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Risarcimento danni software: il caso della Cassazione

Una società cliente ha richiesto un risarcimento danni software a un fornitore per inadempimento. A seguito del recesso anticipato del fornitore, si sono verificate anomalie e carenze di assistenza che hanno compromesso l’archiviazione digitale delle fatture. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del fornitore, confermando la condanna al pagamento dei danni per l’acquisto di un nuovo software e per la perdita di produttività, stabilita dalla Corte d’Appello.

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Risarcimento danni software: quando l’assistenza inadeguata costa cara

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una software house al risarcimento danni software nei confronti di una sua cliente. La controversia nasce da un inadempimento contrattuale legato alla fornitura di un pacchetto per l’archiviazione digitale. Questa decisione sottolinea l’importanza cruciale di un’assistenza tecnica adeguata e le gravi conseguenze economiche che possono derivare dalla sua mancanza, specialmente quando sono in gioco obblighi fiscali e legali del cliente.

I Fatti della Causa

Una società cliente aveva acquistato da un fornitore un software per la gestione e l’archiviazione digitale sostitutiva dei documenti aziendali, incluse le fatture con valenza fiscale. Il contratto prevedeva anche servizi di manutenzione e assistenza. Il fornitore decideva di recedere anticipatamente dal contratto. Durante il periodo di preavviso, la società cliente riscontrava gravi anomalie nel sistema, come la mancanza di aggiornamenti e un’assistenza inadeguata, che compromettevano la corretta archiviazione digitale e la firma delle fatture.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda di risarcimento, attribuendo il problema al sistema informatico del cliente. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha riformato la sentenza di primo grado, condannando la società fornitrice del software a un duplice risarcimento:
1. Un importo per il danno patrimoniale, pari ai costi sostenuti dal cliente per acquistare un nuovo software da un altro fornitore per sopperire alla mancanza di supporto tecnico.
2. Un ulteriore importo liquidato in via equitativa per la perdita di produttività causata dai disservizi.

La Corte ha ritenuto che la mancanza di supporto tecnico, a seguito del recesso anticipato, costituisse un inadempimento contrattuale che aveva costretto il cliente a cercare soluzioni alternative per non incorrere in sanzioni fiscali.

L’analisi della Cassazione e il risarcimento danni software

La società fornitrice ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, l’errata liquidazione equitativa del danno e un difetto di motivazione della sentenza d’appello. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione di secondo grado.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito diversi punti fondamentali. In primo luogo, ha ribadito che la liquidazione equitativa del danno, come quella per la perdita di produttività, è legittima quando non sia possibile provare l’esatto ammontare del pregiudizio. Il giudice di merito può quantificarlo sulla base di criteri logici e non arbitrari, e tale decisione non è sindacabile in Cassazione se non è palesemente incongrua, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

In secondo luogo, la Corte ha respinto le censure sulla motivazione della sentenza d’appello, giudicandola chiara, coerente e non ‘apparente’. I giudici di secondo grado avevano spiegato adeguatamente le ragioni della condanna al risarcimento danni software: l’inadempimento del fornitore aveva causato un’assenza di supporto tecnico che rendeva necessario l’acquisto di un nuovo programma per garantire la continuità operativa e il rispetto delle normative fiscali sull’archiviazione digitale.

Infine, la Cassazione ha sottolineato che l’interpretazione del contratto e la valutazione dei fatti sono di competenza del giudice di merito. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente interpretato la situazione, riconoscendo che l’inadempimento del fornitore era la causa diretta del danno subito dal cliente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione serve da monito per tutte le aziende che forniscono software e servizi di assistenza. Il recesso da un contratto non esime dalla responsabilità di garantire il supporto pattuito fino alla sua effettiva conclusione. Un’assistenza inadeguata può essere considerata un grave inadempimento contrattuale e portare a condanne per risarcimento danni software che includono non solo i costi diretti per la sostituzione del programma, ma anche i danni indiretti come la perdita di produttività aziendale. Per le aziende clienti, questa decisione rafforza la tutela in caso di disservizi, confermando il diritto a ottenere un ristoro completo dei pregiudizi subiti.

Quando è dovuto il risarcimento danni per il malfunzionamento di un software?
Secondo la sentenza, il risarcimento è dovuto quando il fornitore si rende inadempiente agli obblighi contrattuali, come fornire un’adeguata assistenza e manutenzione. Nel caso specifico, la mancanza di supporto tecnico a seguito del recesso anticipato ha causato un danno diretto al cliente, giustificando la richiesta di risarcimento.

Come viene quantificato il danno da perdita di produttività?
Il danno da perdita di produttività, quando non può essere provato nel suo preciso ammontare, viene quantificato dal giudice tramite liquidazione equitativa. La Corte ha ritenuto congrua la somma di € 5.000,00, valutando le circostanze del caso concreto (ad esempio, le ore di lavoro perse) e ritenendo la richiesta originaria del cliente sovrastimata, fornendo una motivazione logica e coerente.

Un fornitore software può essere condannato a pagare i costi per l’acquisto di un software sostitutivo?
Sì. La Corte ha confermato la condanna del fornitore a risarcire il cliente per i costi sostenuti per l’acquisto di un nuovo software. Questo perché l’inadempimento del primo fornitore (mancata assistenza) ha reso necessario e inevitabile, per il cliente, rivolgersi a un’altra azienda per poter proseguire con l’archiviazione digitale a norma di legge ed evitare sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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