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Risarcimento Danno Minaccia: La Prova è Necessaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21858/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di risarcimento danno minaccia. Un cittadino aveva richiesto un risarcimento per i danni subiti a seguito di una minaccia, ma la sua domanda è stata respinta sia in primo grado che in appello per mancata prova del danno. La Suprema Corte ha confermato queste decisioni, rigettando il ricorso. Il punto centrale è che la commissione del reato di minaccia, pur ledendo un bene giuridico come la libertà morale, non comporta un risarcimento automatico. La vittima deve sempre fornire la prova concreta delle conseguenze dannose, patrimoniali o non patrimoniali, che ha subito a causa dell’illecito. La Corte ha escluso la configurabilità di un ‘danno in re ipsa’, ribadendo che il danno deve essere sempre una conseguenza effettiva e dimostrata.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Risarcimento Danno Minaccia: Non Basta il Reato, Serve la Prova del Pregiudizio

L’ordinanza n. 21858/2025 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: il risarcimento danno minaccia. Spesso si crede che subire un reato dia automaticamente diritto a un indennizzo, ma la Suprema Corte chiarisce che non è così. La sentenza in esame stabilisce che la vittima deve dimostrare concretamente i danni subiti, non potendo fare affidamento su un presunto danno automatico derivante dal reato stesso. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso: Dalla Minaccia alla Richiesta di Risarcimento

Un cittadino ha citato in giudizio un’altra persona per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dal reato di minaccia (art. 612 c.p.) che quest’ultima avrebbe commesso ai suoi danni. Tuttavia, sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto la sua domanda. La motivazione di entrambi i giudici di merito è stata la stessa: il danneggiato non era riuscito a fornire la prova di aver subito un qualsiasi pregiudizio concreto come conseguenza diretta della minaccia.

Insoddisfatto della decisione, il cittadino ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello.

La Decisione della Cassazione sul Risarcimento Danno Minaccia

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra il reato (l’illecito penale) e il danno risarcibile (la conseguenza civile).

Il Principio del “Danno-Conseguenza”

Il ricorrente sosteneva che il reato di minaccia, essendo un “reato di pericolo” che lede la libertà morale, dovesse implicare un danno risarcibile di per sé. La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo un consolidato orientamento giurisprudenziale. Viene esclusa la figura del cosiddetto “danno in re ipsa“, ovvero un danno implicito nell’illecito stesso.

L’accertamento del reato di minaccia attesta la lesione o la messa in pericolo del bene giuridico protetto (la libertà morale), ma non dimostra automaticamente che da tale lesione siano derivate conseguenze pregiudizievoli concrete per la vittima. Per ottenere il risarcimento, il danneggiato ha l’onere di provare l’esistenza di un “danno-conseguenza”, ossia un effettivo pregiudizio patrimoniale o non patrimoniale (come uno stato d’ansia, un cambiamento delle abitudini di vita, etc.) causalmente riconducibile alla minaccia subita.

La Valutazione delle Prove Indiziarie

Il ricorrente si era anche lamentato del fatto che la Corte d’Appello non avesse considerato alcuni elementi indiziari da lui forniti per dimostrare il danno. La Cassazione ha sottolineato che la valutazione delle prove, comprese quelle presuntive, è un compito esclusivo del giudice di merito. In sede di legittimità, la Suprema Corte non può riesaminare i fatti o le prove, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, che in questo caso è stata ritenuta adeguata.

Analisi degli Altri Motivi di Ricorso

Oltre alla questione centrale sul danno, il ricorso presentava altre due censure, entrambe respinte.

Sulla Presunta Extrapetizione del Giudice d’Appello

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello si fosse pronunciata su un punto non richiesto (vizio di extrapetizione). La Cassazione ha chiarito che il ragionamento del giudice di secondo grado era funzionale a dimostrare l’irrilevanza di una presunta omissione del primo giudice, e quindi non costituiva un vizio.

Sulla Compensazione delle Spese Legali

Infine, è stata respinta la richiesta di compensare le spese legali. La Corte ha ricordato che la decisione sulla compensazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se non per vizi gravi che qui non sussistevano.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla netta separazione tra l’accertamento di un fatto illecito (il reato) e la dimostrazione delle sue conseguenze dannose (il danno risarcibile). La commissione di un reato è il presupposto per la responsabilità civile, ma non è sufficiente per ottenere un risarcimento. Il sistema giuridico richiede che chi chiede un risarcimento provi non solo di aver subito un’ingiustizia, ma anche che da questa ingiustizia siano derivate perdite concrete, siano esse economiche o relative alla sfera personale. Senza questa prova, la domanda di risarcimento non può essere accolta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Vittima di Minaccia

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: chi è vittima di un reato come la minaccia e intende chiedere un risarcimento in sede civile deve prepararsi a un onere probatorio specifico. Non basta dimostrare che l’imputato sia stato condannato in sede penale. È indispensabile raccogliere e presentare al giudice civile tutte le prove idonee a dimostrare le conseguenze negative che la minaccia ha prodotto nella propria vita: certificati medici che attestino stati d’ansia, testimonianze su cambiamenti di abitudini, prove di perdite economiche e così via. Solo così si potrà ottenere il giusto risarcimento danno minaccia.

La sola commissione del reato di minaccia dà automaticamente diritto al risarcimento del danno?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non esiste un ‘danno in re ipsa’. L’accertamento del reato attesta la lesione di un bene giuridico, ma non dimostra di per sé l’esistenza di conseguenze dannose risarcibili.Cosa deve dimostrare la vittima di una minaccia per ottenere un risarcimento in sede civile?
La vittima deve fornire la prova specifica e concreta di aver subito un pregiudizio, patrimoniale o non patrimoniale, come diretta conseguenza del reato. Deve dimostrare il cosiddetto ‘danno-conseguenza’.

Il giudice è obbligato a compensare le spese legali se una parte si comporta in modo scorretto?
No. La decisione sulla compensazione delle spese processuali rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La mancata compensazione non può essere contestata in Cassazione semplicemente perché si ritiene che sarebbe stata opportuna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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