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Ripartizione debito solidale: la Cassazione decide

In un caso originato dal dissesto di una grande società alimentare, la Corte di Cassazione ha chiarito i criteri per la ripartizione del debito solidale in sede di regresso. Un co-obbligato, dopo aver pagato l’intera somma provvisionale stabilita in sede penale, ha agito contro gli altri. La Corte ha stabilito che la ripartizione del debito solidale deve basarsi sull’importo effettivamente richiesto dal creditore e pagato dal solvens, non sull’ipotetico danno totale. L’appello del condebitore, che mirava a ricalcolare le quote sul danno complessivo, è stato quindi respinto.

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Ripartizione Debito Solidale: Come si Calcola la Quota di Regresso?

La corretta ripartizione del debito solidale tra più responsabili è un tema cruciale nel diritto civile, specialmente quando uno di essi, dopo aver saldato l’intero importo, agisce in regresso verso gli altri. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione fornisce un principio chiave: la divisione interna del debito si basa sulla somma effettivamente richiesta dal creditore, non sull’intero danno potenziale. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal dissesto finanziario di una nota società alimentare, che ha portato a un procedimento penale a carico di tre soggetti. Questi ultimi sono stati condannati in solido a versare una provvisionale di diversi milioni di euro a favore della società danneggiata. Uno dei tre condannati ha provveduto a pagare l’intera somma e, successivamente, ha avviato un’azione di regresso per recuperare le quote di pertinenza degli altri due co-obbligati.

Il Tribunale di primo grado ha ripartito le quote, ma la Corte d’Appello ha ridotto l’importo dovuto da uno dei condebitori. Quest’ultimo, tramite il suo erede, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, che la ripartizione fosse errata. Secondo il ricorrente, la divisione avrebbe dovuto basarsi sull’intero danno subito dalla società, e non solo sulla porzione di danno per cui la stessa società aveva effettivamente agito in un separato giudizio civile.

L’Analisi della Corte di Cassazione sui Motivi di Ricorso

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i sette motivi di ricorso, consolidando principi importanti in materia di obbligazioni solidali e azione di regresso.

Il ricorrente contestava che la Corte d’Appello avesse limitato il calcolo alla sola pretesa effettivamente avanzata dalla società creditrice, ignorando che questa si era riservata di agire per il danno residuo. La Cassazione ha ritenuto questo motivo inammissibile, chiarendo che la ripartizione tra co-debitori deve avvenire sulla base del debito concreto ed effettivo. Se un creditore, pur potendo chiedere 1000, agisce solo per 500, è su questa somma che si deve basare la divisione interna. L’esistenza di un credito potenziale e non ancora azionato è irrilevante.

Inoltre, è stato respinto l’argomento secondo cui la condanna penale alla provvisionale non potesse fondare la ripartizione, in quanto non vincolante per il giudice civile. La Corte ha precisato di non aver considerato la sentenza penale come un giudicato vincolante, ma di aver utilizzato gli accertamenti in essa contenuti come elementi di prova per condurre una propria autonoma valutazione della responsabilità e del nesso causale.

Il Principio sulla Ripartizione del Debito Solidale

Il cuore della decisione risiede nella ratio decidendi applicata al calcolo delle quote di regresso. La Corte ha affermato un principio di concretezza ed effettività: l’oggetto della ripartizione del debito solidale è la somma che è stata pagata al creditore, in adempimento di una pretesa specifica. Non è compito del giudice del regresso speculare su quali ulteriori somme il creditore avrebbe potuto richiedere. L’azione di regresso serve a riequilibrare i rapporti interni tra debitori rispetto a un esborso già avvenuto, non a risolvere questioni ipotetiche su debiti futuri o potenziali.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica stringente. L’azione di regresso presuppone l’avvenuto pagamento di un debito. Tale debito è definito dalla pretesa del creditore. Di conseguenza, la suddivisione interna non può che avere ad oggetto l’esatto ammontare di quella pretesa soddisfatta. I giudici hanno sottolineato che la censura del ricorrente si rivolgeva a un’ipotesi (una futura e incerta azione per il danno residuo) e non alla ratio effettiva della decisione impugnata, che si basava correttamente sulla domanda di risarcimento così come formulata dalla società danneggiata. Ogni altro approccio introdurrebbe un elemento di incertezza e potenziale iniquità nel giudizio di regresso, costringendo i giudici a calcoli basati su danni non ancora accertati né richiesti. La Corte ha anche chiarito che il pagamento effettuato dal ricorrente direttamente alla società danneggiata, e non al condebitore che agiva in regresso, era irrilevante per la causa in corso.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l’azione di regresso tra debitori solidali deve essere ancorata alla realtà del debito pagato. La ripartizione interna va effettuata sulla base della somma effettivamente pretesa dal creditore e versata da uno dei condebitori, senza tener conto di eventuali ulteriori danni non ancora richiesti. Questa ordinanza rafforza il principio di certezza nei rapporti obbligatori e definisce con chiarezza i confini dell’azione di regresso, impedendo che essa si trasformi in una valutazione di danni ipotetici.

Come si calcola la quota di regresso tra debitori solidali se il creditore ha richiesto solo una parte del danno totale?
La ripartizione del debito si basa esclusivamente sulla somma che il creditore ha effettivamente richiesto e che il debitore ha pagato. Non si tiene conto del maggior danno potenziale che il creditore avrebbe potuto richiedere ma non ha richiesto.

La condanna a una provvisionale in sede penale vincola il giudice civile nella valutazione della responsabilità?
No, la condanna generica alla provvisionale non costituisce un giudicato vincolante per il giudice civile. Tuttavia, gli accertamenti contenuti nella sentenza penale possono essere considerati dal giudice civile come prova per fondare la propria autonoma valutazione sulla responsabilità.

Un pagamento effettuato da un debitore solidale al creditore originario può essere usato per ridurre il debito verso un altro condebitore che agisce in regresso?
No. Secondo la sentenza, un pagamento fatto al creditore originario (la società danneggiata) non è rilevante per ridurre il debito verso il condebitore che ha pagato l’intero e sta agendo in regresso, in quanto il pagamento non è stato eseguito a favore di quest’ultimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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