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Risarcimento danni futuri: prova e allegazione

Una società di costruzioni ha citato in giudizio un’azienda idrica per i danni strutturali a un complesso immobiliare causati da perdite dalla rete idrica. I tribunali hanno riconosciuto un risarcimento per i costi già sostenuti ma hanno respinto la richiesta di risarcimento danni futuri. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che il danneggiato ha l’onere di fornire prove concrete e allegazioni specifiche sui danni futuri, non potendo demandare tale accertamento a una consulenza tecnica meramente esplorativa.

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Risarcimento danni futuri: quando la prova spetta solo al danneggiato

Ottenere un risarcimento danni futuri, come i costi per lavori di consolidamento ancora da eseguire, richiede un rigoroso onere probatorio a carico del danneggiato. Non è sufficiente lamentare un danno e chiedere al giudice di nominarare un perito per quantificarlo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce che la parte che agisce in giudizio deve fornire allegazioni precise e prove concrete, altrimenti la sua richiesta rischia di essere respinta. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società costruttrice, dopo aver realizzato un complesso residenziale, citava in giudizio l’azienda idrica responsabile della rete fognaria e idrica a servizio degli immobili. A causa di ingenti e prolungate perdite d’acqua nel sottosuolo, si erano verificati gravi dissesti strutturali agli edifici, tali da richiederne lo sgombero.

La società costruttrice chiedeva quindi il risarcimento sia per le somme già spese per i primi interventi di consolidamento, sia per i costi dei futuri e necessari lavori di ripristino definitivo, da quantificarsi tramite una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU).

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Il Tribunale di primo grado accertava una responsabilità preponderante (80%) dell’azienda idrica per i danni occorsi, condannandola a rimborsare una parte cospicua delle spese già sostenute dalla costruttrice. Tuttavia, respingeva la domanda relativa ai danni futuri, ritenendola inammissibile. La Corte d’Appello, successivamente, confermava integralmente la decisione di primo grado, rigettando sia l’appello principale della costruttrice sia quello incidentale dell’azienda idrica.

Il punto cruciale della controversia, giunta fino in Cassazione, era proprio la legittimità del rigetto della domanda di risarcimento danni futuri.

La Prova del risarcimento danni futuri secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato infondato il ricorso della società costruttrice, offrendo chiarimenti fondamentali sull’onere della prova in materia di danni futuri. I giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente agito nel respingere la domanda, poiché la società attrice non aveva fornito “nessun parametro cui ancorare l’eventuale ristoro”.

In sostanza, la costruttrice si era limitata a chiedere la nomina di un CTU per individuare e quantificare i lavori futuri, senza però allegare preventivi, perizie di parte o altri elementi concreti che potessero fungere da base per la valutazione del giudice. Questo ha trasformato la richiesta di CTU in un’indagine “meramente esplorativa”, finalizzata a sopperire alla carenza probatoria della parte, una funzione che non è consentita alla consulenza tecnica.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine del processo civile: l’onere della prova (art. 2697 c.c.) grava su chi fa valere un diritto. Il danneggiato non può delegare al CTU il compito di trovare le prove del proprio danno. Egli deve, prima di tutto, allegare in modo specifico i fatti e fornire tutti gli elementi probatori di cui dispone per dimostrare sia l’esistenza che l’ammontare del pregiudizio, anche se futuro.

Il potere del giudice di liquidare il danno in via equitativa (art. 1226 c.c.) non rappresenta una scorciatoia. Tale potere può essere esercitato solo quando la prova del preciso ammontare del danno è impossibile o estremamente difficile, ma presuppone che l’attore abbia comunque dimostrato l’esistenza del danno e fornito ogni elemento utile alla sua quantificazione. Nel caso di specie, la mancanza di allegazioni e prove adeguate ha impedito al giudice di procedere a qualsiasi valutazione, anche equitativa.

La Corte ha inoltre rigettato il ricorso incidentale dell’azienda idrica, confermando che la prova dei pagamenti già effettuati dalla costruttrice era stata correttamente fornita tramite documenti, assegni e bonifici.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per chiunque intenda agire in giudizio per ottenere un risarcimento danni futuri. Per avere successo, è indispensabile preparare la causa in modo meticoloso, raccogliendo e presentando al giudice tutti gli elementi concreti (come perizie di parte, preventivi di spesa, progetti di intervento) che possano dimostrare la necessità e il costo probabile degli interventi futuri. Affidarsi unicamente a una CTU per colmare le proprie lacune probatorie è una strategia destinata al fallimento.

È possibile chiedere il risarcimento per danni che si manifesteranno in futuro, come i costi per futuri lavori di consolidamento?
Sì, è possibile, ma a condizione che chi richiede il risarcimento (l’attore) fornisca al giudice allegazioni specifiche e tutti gli elementi di prova possibili per dimostrare l’esistenza e il probabile ammontare di tali danni. Non è sufficiente una richiesta generica.

Una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) può essere usata per provare l’esistenza e l’ammontare di un danno futuro?
No, la CTU non può avere una funzione “esplorativa”, cioè non può essere utilizzata per cercare prove che l’attore non è stato in grado di fornire. Il suo scopo è valutare tecnicamente gli elementi già presentati dalle parti, non sopperire a una loro carenza probatoria.

Cosa succede se un attore non fornisce prove sufficienti per un danno futuro?
La domanda di risarcimento per i danni futuri viene respinta. Come chiarito dalla Corte, anche il potere del giudice di liquidare il danno in via equitativa non può essere esercitato in assenza di prove adeguate fornite dalla parte che lamenta il danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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