Tuttavia, nella successiva fase di quantificazione (liquidazione), spetta sempre a chi chiede il risarcimento (il danneggiato) dimostrare l’esistenza effettiva e l’ammontare del danno.
Nel caso specifico, l’acquirente non ha fornito elementi concreti per dimostrare quale sarebbe stato il valore locativo degli immobili mai consegnati. La sua richiesta era basata su una cifra generica, non supportata da dati di mercato. Di conseguenza, i giudici non potevano procedere a una liquidazione, neanche in via equitativa. Il potere del giudice di liquidare il danno secondo equità, infatti, interviene solo quando il danno è certo nella sua esistenza ma difficile da provare nel suo preciso ammontare, non quando il danneggiato omette di fornire le prove che sono nella sua disponibilità.

Danno da Immobilizzazione del Capitale vs. Danno da Mancato Godimento

La Corte ha confermato la distinzione operata dalla Corte d’Appello tra due diverse tipologie di danno:
* Danno da mancato godimento: È la perdita subita per non aver potuto utilizzare il bene. È un danno potenziale che deve essere provato con elementi specifici.
* Danno da immobilizzazione del capitale: È la perdita finanziaria certa derivante dal non aver potuto utilizzare una somma di denaro per un lungo periodo. Questo danno è stato correttamente liquidato dalla Corte d’Appello attraverso il riconoscimento degli interessi legali, che rappresentano il ‘costo’ del denaro bloccato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione motiva la sua decisione ribadendo che il mancato uso di un immobile non è un danno risarcibile in re ipsa (cioè, un danno implicito nell’inadempimento). È necessario allegare e dimostrare la concreta possibilità di esercizio del diritto di godimento che è andata perduta. L’acquirente non ha fornito prove sufficienti in tal senso, limitandosi a produrre elaborati progettuali che, da soli, non dimostrano il valore economico del potenziale utilizzo. Le richieste dell’acquirente di riesaminare tali prove in sede di Cassazione sono state dichiarate inammissibili, poiché la valutazione del materiale probatorio è di competenza esclusiva dei giudici di merito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito fondamentale per chiunque si trovi ad affrontare un inadempimento contrattuale. Per ottenere un pieno risarcimento danno preliminare, non è sufficiente dimostrare la colpa della controparte. È indispensabile attivarsi per raccogliere e presentare in giudizio prove concrete, specifiche e dettagliate che quantifichino ogni singola voce di danno richiesta. In assenza di un solido supporto probatorio, il rischio è di vedere la propria pretesa risarcitoria drasticamente ridotta o, come in questo caso per una parte della domanda, del tutto respinta.

Quando si subisce un inadempimento in un contratto preliminare, il risarcimento del danno è automatico?
No, non è automatico. È necessario prima ottenere una pronuncia che accerti l’inadempimento e il diritto al risarcimento (condanna generica) e poi, in una fase separata, provare concretamente l’esistenza e l’ammontare del danno subito.

Che differenza c’è tra danno da mancato godimento dell’immobile e danno da immobilizzazione del capitale?
Il danno da mancato godimento è la perdita economica derivante dal non poter utilizzare l’immobile (es. non poterci vivere o affittarlo). Questo danno va provato con elementi specifici, come il valore locativo di mercato. Il danno da immobilizzazione del capitale è la perdita finanziaria subita per aver tenuto bloccata una somma di denaro senza poterla investire, e la Corte lo ha liquidato applicando gli interessi legali.

Il giudice può liquidare il danno in via equitativa se non è possibile provarne l’importo esatto?
Sì, ma solo a condizione che la parte che chiede il risarcimento fornisca tutti gli elementi di prova e i dati di fatto in suo possesso. Il potere di valutazione equitativa del giudice non esonera la parte dall’onere di allegare e provare i fatti su cui si basa la sua richiesta di danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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