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Rinvio al primo giudice: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione interviene su una controversia tra un’Azienda Sanitaria e i suoi dirigenti medici riguardo a decurtazioni sulla retribuzione. La Corte ha stabilito che, qualora la Corte d’Appello riformi una sentenza di primo grado che aveva erroneamente negato la giurisdizione, non deve decidere nel merito ma deve disporre il rinvio al primo giudice. La sentenza di appello è stata quindi cassata, e il caso è stato rimandato al Tribunale per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinvio al primo giudice: la Cassazione sulla riforma per difetto di giurisdizione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18271/2024, ha fornito un’importante precisazione procedurale in materia di contenzioso del lavoro pubblico. La decisione chiarisce che quando una Corte d’Appello riforma una sentenza per un errore sulla giurisdizione, deve disporre il rinvio al primo giudice senza decidere nel merito della causa. Questo principio garantisce il rispetto del doppio grado di giudizio di merito.

I fatti di causa: la controversia sulla retribuzione dei dirigenti medici

La vicenda trae origine dalla richiesta di alcuni dirigenti medici di un’Azienda Sanitaria Locale di ottenere il pagamento di somme relative alla retribuzione di posizione, sia nella sua componente minima che in quella variabile aziendale. I medici sostenevano che l’Azienda avesse operato un’illegittima decurtazione di tali somme a seguito di una delibera interna.

In primo grado, il Tribunale si era dichiarato privo di giurisdizione sulla parte variabile della retribuzione, ritenendola legata ad atti di macro-organizzazione della Pubblica Amministrazione, di competenza del giudice amministrativo. La Corte d’Appello, invece, aveva ribaltato la decisione, affermando la giurisdizione del giudice ordinario e, procedendo oltre, aveva accolto nel merito le domande dei medici.

La decisione della Cassazione e il corretto rinvio al primo giudice

L’Azienda Sanitaria ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui quella cruciale sulla correttezza procedurale della decisione d’appello. La Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo alla violazione dell’articolo 353 del codice di procedura civile.

La questione di giurisdizione

In primo luogo, la Suprema Corte ha confermato la correttezza della decisione d’appello nel riconoscere la giurisdizione del giudice ordinario. La giurisprudenza consolidata, infatti, qualifica la pretesa del lavoratore alla corretta corresponsione della retribuzione secondo la contrattazione collettiva come un diritto soggettivo, la cui tutela spetta al giudice ordinario, anche quando riguarda la retribuzione di risultato o variabile.

L’errore procedurale: la mancata applicazione dell’art. 353 c.p.c.

L’errore della Corte d’Appello è stato quello di non fermarsi alla declaratoria di giurisdizione. Secondo l’articolo 353 c.p.c. (nella versione applicabile al caso), «Il giudice d’appello, se riforma la sentenza di primo grado dichiarando che il giudice ordinario ha sulla causa la giurisdizione negata dal primo giudice, pronuncia sentenza con la quale rimanda le parti davanti al primo giudice».

La Corte d’Appello, riformando la declinatoria di giurisdizione del Tribunale, avrebbe dovuto annullare la sentenza di primo grado e disporre il rinvio al primo giudice affinché quest’ultimo si pronunciasse per la prima volta nel merito della pretesa. Decidendo direttamente la causa, ha di fatto privato le parti di un grado di giudizio nel merito.

Le motivazioni

La Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando la funzione dell’articolo 353 c.p.c. come norma a presidio del principio del doppio grado di giurisdizione di merito. Quando il primo giudice non esamina la sostanza della controversia perché ritiene erroneamente di non averne il potere (difetto di giurisdizione), il giudice d’appello che corregge tale errore non può sostituirsi al primo giudice nella valutazione dei fatti e delle prove. Il suo compito è ripristinare il corretto iter processuale, rimettendo la causa al giudice naturale di primo grado. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata limitatamente a questo punto, con rinvio della causa al Tribunale di Taranto, che dovrà ora esaminare e decidere la controversia nel merito.

Le conclusioni

La sentenza in esame riafferma un fondamentale principio processuale: la riforma di una sentenza per motivi di giurisdizione comporta il rinvio al primo giudice, non la decisione nel merito da parte del giudice d’appello. Questa regola assicura che ogni controversia sia esaminata in due distinti gradi di merito, garantendo alle parti il pieno diritto di difesa. Per i dirigenti medici, ciò significa che la loro pretesa sulla retribuzione variabile dovrà essere nuovamente valutata dal Tribunale, mentre per l’Azienda Sanitaria si riapre la possibilità di difendersi nel merito in primo grado.

A chi spetta la giurisdizione nelle controversie sulla retribuzione dei dipendenti pubblici?
Spetta al giudice ordinario. La Corte di Cassazione ha confermato che la richiesta di un dipendente per ottenere la corretta retribuzione prevista dal contratto collettivo costituisce un diritto soggettivo, la cui tutela rientra nella giurisdizione del giudice ordinario del lavoro.

Cosa deve fare la Corte d’Appello se riforma una sentenza di primo grado che ha negato la giurisdizione?
Secondo l’art. 353 del codice di procedura civile (nella versione applicabile ai fatti di causa), la Corte d’Appello deve pronunciare una sentenza con cui rimanda la causa al primo giudice. Non può decidere direttamente nel merito, perché altrimenti priverebbe le parti di un grado di giudizio.

Perché la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa al Tribunale?
Ha cassato la sentenza perché la Corte d’Appello, dopo aver correttamente affermato la giurisdizione del giudice ordinario (contrariamente a quanto deciso dal Tribunale), ha illegittimamente deciso la causa nel merito. Avrebbe invece dovuto limitarsi a cassare la sentenza di primo grado e a rinviare il caso al Tribunale per la decisione di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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