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Risarcimento danno diritto d’autore: i criteri

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul risarcimento danno diritto d’autore in un caso di distribuzione non autorizzata di DVD. Una società distributrice ha citato in giudizio un grande gruppo editoriale per aver commercializzato opere senza una valida licenza. La Corte ha confermato la liquidazione del danno basata sul criterio del “prezzo del consenso”, ovvero il compenso che sarebbe stato pattuito per una licenza. Ha rigettato la richiesta di un risarcimento maggiore, basato sulla retroversione degli utili dell’autore della violazione, poiché la società danneggiata non aveva fornito prova di aver subito un mancato guadagno (lucro cessante) specifico.

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Risarcimento Danno Diritto d’Autore: Come si Calcola? Il Caso della Distribuzione non Autorizzata

Il tema del risarcimento danno diritto d’autore è cruciale per chi opera nel settore creativo e della distribuzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sui criteri da adottare per quantificare il danno derivante da uno sfruttamento non autorizzato di opere dell’ingegno. La decisione analizza la distinzione tra il “prezzo del consenso” e la “retroversione degli utili”, sottolineando l’importanza dell’onere della prova a carico del danneggiato.

I Fatti del Caso: Una Cessione di Diritti Complicata

La vicenda ha origine da un accordo tra una società di distribuzione video, titolare dei diritti di sfruttamento per l’Italia di due celebri serie TV, e una società licenziante. In base a tale accordo, la licenziante otteneva un’opzione per l’acquisto dei diritti di distribuzione in edicola. Successivamente, un importante gruppo editoriale iniziava a commercializzare i DVD delle stesse serie in abbinamento a noti quotidiani nazionali, sostenendo di aver legittimamente acquisito i diritti da una terza società.

La società distributrice originale, tuttavia, contestava la validità di questa catena di licenze, in quanto il pagamento previsto nel suo contratto iniziale con la licenziante non era mai stato completato, e l’accordo prevedeva che nessun diritto si sarebbe trasferito fino al saldo completo. Si apriva così un contenzioso per accertare la violazione del diritto d’autore e ottenere il conseguente risarcimento.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, i giudici avevano dato ragione alla società distributrice, riconoscendo la violazione dei suoi diritti esclusivi. Tuttavia, per la quantificazione del danno, la Corte d’Appello aveva utilizzato il criterio del cosiddetto “prezzo del consenso”. Il risarcimento era stato calcolato in via equitativa sulla base del corrispettivo originariamente pattuito nel contratto tra la distributrice e la prima licenziante, maggiorato di una penale per il ritardo. Veniva così respinta la richiesta di un risarcimento basato sugli utili conseguiti dal gruppo editoriale con la vendita dei DVD.

I Motivi del Ricorso e il risarcimento danno diritto d’autore

Insoddisfatta della quantificazione, la società distributrice ha proposto ricorso in Cassazione. La sua tesi principale era che il risarcimento danno diritto d’autore non dovesse limitarsi al solo “prezzo del consenso” (considerato una soglia minima), ma dovesse includere anche la restituzione degli utili realizzati dall’autore della violazione, configurandosi questi ultimi come lucro cessante.

Dal canto suo, il gruppo editoriale ha presentato un ricorso incidentale, sostenendo di aver agito in buona fede e che il trasferimento dei diritti fosse valido, o che comunque non richiedesse una prova scritta per essere opponibile a terzi.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato sia il ricorso principale che quello incidentale, offrendo preziose indicazioni sui criteri di liquidazione del danno.

I giudici hanno chiarito che l’articolo 158 della legge sul diritto d’autore prevede due principali criteri per il risarcimento: la retroversione degli utili dell’autore della violazione e il “prezzo del consenso”. Quest’ultimo rappresenta la soglia minima di risarcimento, ovvero l’importo che il contraffattore avrebbe dovuto pagare per una licenza regolare.

Il criterio della retroversione degli utili, sebbene preferenziale, non è automatico. Per ottenerlo, il titolare del diritto deve dimostrare il nesso causale tra l’illecito e il proprio mancato guadagno (lucro cessante). Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso questo criterio perché non era stato provato che la società distributrice avrebbe effettivamente commercializzato le serie TV e ricavato i profitti poi conseguiti dal gruppo editoriale. Inoltre, i giudici hanno evidenziato che i profitti del gruppo editoriale erano in parte attribuibili alla sua enorme capacità di mercato e forza distributiva, un fattore indipendente dal mero valore delle opere.

Per quanto riguarda il ricorso incidentale del gruppo editoriale, la Cassazione ha ribadito che, quando vi è un conflitto tra pretesi titolari di diritti, la trasmissione dei diritti di utilizzazione economica deve essere provata per iscritto, come previsto dall’articolo 110 della legge sul diritto d’autore. La prova scritta di un valido trasferimento dalla licenziante originaria alla società che aveva poi ceduto i diritti al gruppo editoriale non era stata fornita.

Le Conclusioni: Criteri per il Calcolo dei Danni e Onere della Prova

La decisione della Cassazione consolida un principio fondamentale in materia di risarcimento danno diritto d’autore: il “prezzo del consenso” funge da base risarcitoria minima e garantita. Per ottenere un risarcimento superiore, che includa la restituzione dei profitti realizzati da chi ha commesso la violazione, il danneggiato ha l’onere di provare concretamente il proprio mancato guadagno. Non è sufficiente affermare che le opere sono state sfruttate illecitamente; bisogna dimostrare che, in assenza della violazione, quei profitti sarebbero stati realizzati dal titolare del diritto. Questa pronuncia ribadisce la centralità dell’onere della prova nelle azioni a tutela della proprietà intellettuale.

Come si calcola il risarcimento per la violazione del diritto d’autore?
Il risarcimento viene liquidato secondo le disposizioni degli articoli 1223, 1226 e 1227 del codice civile. La legge sul diritto d’autore (art. 158) prevede due criteri principali: la retroversione degli utili realizzati dal violatore (lucro cessante) e, in via minimale, un importo forfettario pari almeno al prezzo che l’autore della violazione avrebbe dovuto pagare per una licenza (c.d. prezzo del consenso).

Per ottenere il risarcimento basato sui profitti dell’illecito (lucro cessante), cosa deve dimostrare il titolare del diritto?
Il titolare del diritto deve fornire la prova che avrebbe effettivamente conseguito tali utili se la violazione non si fosse verificata. Nel caso esaminato, la Corte ha negato la retroversione degli utili perché la società ricorrente non ha provato che avrebbe commercializzato direttamente le serie TV e che i profitti del violatore non fossero anche dovuti ad altri fattori, come la sua specifica capacità di mercato.

Il trasferimento dei diritti di sfruttamento economico di un’opera deve essere provato per iscritto?
Sì, secondo l’art. 110 della legge sul diritto d’autore, quando sorge un conflitto tra soggetti che si vantano entrambi titolari dei diritti, la trasmissione di tali diritti deve essere provata per iscritto. La forma scritta è richiesta ad probationem, cioè come prova in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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