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Risarcimento danni volumetria: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento danni per l’illegittimo utilizzo della volumetria edificabile di un fondo vicino. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una rivalutazione dei fatti e delle prove tecniche (CTU), compito che non spetta al giudice di legittimità. La decisione sottolinea che l’indebito sfruttamento della cubatura altrui costituisce un illecito risarcibile e chiarisce i limiti del sindacato della Suprema Corte sulle valutazioni di merito.

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Risarcimento danni volumetria: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Quando un proprietario costruisce utilizzando la volumetria edificabile del vicino, è tenuto a un risarcimento danni per la volumetria sottratta. Ma cosa succede se la questione arriva fino alla Corte di Cassazione? Con l’ordinanza n. 13838 del 2024, la Suprema Corte ha ribadito importanti principi sia sul merito della questione, sia sui limiti processuali del ricorso, dichiarandolo inammissibile.

I Fatti del Caso: Una Controversia sulla Volumetria Edificabile

La vicenda giudiziaria ha origine dalla domanda di alcuni proprietari terrieri che citavano in giudizio i loro vicini. L’accusa era chiara: i convenuti, nell’edificare sul proprio fondo, avevano sfruttato per intero la volumetria disponibile per l’intero lotto, comprensiva anche della quota spettante ai fondi degli attori. Di fatto, avevano esaurito la capacità edificatoria comune, impedendo ai vicini di disporre della propria quota di cubatura.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno dato ragione agli attori. I giudici hanno accertato, anche grazie a una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che i convenuti avevano effettivamente utilizzato una volumetria superiore a quella di loro spettanza. Di conseguenza, li hanno condannati al risarcimento dei danni derivanti dall’impossibilità per gli attori di disporre della propria quota di cubatura. La Corte d’Appello ha inoltre specificato che, dalle prove raccolte, non emergeva alcun accordo di cessione di cubatura tra le parti che potesse giustificare tale utilizzo.

Il Ricorso in Cassazione e la contestazione della CTU

I proprietari condannati hanno deciso di impugnare la sentenza d’appello davanti alla Corte di Cassazione. Il motivo principale del ricorso era incentrato su un presunto errore della Corte d’Appello nell’interpretare le risultanze della perizia tecnica (CTU). Secondo i ricorrenti, la Corte aveva erroneamente affermato che la volumetria fosse stata interamente utilizzata da loro, contestando le conclusioni del perito e la valutazione fatta dai giudici.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando in modo netto i confini del proprio giudizio. La Suprema Corte non è un “terzo grado” di merito e non può riesaminare i fatti della causa o rivalutare le prove, come la CTU. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto.

Nel caso specifico, i ricorrenti non lamentavano un’omissione nell’esame di un fatto decisivo, ma contestavano direttamente l’interpretazione e la valutazione delle risultanze peritali fatte dal giudice di merito. Come affermato dalla Corte, una simile doglianza si traduce in una richiesta di nuova valutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. Il giudice di merito è l’unico sovrano nella valutazione delle prove e, una volta che ha fornito una motivazione logica e coerente (come nel caso di specie, basandosi sulla CTU), la sua decisione non può essere messa in discussione in Cassazione solo perché la parte non ne condivide il risultato.

Conclusioni: Limiti al Ricorso in Cassazione e Tutela della Proprietà

Questa ordinanza offre due importanti lezioni. La prima, di carattere processuale: contestare una Consulenza Tecnica d’Ufficio in Cassazione è quasi impossibile. Se il giudice di merito ha adeguatamente motivato la sua decisione basandosi sulla perizia, non si può chiedere alla Suprema Corte di sostituire la propria valutazione a quella del consulente. Il ricorso è ammesso solo per vizi di legittimità, non per un disaccordo sul merito tecnico.

La seconda lezione è di natura sostanziale e rafforza la tutela del diritto di proprietà. L’utilizzo della volumetria altrui senza un valido accordo (come una cessione di cubatura) costituisce un atto illecito che obbliga al risarcimento del danno. La volumetria è una componente economica del diritto di proprietà e il suo sfruttamento non autorizzato da parte di terzi causa un pregiudizio che deve essere ristorato.

È possibile chiedere un risarcimento se un vicino utilizza la mia quota di volumetria edificabile?
Sì. La sentenza conferma che l’utilizzo indebito della quota di volumetria spettante a un fondo finitimo costituisce un illecito che obbliga al risarcimento del danno per l’impossibilità del proprietario di disporre della propria cubatura.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione di un consulente tecnico (CTU) accettata dai giudici di merito?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione ha ribadito che il ricorso non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione delle prove o per contestare le conclusioni del perito accolte dal giudice. Il sindacato della Suprema Corte è limitato alla violazione di legge e non al riesame del fatto.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Oltre alla condanna al pagamento delle spese legali a favore della controparte, la parte ricorrente può essere condannata al pagamento di ulteriori somme a titolo di sanzione per lite temeraria (art. 96 c.p.c.) e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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