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Ripartizione spese consorzio: l’uso differenziato

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di una delibera che applicava una ripartizione spese consorzio basata sull’uso differenziato di una strada comune. Un consorziato, unico ad avere un accesso carrabile, era stato chiamato a coprire il 50% dei costi. I giudici hanno respinto il ricorso, stabilendo che le norme statutarie e regolamentari del consorzio, che prevedono una suddivisione proporzionale al godimento, possono derogare validamente al criterio generale dei millesimi di proprietà, come previsto dall’art. 1123 c.c.

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Ripartizione Spese Consorzio: Quando l’Uso Prevale sui Millesimi

La corretta ripartizione spese consorzio rappresenta una delle questioni più dibattute nella gestione delle proprietà comuni. Il criterio generale, basato sui millesimi di proprietà, è spesso messo in discussione quando l’uso di un bene comune non è omogeneo tra tutti i membri. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione torna sul tema, chiarendo in quali condizioni un criterio basato sull’uso differenziato sia non solo possibile, ma pienamente legittimo.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Manutenzione Stradale

La vicenda trae origine dalla delibera di un consorzio residenziale che approvava lavori di sistemazione di una strada interna. La delibera stabiliva una particolare modalità di ripartizione dei costi: il 50% a carico di un singolo consorziato e il restante 50% suddiviso tra tutti gli altri membri in base ai millesimi generali. La ragione di tale squilibrio risiedeva nel fatto che il singolo consorziato era l’unico a utilizzare la strada con un accesso carrabile per la propria abitazione, traendone un’utilità notevolmente superiore rispetto agli altri.

Ritenendo la delibera illegittima e in violazione delle norme statutarie, il consorziato impugnava la decisione, chiedendone l’annullamento. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello respingevano la sua domanda, confermando la validità della delibera. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: La Ripartizione Spese Consorzio è Legittima

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della pronuncia è che, sebbene l’articolo 1123, primo comma, del Codice Civile preveda come criterio standard la ripartizione delle spese in base al valore della proprietà di ciascuno (millesimi), la stessa norma consente una “diversa convenzione”.

Secondo i giudici, lo statuto e il regolamento del consorzio costituiscono proprio quella “diversa convenzione” che può stabilire criteri di ripartizione differenti, come quello basato sull’uso o sul godimento effettivo del bene comune.

Le Motivazioni: Perché il Criterio dell’Uso è Valido

La Corte ha fondato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi.

In primo luogo, ha evidenziato che l’articolo 6 dello statuto consortile stabiliva esplicitamente che le spese per le opere consortili dovessero essere sostenute dai singoli membri “in misura proporzionale al godimento di ciascuno”. Analogamente, il regolamento prevedeva che la manutenzione delle strade fosse a carico dei proprietari secondo una quota determinata da vari elementi, tra cui la “percorrenza”.

Queste disposizioni, secondo la Corte, legittimano pienamente una ripartizione spese consorzio che tenga conto dell’uso più intenso da parte di un membro. L’istruttoria aveva infatti accertato che il godimento della strada da parte del ricorrente era “di gran lunga superiore” a quello degli altri consorziati.

In secondo luogo, i giudici hanno dato rilievo al fatto che lo stesso criterio di ripartizione era già stato adottato in tre precedenti delibere, approvate all’unanimità con il voto favorevole dello stesso ricorrente. Questo precedente creava una prassi consolidata e coerente all’interno del consorzio.

Infine, la Corte ha respinto le censure procedurali sollevate dal ricorrente, qualificandole come tentativi di ottenere un riesame del merito dei fatti, inammissibile in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una “doppia conforme” (decisioni identiche nei primi due gradi di giudizio).

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Consorzi

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici per la gestione di consorzi e condomini. La lezione principale è che la volontà delle parti, espressa nello statuto e nel regolamento, ha un’importanza cruciale e può prevalere sulle norme generali. Per garantire una corretta ripartizione spese consorzio, è fondamentale redigere atti costitutivi chiari e dettagliati che prevedano criteri flessibili e adatti alle specifiche esigenze della proprietà comune. La decisione conferma che un criterio basato sull’uso non è intrinsecamente ingiusto, ma può rappresentare la soluzione più equa quando vi sono palesi differenze nel godimento di un bene comune.

È possibile derogare al criterio di ripartizione delle spese in base ai millesimi di proprietà in un consorzio?
Sì, è possibile. L’articolo 1123 c.c. consente una “diversa convenzione”. Lo statuto o un regolamento consortile di natura contrattuale possono stabilire criteri diversi, come quello basato sull’uso o sul godimento differenziato del bene comune.

Come viene determinato se le spese per un bene comune devono essere ripartite in base all’uso?
La ripartizione in base all’uso è legittima quando è prevista dalle norme interne del consorzio (statuto o regolamento) e quando emerge dall’istruttoria processuale una prova concreta del godimento notevolmente superiore da parte di alcuni consorziati rispetto ad altri.

Una delibera precedente approvata all’unanimità può influenzare la validità di una delibera successiva con gli stessi criteri?
Sì. Secondo la Corte, il fatto che lo stesso criterio di ripartizione sia stato utilizzato in delibere precedenti, approvate all’unanimità con il voto favorevole anche della parte che ora contesta, rafforza la legittimità della decisione e dimostra una prassi consolidata accettata dai consorziati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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