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Risarcimento danno morale per abuso edilizio altrui

La Corte di Cassazione conferma il diritto al risarcimento del danno morale a favore di un proprietario immobiliare, ingiustamente sottoposto a processo penale per abusi edilizi commessi da un terzo sul suo fondo. La Corte ha stabilito che la denuncia di terzi non interrompe il nesso causale tra l’illecito e il danno patito, essendo il procedimento penale una conseguenza prevedibile dell’abuso.

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Risarcimento Danno Morale: Responsabilità per Processo Penale Causato da Abuso Edilizio Altrui

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale: la responsabilità civile di chi, commettendo un illecito, espone un’altra persona a un ingiusto procedimento penale. La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla richiesta di risarcimento danno morale avanzata dal proprietario di un immobile, costretto a difendersi in sede penale per abusi edilizi realizzati da un terzo. La decisione conferma che l’autore dell’illecito è tenuto a risarcire non solo i danni patrimoniali, ma anche la sofferenza interiore patita dalla vittima.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da alcuni abusi edilizi commessi da un soggetto su un immobile di proprietà altrui. Questo immobile era stato messo a sua disposizione in attesa del trasferimento definitivo alla propria coniuge. A seguito degli abusi, il proprietario dell’immobile, pur essendo completamente estraneo ai fatti, veniva sottoposto a un procedimento penale per abusivismo edilizio. Il processo si concludeva con la sua piena assoluzione.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, riconosceva la responsabilità dell’autore materiale degli abusi. I giudici di secondo grado lo condannavano a risarcire il proprietario per i danni subiti. Il risarcimento comprendeva sia il danno patrimoniale, costituito dalle spese legali sostenute per la difesa nel processo penale, sia il risarcimento danno morale, liquidato in via equitativa, per la sofferenza e il turbamento derivanti dall’essere stato ingiustamente imputato.

Secondo la Corte territoriale, esisteva un chiaro nesso di causalità: se non fossero stati commessi gli abusi edilizi, il proprietario non sarebbe mai stato esposto al procedimento penale e ai conseguenti pregiudizi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’autore degli abusi decideva di impugnare la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due principali motivi di ricorso:

1. Violazione del nesso di causalità: Sosteneva che il legame causale tra la sua condotta e il danno subito dal proprietario fosse stato interrotto dalla denuncia di un terzo e dalla successiva iniziativa dell’autorità giudiziaria. A suo dire, questi eventi successivi erano le vere cause del danno.
2. Mancanza di prova del danno: Contestava la condanna al risarcimento danno morale per assenza di prove concrete sulla sofferenza patita dal proprietario e criticava il risarcimento delle spese legali, sostenendo che il proprietario avrebbe potuto chiederne il rimborso a un apposito fondo ministeriale.

Le Motivazioni della Cassazione sul risarcimento danno morale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo inammissibile e infondato. I giudici hanno chiarito punti fondamentali in materia di responsabilità e risarcimento danno morale.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che la valutazione del nesso di causalità è un’analisi di fatto riservata al giudice di merito (in questo caso, la Corte d’Appello) e non può essere messa in discussione in sede di legittimità, se non per vizi di motivazione gravi, qui non riscontrati. La Cassazione ha sottolineato che l’apertura di un’indagine penale a carico del proprietario dell’immobile era una conseguenza del tutto prevedibile e ragionevole della commissione di abusi edilizi su quel bene. Pertanto, la denuncia del terzo non è un evento eccezionale tale da interrompere il legame causale, ma si inserisce in una sequenza logica di eventi innescata dall’illecito originario.

In secondo luogo, riguardo alla prova del danno morale, la Corte ha confermato la correttezza dell’operato dei giudici d’appello. Questi avevano fatto ricorso alla prova presuntiva, basata sulla comune esperienza (id quod plerumque accidit). È infatti ragionevole presumere che subire un processo penale per un fatto non commesso generi ansia, frustrazione e sofferenza interiore. La liquidazione di 5.000 euro a titolo di risarcimento danno morale è stata ritenuta equa. Infine, la Corte ha respinto l’argomento sul mancato ricorso al fondo ministeriale, poiché la sentenza di assoluzione del proprietario era diventata definitiva in un’epoca antecedente all’istituzione di tale fondo, rendendone impossibile l’accesso.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida un principio di giustizia sostanziale: chi commette un illecito è responsabile di tutte le conseguenze prevedibili che ne derivano, inclusi i danni non patrimoniali subiti da terzi. La pronuncia chiarisce che il risarcimento del danno morale è dovuto anche quando la sofferenza deriva da un procedimento giudiziario ingiusto, innescato dalla condotta illecita altrui. La decisione rafforza la tutela delle vittime di illeciti, confermando che il danno morale può essere provato anche attraverso presunzioni basate sulla logica e sull’esperienza comune, senza la necessità di prove dirette della sofferenza psicologica.

Se un abuso edilizio commesso da altri sulla mia proprietà mi causa un processo penale, ho diritto al risarcimento?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, chi subisce un processo penale a causa di un illecito edilizio commesso da un’altra persona sulla sua proprietà ha diritto al risarcimento sia per le spese legali sostenute (danno patrimoniale) sia per la sofferenza patita (danno morale).

La denuncia di un’altra persona interrompe il legame tra l’abuso edilizio e i danni che ho subito?
No. La Corte ha stabilito che la denuncia di un terzo e la successiva azione giudiziaria non interrompono il nesso di causalità, poiché l’avvio di un’indagine penale è una conseguenza diretta e prevedibile della commissione di un abuso edilizio.

Come si prova il danno morale per aver subito ingiustamente un processo penale?
Il danno morale può essere provato anche tramite presunzioni. I giudici possono ritenere provata la sofferenza interiore basandosi sulla comune esperienza, secondo cui subire un’accusa penale per un fatto non commesso genera ansia, frustrazione e turbamento, senza che sia necessaria una prova diretta di tale stato d’animo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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